11 gen 2012

La rivoluzione culturale

Si parla molto in questi giorni di liberalizzazioni e spesso si confonde il concetto di liberalizzazione con il liberismo economico. Liberalizzare in realtà dovrebbe essere visto come un'azione di sinistra: dare a tutti una possibilità o più possibilità mi sembra profondamente democratico.

Nel mio piccolo, nella cerchia dei miei amici-conoscenti-colleghi, ho provato a pensare quanto sia pesato nella loro vita il dato corporazione.
Ho potuto constatare come il figlio dell'avvocato sia diventato avvocato, come il figlio del dentista sia divenuto dentista, tassista il padre e tassista il figlio, farmacista e farmacista, operaio e operaio, imprenditore e imprenditore.
Certo questa continuità di professione tra padri non interessa il 100% della popolazione ma una buona e maggioritaria parte sì.

Gli ascensori sociali in Italia non funazionano e la società attuale tiene in molto poco conto le attitudini e le capacità personali.

Una rivoluzione culturale più che economica è la sfida che aspetta l'Italia.

6 commenti:

listener-mgneros ha detto...

so cazzi di solito 'ste sfide le perdiamo tutte...

gattonero ha detto...

Notaio il padre notaio il figlio, ladro il padre ladro il figlio...
Politico il padre politico il figlio (la sequenza è casualmente casuale; ma poco-poco) che è la forma discendente che più mi fa incazzare. Sa di diritti feudali acquisiti difesi e tramandati, senza che ci sia né arte né parte né merito.

dario ha detto...

Io invece non mi sento molto amico della liberalizzazione.
Cioe', sicuramente come superamento delle corporazioni e' una cosa positiva. Ma dare l'opportunita' a tutti non e' necessariamente un concetto di sinistra.
Dare una opportunita' a pochi e' antidemocratico, certo, ma darla a tutti non risolve l'uguaglianza sociale.
Se in una societa' ci fosse bisogno dell'uno per cento di privilegiati che controllano tutta la ricchezza, ma si desse a tutti l'opportunita' di diventarlo sarebbe comunque una societa' dove c'e' una forte disuguaglianza sociale, in cui l'uno per cento controlla la ricchezza del rimanente 99%. E mi pare sia proprio questo lo slogan degli indignados americani.
La sinistra secondo me dovrebbe lottare per una maggiore uguaglianza sociale, non per una maggiore uguaglianza di opportunita'. Anche se e' vero che entrambe le disuguaglianze dovrebbero essere combattute.

brazzz ha detto...

Liberalizzare in realtà dovrebbe essere visto come un'azione di sinistra: dare a tutti una possibilità o più possibilità mi sembra profondamente democratico

si appunto dovrebbe
in realtù le varie privatizzazioni(enel in primis, eni,e via a scenere,fino alla finte liberalizzazioni delle varie municipalizzate)sono state vere porcherie..si attiravano i fagiani e si faceva cassa,arricchendo esclusivamente i vari dirigenti di turno...
riguardo al discorso corporazioni,il problema nasce dalla scuola..distruggendo la scuola pubblica,l'orrendo omino di arcore ha fato sì che davvero si tornerà al medico figlio di medici ecc..perchè un operaio non ppotrà permettersi di mandare i figli all'universitò, o a fare master all'estero..questà è l'atrocità..
ma sull eprivatizzazioni suggerirei attenzione...ci guadagnano sempre gli stessi

dario ha detto...

Uhm... in effetti forse privatizzazione e liberalizzazione son due concetti differenti.
La privatizzazione dell'Enel, ad esempio, non e' che mi abbia aumentato gran che' la possibilta' di possederne una (di Enel, intendo). Ne' me l'ha diminuita, per altro.

Anonimo ha detto...

Le corporazioni sono sostanzialmente negative, sicuramente, ma in alcuni casi in realtà oggi danno frutti positivi. Sia perchè sono quasi sostanzialmente da sole l'unica possibilità oggi per un giovane di lavorare (voglio vedere quanti avvocati non figli o parenti di un avvocato riescono oggi a sopravvivere o a non farsi sfruttare in qualche stdio per 150 euro al mese, ad esempio. O, per farne un altro, quanti giovani con capacità e volontà riescono a mettere su un impresa oggi). E, dall'altra parte, se alcuni mestieri sopravvivono (e fanno parte anch'essi dei pochi che permettono di vivere oggi) dagli artigiani, agli agricoltori e a tante altre categorie di lavoratori che praticamente nessun ragazzo scolarizzato intraprenderebbe mai se non fosse indirizzato dal proprio genitore.
Christian