Ieri sera mi sono visto al tg il servizio su Squinzi, il nuovo Presidente di Confindustria, che s'era seduto dalla stessa parte del tavolo della Camusso: dagli al Governo ladro e affamatore del popolo. Ora se la Camusso con la CGIL è sempre stata legittimamente e coerentemente critica prima con i vari governi Berlusconi ed ora con Monti e quindi era dalla parte giusta del tavolo, Squinzi non mi ha per nulla convinto. Mi è sembrato un cambia casacca. Comodo essersi arricchiti con berlusconi in una situazione di stagnazione e quindi con un arricchimento avvenuto a spese dell'impoverimento della massa dei lavoratori dipendenti, comodo non aver investito un centesimo nelle proprie aziende ma aver preferito investire in attività speculativo/finanziarie, e comodo infine oggi aver memoria corta e rifiutarsi di tirar fuori il maltolto e reinvestirlo in lavoro, far circolare quei soldi per il bene comune, per la crescita industriale della nazione e quindi risocializzare una ricchezza frutto non di crescita economica ma di semplice trasferimento di reddito dal più povero al più ricco. Lo spread vola non solo perchè la nostra classe politica è poco credibile agli occhi del mondo intero, ma anche perchè la classe dirigente, gli industriali italiani si rifiutano di fare il proprio dovere, di essere imprenditori, di credere nelle proprie aziende. Vero è che non si sono mai assunti appieno le loro responsabilità ma almeno oggi ci risparmino la pietosa commedia di andarsene in giro a protestare, a rubare la parte ai lavoratori depredati nel reddito da 20 anni di governi indegni.
21 commenti:
Lo spread riprende a volare, alto.
Le quaglie non volano, saltellano ovunque vedano buon mangime.
Se ciascuno, sindacati e imprenditori, avesse fatto onestamente il proprio lavoro, non ci troveremmo nella merda, come invece siamo.
ma ci si puo' aspettare qualcosa di diverso da uno che ha deciso l'ordine d'arrivo di una Parigi-Roubaix a tavolino?
Ben detto, Silvano.
Aggiungerei solo che se gli imprenditori non fanno il loro dovere e' ancora colpa della classe politica che a loro si e' sempre asservita.
Leggendo il tuo pezzo, Silvano, mi sono chiesto: ma se tu avessi avuto l'opportunita' di poggiare il culo, da quale parte del tavolo ti saresti seduto?
Bella domanda Dario. Dove poggiare il culo?
Credo che in un paese sano il sindacato debba fare il sindacato e basta, quindi deve fare esclusivamente l'interesse dei propri associati, di coloro che pagano le quote d'iscrizione - lo deve fare seriamente e pragmaticamente, diciamo che mi trovo d'accordo con quello che ha detto gattonero.
Credo che dei 3 sindacati CGIL-CISL-UIL, l'unico degno di tale nome sia il primo, dato il comportamento negli ultimi anni. La CGIL ha fatto degli errori, talvolta fa troppa politica e non guarda al dato concreto, ma a parte questi peccatucci è un sindacato a tutti gli effetti, cosa che non si può dire per gli altri due.
Tornando al post, chi era fuori luogo era però solo Squinzi, considero legittima e giusta la posizione della CGIL.
Silvano, invece, nella sua veste di Silvano (altre non ne ho) non sa più dove sedersi. Ho paura perchè non riesco a vedere nulla dopo Monti e Monti però non mi entusiasma, non so se per limiti suoi, o per limiti del parlamento che lo sostiene. Mi aggrappo a Monti come mi aggrapperei a qualcuno che mi sostiene sull'orlo di un precipizio...non mi chiedo nemmeno chi sia, se mi piaccia, mi stia simpatico, che idee abbia, per ora l'unica cosa importante per me è che sia abbastanza forte da sostenermi e che non mi faccia precipitare. Diciamo che nella situazione contingente non sono così libero da guardare tanto per il sottile, sono angosciato ed ho paura e basta.
ciao, silvano.
Giusto.
