Ieri mattina alla fnac, stavo guardando gli I Pod e i lettori mp3 in generale, non che il mio non funzioni bene, ma così, li osservavo per una forma di consumismo voyeuristico, o se preferite cazzeggiavo guardando tra le novità. Vicino a me c'erano 3 ragazzini, due ragazze e un ragazzo, molto giovani, avranno avuto 15/16 anni. Guardavano i lettori mp3 e gli I Phone. Ad un certo punto una delle due ragazze ha esclamato vedendo un cd player "Ma li fanno ancora i cd? Incredibile." L'altra di rimando "Io ne ho uno a casa è di mio padre, e lo adoro, adoro come si apre dolcemente il cassettino, ha un fascino pazzesco". L'altra "Mai avuto uno, è roba di mille anni fa" a quel punto è intervenuto anche il ragazzo certificando la vetustosità dell'arnese "Mai avuto uno, solo mp3 suonano molto meglio".
Mi sono allontanato un po' stranito da vecchio dinosauro giurassico.
Ho pensato a come si consuma la musica oggi da parte di frotte di ragazzini e pure di adulti, e mi è venuto il dubbio che avendo sempre sù in tutte le situazioni le cuffiette in realtà consumino non musica in non luoghi. Se ci pensiamo il non luogo di Augè nel tempo si è sempre più allargato diventando praticamente totalizzante. I luoghi pubblici anche non commerciali non hanno praticamente più, almeno nelle città, la funzione di agorà, ma sono diventati realtà commerciali e funzionali al consumo perdendo le loro caratteristiche antropologiche. Luoghi antropologici sono rimaste solo le nostre case (forse) e un nostro spazio privato, intimo/ideale, più che oggettivamente reale.
Ed allora che cosa meglio della musica come sottofondo, come non musica, per navigarli questi luoghi alieni e alienanti? Viene in mente il capolavoro di Brian Eno "Music for Airports", in cui la colonna sonora di un non luogo per eccellenza come un aeroporto diventava puro sottofondo alla solitudine ed all'alienazione. Oggi però ho come l'impressione si sia fatto un passo avanti in quest'entropia artistica in cui il mezzo di riproduzione musicale, quindi un oggetto, detti la qualità della musica e della sua fruizione prescindendo dalla musica stessa e riducendola tutta a puro sottofondo. Che si ascolti Mozart, Bach, I Pink Floyd, Steve Reich, I Pearl Jam, Dylan o Toto Cutugno tutto viene omogeneizzato consumato linearmente, senza intoppi e senza emozioni.
Mi sono allontanato un po' stranito da vecchio dinosauro giurassico.
Ho pensato a come si consuma la musica oggi da parte di frotte di ragazzini e pure di adulti, e mi è venuto il dubbio che avendo sempre sù in tutte le situazioni le cuffiette in realtà consumino non musica in non luoghi. Se ci pensiamo il non luogo di Augè nel tempo si è sempre più allargato diventando praticamente totalizzante. I luoghi pubblici anche non commerciali non hanno praticamente più, almeno nelle città, la funzione di agorà, ma sono diventati realtà commerciali e funzionali al consumo perdendo le loro caratteristiche antropologiche. Luoghi antropologici sono rimaste solo le nostre case (forse) e un nostro spazio privato, intimo/ideale, più che oggettivamente reale.
Ed allora che cosa meglio della musica come sottofondo, come non musica, per navigarli questi luoghi alieni e alienanti? Viene in mente il capolavoro di Brian Eno "Music for Airports", in cui la colonna sonora di un non luogo per eccellenza come un aeroporto diventava puro sottofondo alla solitudine ed all'alienazione. Oggi però ho come l'impressione si sia fatto un passo avanti in quest'entropia artistica in cui il mezzo di riproduzione musicale, quindi un oggetto, detti la qualità della musica e della sua fruizione prescindendo dalla musica stessa e riducendola tutta a puro sottofondo. Che si ascolti Mozart, Bach, I Pink Floyd, Steve Reich, I Pearl Jam, Dylan o Toto Cutugno tutto viene omogeneizzato consumato linearmente, senza intoppi e senza emozioni.
15 commenti:
parole da incidere sul marmo:
"riducendola tutta a puro sottofondo"
lo vedo anche a scuola, ma non solo, in certi paesimi, in quasi tutti i negozi "giovanilistici",
i ragazzi sembra quasi che non possano fare a meno di una musica in sottofondo, una qualsiasi, basta che ci sia...
una generazione di ebeti.
Dispiace puntualizzare ma non credo tu abbia capito quello che ho scritto. Senz'altro sarà un limite mio visto che succede spesso e non solo con te. Farò un corso di scrittura accelerato chissà in futuro non vada meglio. Ho indicato la luna e tu hai visto il dito, non è un problema di giovani o vecchi, di nostalgi dei bei tempi andati, ma di tempi che cambiano ...ma già credo sia inutile cercare un confronto.
silvano.
