19 dic 2016

Le feste di Natale - Fedor M. Dostoevskij

Fino all’ultimissima ora, tuttavia, egli si aspettò che succedesse qualcosa di insolito, di festoso, di molto allegro. Anche se non lo diceva espressamente, glielo si leggeva negli occhi. Passava da una baracca all’altra senza sosta. Ma non accadde nulla di particolare, non c’erano altro che ubriacature, imprecazioni sgangherate ed ebbre e facce inebetite dalla sbornia. Anche Sirótkin gironzolava lindo e lustro per tutte le baracche con la sua nuova camicia e, silenzioso e ingenuo, sembrava si aspettasse qualcosa. Nella baracca l’atmosfera si faceva sempre più insopportabile, ripugnante. C’era, naturalmente, anche un che di comico in tutto ciò, ma io provavo una certa tristezza e tutti mi facevano pena; tra loro mi sentivo molto a disagio, come se stessi soffocando. 

ma tutto passa, anche il Natale ipocrita con le sue inutili feste, i suoi falsi sentimenti presto ritorna la prigione di tutti i giorni.

Ma a che scopo descrivere questo ottenebramento ! Finalmente quella giornata opprimente stava concludendosi. I detenuti si addormentarono sui pancacci di un sonno pesante. Nel sonno parlavano e deliravano ancor più che durante le altre notti. Da qualche parte alcuni sedevano ancora ai maidan. La festa tanto attesa era passata. Domani di nuovo la vita di tutti i giorni, di nuovo al lavoro…