Credo pero' che un sindacato non debba fare gli interessi dei propri iscritti, ma quelli di tutti i lavoratori (cosi' come i politici debbano rappresentare tutti i cittadini, e non solo quelli che li hanno votati).
Anche su Monti la vedo un po' come te. Solo che sempre piu' temo che quella bella aura di asso nella manica che, nell'entusiasmo del dopo-berlusconi anche io gli attribuivo, mi pare proprio fumo negli occhi. Posto che i tagli e le tasse fanno al massimo quadrare i bilanci ma non fanno riprendere l'economia, anzi mi pare proprio il contrario, mi pare che non ci sia un solo piccolo provvedimento di Monti diretto a far stare meglio i cittadini o farli uscire dalla crisi.
Questo governo e' un fallimento totale, secondo me.
Salvo il fatto che, hai ragione, e' l'unica nostra opzione. Vorrei potermi appoggiare alla speranza che il PD faccia buon uso dei voti che gli sono stati dati e gli saranno dati alle prossime politiche (tra cui il mio, che vale uno, anche se e' stato molto sofferto), e si degni di partorire un progetto politico di governo.
pessima forma, ma magari il contenuto lo riesci a cogliere, nonostante.
"...ma anche perchè la classe dirigente, gli industriali italiani si rifiutano di fare il proprio dovere, di essere imprenditori, di credere nelle proprie aziende. Vero è che non si sono mai assunti appieno le loro responsabilità..."
"Se ciascuno, sindacati e imprenditori, avesse fatto onestamente il proprio lavoro, non ci troveremmo nella merda, come invece siamo."
"...se gli imprenditori non fanno il loro dovere e' ancora colpa della classe politica..."
E in tutto questo, gli unici senza colpa e senza macchia sono i lavoratori dipendenti?
Da ex-dipendente per più di vent'anni e attuale lavoratore in proprio da un paio, mi permetto di dubitarne.
Finchè le nostre analisi concluderanno che in ogni caso è colpa "degli altri" non andremo da nessuna parte.
E allora Monti rimane il minore dei mali, perchè l'alternativa è il ritorno della destra (che qui ci ha portato nelgi ultimi 20 anni) o della sinistra (che in un paio di anni al massimo riuscirebbe a sucidarsi come al solito, riconsegnando il governo alla destra, etc.)
(Anonimo per ragioni evidenti...)
Bah, caro Anonimo,
Io credo che se un mulo fa tutto quello che gli dice il padrone e a un certo punto con un calcio ammazza qualcuno, la colpa sia del padrone, non del mulo.
Io sono lavoratore dipendente, e qualche proposta per migliorare nel mio piccolo il mio lavoro e la mia azienda ce l'ho, e la esprimo, a gratis. Se poi non vengo ascoltato c'e' da dire che, indipendentemente dal fatto che la mia idea sia buona o no, la responsabilita' se non perseguendola l'azienda va a remengo, non puo' essere mia.
Dove sbaglio?
Ho anche appoggiato qualche bella proposta del PD, in passato, ma ho visto che la ragione per cui non ha avuto successo non stava nella proposta, ma nel fatto che avrebbe potuto scardinare l'ordine costituito e far saltare qualche poltrona dell'intelligentia del PD.
Nella mia vita mi sono sempre turato il naso per accettare qualcosa di conveniente per la collettivita', e mi sono impegnato al massimo, e sono stato onesto.
No, non credo proprio che la colpa sia mia.
Caro Anonimo (per ragioni evidenti a te), di cui ho visto il messaggio firmato nel mio google reader (come mai sara' sparito da qui? boh!).
Io passo un po' di tempo su internet, direi al telefonino capitano solo emergenze familiari, e potrei quantificarlo grossomodo come una media di qualche millesimo di secondo al giorno.
