10 mar 2008

Canzone n. 7 "Time after time" - Cindy Lauper - Miles Davis - Cassandra Wilson

Le canzoni sono come le persone, cambiano nel tempo come cambiamo noi. A volte sono loro che ci scelgono a volte le scegliamo noi. A volte capita che non ci si sceglie proprio per niente e poi, a distanza di anni, ci si reincontra e finalmente ci si capisce, vengono superati i vecchi pregiudizi, si giunge a una nuova consapevolezza. In effetti queste cose solitamente capitano tra persone e non tra una persona e una cosa. Può essere semplicemente che la canzone sia rimasta la stessa ma che noi siamo cambiati e ciò che non piaceva ieri possa piacere oggi. Questo è vero. A volte è anche vero qualcosa di più singolare, penso sia esperienza comune, si viene scelti da una canzone. Però sembra più difficile che il tempo cambi sia noi sia la canzone. Questo succede però, non c'è bisogno di ipotizzare nulla di esoterico, basta che la canzone venga cambiata dall'interpretazione di un artista altro da quello che abbiamo sentito la prima volta, o che l'artista stesso sia cambiato nel tempo. L'intepretazione, si dice anche fare una cover, cantare una cover. Quindi basta cantare la canzone di un altro per fare una cover, per fornire un'interpretazione? Direi di no, nulla di più lontano. Per Cantare non è sufficiente avere voce, essere intonati, magari conoscere la musica, bisogna avere qualcosa di più: essere artisti, interpretare attraverso la propria sensibilità la propria personalità. Un cantante, un musicista, un vero interprete è come un pittore, non basta sapere imbrattare una tela o fare una copia perfetta dell'originale, bisogna sapere trascendere, rileggere attraverso la propria visione del mondo e delle cose ciò che si dipinge su una tela o la musica che si fa uscire da un pianoforte, da una chitarra elettrica, dalle proprie corde vocali. Ho fatto una lunga premessa per parlare di una canzone che quando uscì mi piacque, ma nulla più. Non comprai il disco, mi limitai ad ascoltarla con piacere alla radio ed a guardarne il video. Si tratta di "time after time" di Cindy Lauper. E' stata una canzone bella e fortunata, per il successo di pubblico e critica, già nella versione della sua autrice. Poi, come come accade a tanti pezzi di successo è stata interpretata da altri artisti con esiti più o meno lusinghieri. Prima di arrivare a parlare della versione da me scelta, volevo ricordare l'interpretazione che ne diede Miles Davis nell'album "You're under arrest", che a suo tempo fece anche gridare allo scandalo la seriosa critica jazz. Il divino Miles che si lascia andare a canzonette pop! nello stesso album fornì anche un'intepretazione strepitosa di "Human nature" di Michael Jackson. Il tempo, come al solito, diede ragione a lui che sapeva vedere svariati anni innanzi a tutti noi comuni mortali. Nell'intepretazione di Miles vi è qualcosa di unico e cioè il suo personale riconoscimento a Cindy Lauper, la sua tromba vola su registri acutissimi come la voce della cantante. Non accade a tutti. Veniamo finalmente a Cassandra Wilson che è l'inteprete della canzone da me scelta. Il pezzo è tratto da un "tribute" alla musica ed alle canzoni di Miles Davis. Credo di non dire niente di particolarmente acuto individuando, contestualmente, ancora una volta un tributo alla Lauper. Nel dubbio provate a guardare la vastità della produzione e del repertorio davisiano. L'album s'intitola "Traveling Miles" ed alla traccia 4 troviamo "Time after time". Wilson la interpreta in modo diametralmente opposto a Cindy Lauper ed anche a Miles Davis, privilegiando i tempi lenti ed evidenziando i colori tenui, modulando i chiaroscuri, le sfumature. Tecnicamente le tre versioni sono sopraffine, ma Cassandra Wilson riesce ad estrarre lo spirito primigenio della canzone, riesce a darne un'intepretazione definitiva (lo so che non si può mai dire...), e là dove le letture dell'autrice e del maestro del jazz sono comunque grandi sembra quasi dire loro: "No guardate la canzone la si canta così. Era questo che volevate dire". A Cassandra Wilson è accaduto ciò che accadde a Jeff Buckley, interpretando Hallelujah del maestro Cohen, e cioè di superare l'autore stesso della canzone.Nient'altro. Buon ascolto.


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