Mi dispiace l'aver letto questa mattina del suicidio assistito di Lucio Magri.
Mi piaceva lui, me lo ricordo inquieto e scartante, assomigliava un po' nel mio immaginario al Warren Beatty/John Reed eterno giovane rivoluzionario.
Più romantico che comunista, anche se a lui non credo avrebbe fatto piacere.
Viene da smoccolare anche se non per colpa sua, viene da smoccolare per il ricordo che mi è emerso questa mattina leggendo della sua vicenda in fin di vita. Viene da smoccolare a ricordare un fatto di cronaca nera accaduto qualche anno fa nel mio ex quartiere dove sono nato, la zona Stadio a Verona, quando in uno di quei garagi immensi e non luoghi dei palazzoni tutti uguali anni '60, sono stati ritrovati due anziani coniugi in un mare di sangue, ossa, carne. La triste storia è presto detta: due coniugi ottantenni ormai soli con i figli lontani e distratti, lei malata terminale e lui solo ad accudirla, le ristrettezze economiche, la disperazione e una vita passata assieme. Decidono di farla finita e insieme di recano nei garagi con il vecchio fucile di caccia: un colpo in petto a lei e poi un colpo in bocca a lui.
Del perchè mi sia venuto in mente questo episodio di drammatico dolore non lo so...so che c'è un universo tra il dolore algido del suicidio di Magri e il suicidio dei poveri. Non c'entra nulla forse e soprattutto è fuori luogo ma mi viene da pensare quale e quanto sia l'abisso tra il popolo di riferimento della sinistra e la sua classe intellettuale. Quale abisso anche estetico tra un suicidio sporco di sangue in un garage di un condominio popolare e quello asettico in una clinica svizzera.
Si nasce e si muore soli e il dolore degli altri è misterioso e sconosciuto. Sempre.
Mi piaceva lui, me lo ricordo inquieto e scartante, assomigliava un po' nel mio immaginario al Warren Beatty/John Reed eterno giovane rivoluzionario.
Più romantico che comunista, anche se a lui non credo avrebbe fatto piacere.
Viene da smoccolare anche se non per colpa sua, viene da smoccolare per il ricordo che mi è emerso questa mattina leggendo della sua vicenda in fin di vita. Viene da smoccolare a ricordare un fatto di cronaca nera accaduto qualche anno fa nel mio ex quartiere dove sono nato, la zona Stadio a Verona, quando in uno di quei garagi immensi e non luoghi dei palazzoni tutti uguali anni '60, sono stati ritrovati due anziani coniugi in un mare di sangue, ossa, carne. La triste storia è presto detta: due coniugi ottantenni ormai soli con i figli lontani e distratti, lei malata terminale e lui solo ad accudirla, le ristrettezze economiche, la disperazione e una vita passata assieme. Decidono di farla finita e insieme di recano nei garagi con il vecchio fucile di caccia: un colpo in petto a lei e poi un colpo in bocca a lui.
Del perchè mi sia venuto in mente questo episodio di drammatico dolore non lo so...so che c'è un universo tra il dolore algido del suicidio di Magri e il suicidio dei poveri. Non c'entra nulla forse e soprattutto è fuori luogo ma mi viene da pensare quale e quanto sia l'abisso tra il popolo di riferimento della sinistra e la sua classe intellettuale. Quale abisso anche estetico tra un suicidio sporco di sangue in un garage di un condominio popolare e quello asettico in una clinica svizzera.
Si nasce e si muore soli e il dolore degli altri è misterioso e sconosciuto. Sempre.