Se prendiamo la mia giornata lavorativa dal momento in cui timbro in entrata a quello in cui timbro in uscita, togliamo tre quarti d'ora di pausa mensa, piu' il tempo che passo su internet e quella manciata di millesimi di secondo, e anche le pause caffe', di cui avrei diritto sindacale ogni due ore, visto che opero al computer, be', escludendo anche quelle, finisce che lavoro piu' di otto ore, le otto per cui sono pagato. Gia', perche' gli straordinari non sono pagati, o se meglio credi sono forfettizzati. Il che non significa come pensano qui che li devo fare comunque, ma solo in casi, perlappunto, straordinari.
Una volta che io faccio quel che mi dicono di fare, e lo faccio, non possono puntarmi il dito contro dicendomi che se le cose non vanno bene e' colpa mia.
Per la verita' credo che ognuno debba rimboccarsi le maniche per fare qualcosa di piu'. Nel mio caso dovrebbe significare ideare soluzioni innovative e proporle, visto che lavoro in un ufficio che si chiama, almeno di nome, "Ricerca e Sviluppo". Ma il problema e' che il mio capo diretto e' un idiota che non e' in grado di capire una soluzione innovativa, ed in ogni caso, se fosse in grado, non la promuoverebbe, perche' una cosa nuova e' rischiosa, mentre andando avanti con il solito trantran il suo stipendio e' assicurato. E il problema non e' lui, ma la dirigenza che li' l'ha posto, con il fine chiaro anche se implicito di poter controllare direttamente e accentrare quindi il potere nelle loro mani.
Questo significa che l'organigramma della mia azienda e' pieno di mele marce nella gerarchia piu' alta. Poi magari ci sono mele marce anche tra gli ultimi, ma di questo nessuno si accorgera', perche' per quanto marce, quelle mele fanno il loro dovere come gli e' chiesto e perche' non gli e' data la possibilita' di fare altrimenti.
Se l'azienda va a rotoli, quindi, la colpa e' della dirigenza e non dell'impiegato/operaio, per quanto poco valido esso sia.
Ma non e' questo il problema, perche', tu dirai, questa azienda potrebbe essere diversa dalle altre (io ne ho girate cinque, nella mia vita, e sono tutte piu' o meno cosi', ma il campione ammetto non e' abbastanza ampio per farne una statistica credibile).
Il problema invece e' che, nonostante in questo caso particolare sia conclamato che la dirigenza e' artefice della rovina dell'azienda, per egoismo, opportunita' o incapacita', be', nonostante questo, ad essere messo in cassa integrazione e' l'impiegato. Valido o non valido che sia.
Il punto non e' decidere di chi e' la colpa, ma fare in modo che colui che ha la colpa sia effettivamente quello che paga.
Non e' cosi', e non essendo cosi', c'e' poco da chiedersi di chi sia la colpa e chi dovrebbe rimediare.
Dove sbaglio?
e ora al lavoro, che questo messaggio e' costato gia' quattro minuti di straordinario non pagato
Caro dario, ripeto il post cancellato:
Caro dario, buon per te che ti sei assolto.
Io continuo a credere che sia colpa di tutti, anche mia, e non solo degli altri.
Ma ognuno pensi quello che preferisce.
Sui dipendenti: io ne ho un paio.
Che passano allegramente un paio di ore al giorno su internet a farsi i cazzi loro, e un'altra mezz'oretta (minimo) al telefonino.
E se gli chiedo se non sarebbe giusto non farlo, mi rispondono che non sono mica schiavi.
Però lo stipendio a fine mese lo vogliono intero, a prescindere da come vada l'azienda, anche grazie al loro discutibile "impegno"...
(Fine del post cancellato)
Vedo che hai già comunque risposto, stabilendo che le colpe sono a prescindere dall'altra parte.
Io, ripeto, penso che siano da tutte e due le parti, ma si vede che sbaglio.
Ti segnalo che se l'azienda va male, per l'imprenditore non c'è nessuna cassa integrazione, ma la chisura ed eventualmente il fallimento. Ma tanto è solo colpa sua, no?
Comunque, forse non hai colto una cosa: io ho fatto più di vent'anni come dipendente, ed ero convintissimo, come te, che tutti i capi fossero incompetenti e che io fossi il migliore lavoratore del mondo.