Alle, fai un po' come ti pare. Io ho parlato solo per me. Avevo scritto altro e non avevo fatto classifiche sui commenti.
Se non posso nemmeno ribattere quando vengo chiamato in causa, starò zitto.
ciao.
P.S. volendo saresti cmq il benvenuto ma si mi hai messo nella colonna dei cattivi......
Boh, anche qui credo dipenda dai casi. E' innegabile che oggi, per alcui ragazzini (ma anche adulti eh!), il fascino del supporto superi quello esercitato dalla musica in sè stessa...ma più o meno ciò è sempre avvenuto, specie per chi magari è più 'tecno-filo/audiofilo' che musicofilo. A mio padre è sempre piaciuta la buona musica, ma è sempre stato attratto più da impianti, amplificatori e lettori CD portatili (ricordo che non appena uscirono lui ne acquistò subito uno, sembrava un mattone da quanto era ingombrante e scomodo :D). Il discorso della 'musica da sottofondo in qualsiasi luogo' è più evidente oggi, certo, proprio perchè la tecnologia lo rende possibile. Ma se ci pensiamo bene...negli anni '80 esistevano i paninari, che andavano in giro col radiolone sulla spalla, una specie di scomodo surrogato del lettore mp3 no? Che tra l'altro si confaceva con la loro immagine da tamarri che volevano mettersi in mostra a tutti i costi, al contrario dell'mp3 che rientra alla grande nell'immagine da adolescente un po' 'emo'/incompreso, tutto rintanato nel suo mondo. Per alcuni di questi ragazzi credo valga la regola di Silvano, del 'basta avere qualcosa, qualunque cosa come sottofondo'; penso che invece altri non abbiano un rapporto così superficiale con la musica (magari anche non propriamente 'di qualità'). Certo, non un rapporto diretto con essa, ma mediato da un mezzo dotato di appeal, uno status symbol...tuttavia per questi ragazzi sono importanti anche e soprattutto le canzoni che ascoltano, con cui hanno un legame molto emozionale (per via degli episodi che vi associano, o per le sensazioni che provano, etc.). Le *canzoni singole*, non gli album, perchè questa cultura (temo) si stia esaurendo (ahimè). Almeno, questo è quello che ho captato parlando con alcuni di loro ;)
@allelimo
spero tu possa leggere e non ti sia già autobannato.
non ho capito dove sia il mio commento "negativo",
citavo dei fatti e raccontavo un fenomeno, cioè che per i ragazzi (non tutti, ovvio, ma in un commento si deve sintetizzare) è diventata quasi una "necessità" avere della musica di sottofondo, qualunque cosa facciano e credo di qualunque tipo (sai quante volte ho dovuto dire loro di togliere le cuffiette anche durante i compiti in classe? o mentre si esercitavano?).
Come si fa a concentrarsi?
io non ci riuscivo, se studiavo stavo nel silenzio più assoluto, se avevo tempo libero mi sentivo la mia musica, se andavo in discoteca ascoltavo quella più adatta. Insomma per me era diverso, per gli altri non so.
Per me resta importante che tu passi di qui.
La sostanza, poche balle, è che oggi i ragazzini ascoltano poco e leggono anche meno. Non mi frega di dire che noi eravamo migliori, certamente eravamo diversi. e un pochino le cose venivano approfondite. ora tutto resta a galla ed è tutto uguale.
Sì, sull'ultimo punto concordo in parte con Maurizio. Diciamo che i mezzi di adesso, e la velocità con cui si 'viaggia' (virtualmente, ma anche nel modo di vivere e di fruire di musica, cinema, libri) spingono sempre più al 'mordi e fuggi' (capita anche a me con la musica, purtroppo internet asseconda troppo la mia curiosità musicale onnivora!). Prima dell'avvento capillare di internet invece...come dire, magari si 'assaggiavano' meno cose, ma quelle poche le si divorava fino all'osso.
Comunque, al di là di questi discorsi, penso sempre che chi è *davvero* motivato ad approfondire e a non accontentarsi della linea di galleggiamento ci sia sempre, oggi come ieri. Anzi, oggi ciò comporta maggiore responsabilità, proprio perchè si è più liberi di scegliere (che disco ascolto, quale libro/i leggo, che notizie scelgo, etc), al contrario di un recente passato in cui, essendoci meno alternative, si era quasi 'costretti' (a studiare, ad approfondire un disco, etc.).
quel dialogo mi ha messo una tristezza!
There is no dark side of the moon really.
Matter of fact it's all dark.
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