Bene, adesso che sto facendo l'esperienza dall'altra parte, e che con il mio egoismo, incapacità e opportunismo tipico dell'imprenditore do lavoro ad altre due persone che appena possono cercano di "fregarmi", mi rendo conto che loro fanno quello che ho sempre fatto anch'io, senza rendermene conto.
Quelli che per me erano "due minuti su internet" per fare una pausa, erano in realtà mezz'ore di lavoro non svolto, etc.
Non credo di poter con questo scalfire le tue granitiche convinzioni, ma mi sembrava interessante anche una visione "dall'altro lato".
(Anonimo per ragioni evidenti... se le vedo solo io, non è che cambi molto...)
Caro Anonimo.
Innanzitutto una cosa: un conto e' dare la colpa ad un individuo, un altro e' darla alla categoria. Se dici che i dipendenti passano la vita su internet, be', e' una generalizzazione che punta il dito contro i dipendenti come individui, quindi, in particolare, contro di me, nella mia azienda.
Puoi non crederci, ma io ti dico che se e' vero che passo un certo tempo su internet in azienda a farmi i fattacci miei, e' anche vero che quel tempo lo passo al di fuori dell'orario lavorativo. Cioe', ci rimango mezz'ora? Recupero la mezz'ora.
Questo meccanismo quindi non lede la mia produttivita'. Anzi, la incrementa, se proprio vogliamo dirla tutta, perche' in genere faccio il pirla su internet solo in una di queste due particolari condizioni:
1) mi sto annoiando perche' c'e' un buco di inattivita' forzata nel mio lavoro.
2) sto passando troppo tempo consecutivo a scervellarmi su qualcosa di particolarmente impegnativo, e sento l'esigenza di una pausa per pensare ad altro.
Nel caso (1) sprecare tempo su internet non e' ne' un vantaggio ne' uno svantaggio per l'azienda, ma puo' darsi che il tempo che recupero poi sia invece utile all'azienda (se non avessi perso tempo non mi sarei fermato a recuperarlo).
Nel caso (2) invece e' evidente che quando uno si inceppa per troppa concentrazione, e' inutile e dannoso continuare a cercare di concentrarsi. La pausa di cazzeggio mi aiuta a trovare la concentrazione che mi serve per andare oltre. E, in ogni caso, recupero il tempo dopo, quando puo' essere utile.
Per quanto riguarda gli altri dipendenti di questa azienda, se consideriamo operai e impiegati scamuzzi (cioe' quelli che non hanno subordinati), be', a parte tre o quattro, incluso me, non hanno un accesso ad internet sul loro PC, quindi e' impossibile che si perdano via in quel modo. Come regola aziendale c'e' anche che il telefonino deve rimanere spento. In realta' io, come altri, lo tengo acceso di nascosto, perche' ho alcune situazioni familiari che non mi lasciano tranquillo se non reperibile in ogni momento. Ma poiche' e' vietato, e' chiaro che parlare al telefono palesa il crimine, e quindi non lo si fa. Poiche' lavoriamo in un grande openspace, inoltre, ti assicuro che non si fanno nemmeno giochini al pc, altrimenti si sarebbe immediatamente beccati.
Detto questo, non dico che non ci sia modo di farsi i cazzi propri. Qualcuno lo fa, ma ti posso dire con relativa certezza che si tratta di un fenomeno davvero trascurabile, in questa azienda.
Se consideriamo coloro che appartengono a livelli piu' alti dell'organigramma, invece, non e' che sprechino tempo su internet o in qualche altro modo illecito rispetto le regole aziendali. Piuttosto e' che le figure intermedie, che dirigono altre persone, sono state scelte, indipendentemente dalle loro capacita', in quanto persone servili e asservite alle figure piu' alte. Tipicamente chi e' servile e si preoccupa solo di leccare il culo ai superiori non brilla ne' di intelligenza ne' di intraprendenza, ne' di capacita' manageriale, e quindi non sa fare bene il suo lavoro (visto che queste caratteristiche sono proprie di chi deve gestire il lavoro di altre persone). O magari lo sa fare, ma non lo fa comunque, il che e' lo stesso. Il motivo piu' ovvio per cui succede questo e' che i piani alti abbiano qualcosa da nascondere (magari non di illecito, ma comunque di contrario al bene dell'azienda, se cio' possa significare favorevole al loro bene individuale). Si circondano quindi di gente con la qualita' di saper eseguire gli ordini senza chiedersi cosa sia giusto per l'azienda. E questo dimostra l'incompetenza, o addirittura il dolo anche dei piani alti della dirigenza.
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Io non dico che le colpe stanno solo da quella parte perche' quelli sono cattivi e noi siamo bravi. No, quello che dico e' un'altra cosa.
Se io sono libero di fare qualcosa e poi sbaglio be', la colpa e' mia, perche' ho fatto e perseguito la scelta sbagliata. Si chiama RESPONSABILITA'. Mi assumo la responsabilita' delle azioni che compio, perche' sono io a deciderle. In genere la responsabilita', pero', non e' gratis. La si paga a fior di euro nelle buste-paga.
Se invece io non sono libero di fare quello che penso sia giusto ma mi vedo costretto a fare, mio malgrado, quello che mi si dice di fare, be', se sbaglio, in tutta onesta', non penso proprio che si possa dire che sia colpa mia. Sara' ben colpa di chi mi ha detto cosa devo fare, no?
Su questo sei d'accordo?
Se uno mi punta il dito contro e mi dice "e' colpa tua, 'mbecille!" io gli dico "no, non e' colpa mia, perche' io avrei fatto diverso, ma mi hanno costretto a fare cosi', cacchio!"
Se poi quello che mi punta il dito contro e' proprio l'artefice della decisione di come fare le cose e dell'impormi a farle cosi', nonostante io gli abbia mostrato la mia idea contraria, allora io, ben lungi dal dirgli "te l'avevo detto!" (in fondo la gerarchia mi conviene rispettarla!), credo di essere nel giusto a non sentirmi in colpa.
Senza contare che lo stipendio di chi mi ha imposto cosa devo fare comprende la parte di responsabilita' che quel ruolo comporta, proprio perche' e' lui che mi dice cosa devo fare. Viceversa io, quella fetta di stipendio, non la percepisco, perche' si suppone che io non sia propositivo (e nota lo sono comunque, a gratis, perche' tengo a lavorare bene).
La responsabilita', secondo me, comporta l'assunzione della colpa se la decisione si rivela sbagliata. Se si rifiuta questo principio, be', allora spiegami un po' quale sia il ruolo di chi dirige.
Credici o no, nella mia azienda funziona proprio cosi'.
Dopodiche', non so che altro dirti. Io non devo prendere decisioni? Le prendono loro? Se va male devo andare in cassa integrazione? Mi pare gia' sbagliato cosi'.
Se poi tu mi vieni anche a raccontare che per loro c'e' il fallimento... mmmh... come soluzione definitiva forse, ma per adesso si vedono, in questa azienda, situazioni drammatiche di gente che rischia il posto o addirittura lo perde, mentre il Signor Presidente continua a farsi vacanze alle maldive come ha sempre fatto anche in tempi di vacche grasse.
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Ben lungi dal generalizzare, io prendo questo esempio solo come un caso isolato, e me ne frego di quel che succede altrove.
Il punto e' che qui, come in qualunque azienda, se il capo vuole andare alle maldive e lasciare a casa i dipendenti puo' farlo (non farlo per via della crisi e' solo una sua decisione filantropica). Se pero' il dipendente vuole andare alle maldive e far fallire il capo invece non puo' (indipendentemente dal suo spirito filantropico).
Non trovi che ci sia un certo sbilanciamento di opportunita'? E se c'e' questo sblianciamento di opportunita', non credi che dovrebbe esserci un rispettivo sbilanciamento anche di responsabilita'?
E alla fine, ho visto (da osservatore esterno) casi di aziende che falliscono, ma mai mi e' capitato di vedere un dirigente finire a chiedere l'elemosina in mezzo alla strada. Il fallimento di una azienda raramente determina la riduzione alla poverta' dell'imprenditore.
Viceversa spesso mi e' capitato di vedere dipendenti di aziende che falliscono finire in mezzo alla strada. Loro e le loro famiglie.
Se anche la responsabilita' fosse da attribuire in pari misura a tutti (ed e' palese che debba essere attribuita alla classe dirigenziale visto che e' proprio il ruolo sociale di quella classe), be', se anche fosse cosi', non credo ci sia una giustificazione moralmente accettabile per cui, se le cose vanno male, gli uni cadano in piedi, gli altri facciano la fame.
Accetto la disparita' di opportunita' e di ricchezza e quindi di responsabilita' solo se questa disparita' e' finalizzata ad un globale miglioramento delle condizioni di tutti, altrimenti quale sarebbe il vantaggio sociale del capitalismo?
dario, va bene lo stesso: tu fai esattamente quello che ho detto io, e che facevo anch'io quando ero dipendente.
Ovvero, trovi giustificazioni per tutti i tuoi comportamenti (sì, sto un po' sul web ma poi recupero, mi rilasso così ritrovo la concentrazione, è proibito tenere acceso il cellulare ma per me è indispensabile, etc.)
E stabilisci a priori che tutti quelli che comandano, dirigenti e imprenditori, siano teste di cazzo incapaci ed autolesionisti, che prendono solo decisioni sbagliate.
Sono tutte cazzate, lo so io e lo sai anche tu, se preferisci raccontarti che non è così, liberissimo di farlo.
Vedo anche una certa confusione tra imprenditori, dirigenti e chi fa le spese della chiusura delle aziende.
Imprenditori e dirigenti non sono la stessa cosa, se un'azienda chiude lascia a casa tutti i dipendenti (dirigenti, impiegati e operai) e non sempre la cosa è indolore per l'imprenditore, anzi.
Da come ne parli, tu lavori in un'azienda non piccolissima.
Nella mia azienda siamo in tre, e le cose che ognuno fa si riflettono direttamente sui risultati.
Non cambia il fatto che i miei dipendenti prendono il loro stipendio a prescindere, e io guadagno solo se il mese è andato bene.
Se il mese è andato male, o se è agosto e la gente va la mare, sono cazzi miei. E i soldi per fare la spesa li prendo in prestito dalla banca.
Qui farai fatichissima a credermi, ma hai presente i soliti articoli di giornale "scandalo, i dipendenti guadagnano più dei loro datori di lavoro"?
Beh, per esperienza diretta ti dico che è vero.
Non sempre, ma spesso.
Io negli ultimi due anni ho guadagnato un bel po' meno dei miei dipendenti, senza rubare niente, senza evadere le tasse e senza schiavizzare nessuno. E senza fare vacanze alle Maldive...
Poi certo, ho altri vantaggi: non devo obbedire a nessuno, spero che le cose migliorino e mi impegno perchè sia così.
Ma hai presente la crisi? Beh, si sente. Molto di più da questa "parte della barricata".
(Anonimo etc.)
No, Anonimo. Credo che tu non abbia capito.
Io non mi giustifico per quel che faccio, dico semplicemente che lavoro esattamente per quel che son pagato. Vorrei fare di piu' (sono propositivo) ma non me lo consentono (bocciano a priori qualunque proposta innovativa perche' innovativa). Non mi credi? non mi importa.
Tu dici che quel che dico io sono scuse e sei sicuro del fatto che mento quando tento di giustificarmi. Non mi conosci neanche, ma pare che tu ci creda davvero. Siccome non sai neanche chi sono, direi che la mia identita' e' indifferente a questo giudizio, e quindi e' insito nella natura del lavoratore dipendente: sono un fancazzista nonostante i miei miseri tentativi di giustificarmi. Ma allora, se tutti i lavoratori dipendenti sono cosi', come diavolo puoi chieder loro di assumersi la colpa? Se essere fancazzista fa parte della natura del dipendente, allora non puo' essere una scelta consapevole. Se invece e' una scelta consapevole devi ammettere che puo' esserci un caso limite che invece e' un lavoratore davvero onesto, anche se si tratta di lavoratore dipendente.
Se questo caso non esistesse, il sistema economico in cui viviamo (che e' composto da gente che impiega il capitale e da dipendenti che lavorano) non avrebbe alcuna chance di sopravvivere, non trovi?
E' proibito tenere acceso il cellulare evidentemente perche' e' proibito usarlo. A nessuno frega davvero se il cellulare e' acceso. A loro frega se uno ci telefona. Io ce l'ho acceso, ma non lo uso, a meno che ci sia una telefonata urgente proveniente da mia mamma, che ha qualche serio problema di salute. Per il resto le uniche volte che uso il cellulare in ufficio e' quando mi chiamano per fissare la data di un colloquio, ma in questo caso, capisci anche tu, mi devo nascondere. E comunque, ripeto, se davvero consideriamo il tempo che passo al cellulare viene una media di qualche manciata di millesimi di secondo al giorno. Direi meno del tempo che ci metto a strisciare il badge nella timbratrice.
Non tutti quelli che comandano, dirigenti e imprenditori, sono teste di cazzo incapaci. Solo quelli di questa azienda, per gli altri non mi sono pronunciato. In questa ditta non sono affatto autolesionisti, o almeno non deliberatamente. Anzi, fanno i loro interessi personali, e il piu' delle volte cio' lede l'interesse dell'azienda. Insomma, un po' come facevi tu quando eri lavoratore dipendente. Ti facevi i cazzi tuoi, indipendentemente dall'interesse dell'azienda in cui lavoravi.
Il consiglio di amministrazione di questa ditta e' composto dalla famiglia che mette il capitale, e questa stessa famiglia sta ai vertici della dirigenza. Se la ditta dovesse fallire, starebbero a casa tutti, anche i vertici, ma quelli cadono in piedi, io invece cado col culo per terra.
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L'azienda ha all'incirca trecento dipendenti.
Non mi importa la tua situazione personale, io parlavo della azienda in cui lavoro.
Ma se vuoi, parliamo pure del tuo caso personale: Tu eri dipendente e hai voluto impiegare un certo capitale per fare l'imprenditore. Hai potuto scegliere e hai scelto, spero, consapevolmente.
Io invece non ho potuto scegliere, perche' non ho mai avuto capitale a sufficienza. E quindi non ho scelto, ho fatto il lavoratore dipendente. Forse, scegliendo, avrei scelto di fare comunque il lavoratore dipendente, per ragioni di cui magari possiamo parlare un'altra volta. Ma sta di fatto che non ho potuto scegliere.
Tu dici, "me la passo male". Un maligno potrebbe risponderti "l'hai voluta la bicicletta? Pedala!"
Se io dico "me la passo male", il nostro maligno non potrebbe rispondermi "l'hai voluta la bicicletta? Pedala!", perche' quella bicicletta non l'ho voluta affatto, io.
Ora indipendentemente da chi e' che se la passa piu' male tra noi, e' indubbio il fatto che tu hai fatto una scelta consapevole, io non ho avuto questa opportunita'. Quindi, tra i due, quello che puo' prendersi la responsabilita' del fatto che le cose vanno male sei tu, non io.
Ed ora basta. Chiudo, perche' il mio tempo libero e' molto prezioso.
dario, se il tuo tempo è prezioso evita pure di sprecarlo con me.
Credo che tu non abbia voluto capire nemmeno una parola di quello che ti ho detto: semplicemente, non ti interessa ascoltare un pensiero diverso dal tuo.
Va bene lo stesso eh: è quello che fanno tutti, in fondo...
(Anonimo etc.)
Accidenti, mai avrei potuto pensare di dover discutere un giorno con il brutto anatroccolo in persona!
:-)
questa non l'ho proprio capita
(anonimo etc)
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