4 mag 2011

Aiutare o esportare democrazia sono la stessa cosa?

Lo slogan del giovane Bush post 11 settembre della democrazia da esportare, delle guerre democratiche sarebbe stato paradossale non fosse stato preso sul serio dalle classi dirigenti e pure da una buona parte dall'intellighentia. Imporre la democrazia con la forza, eterodeterminare l'autodeterminazione sono degli assurdi logici e delle bestialità umane, eppure furono applicati, imposti. Il risultato come tutti sappiamo fu disastroso e ancora oggi ne vediamo i segni e chissà per quanto tempo ancora.

Oggi i popoli del Nord Africa e del Medio Oriente hanno cominciato un'opera di autoliberazione da governi dittatoriali che ha del prodigioso. Quelle popolazioni sprizzano energia, vitalità, forza, capacità di sacrificio e i vecchi e decadenti, ma ancora molto ma molto potenti, occidentali li osservano spaventati e timorosi. L'europa si sta dimostrando miope, come travolta dalla gioventù e dalla modernità altrui.

Oggi non c'è più classe dirigente, intellighentia che abbia il coraggio di aiutarli quei popoli quando nel loro sforzo di democrazia vengono massacrati da dittatori spietati? Perchè oggi che ci viene chiesto aiuto non aiutiamo a differenza di ieri quando eravamo molto propensi a intervenire non richiesti e, allora sì, in modo imperialistico? Penso alla Siria, ma ci sono in atto anche altre rivoluzioni in altri paesi. Nessuno che qui in occidente abbia il coraggio di dire: è nuovo, è moderno, è RIVOLUZIONARIO ascoltare/sostenere la richiesta di democrazia.

E' imperialismo intervenire per aiutare chi muore per la libertà? chi muore per liberarsi da una criminale dittatura?

6 commenti:

dario ha detto...

Continuo a stupirmi, Silvano. Oppure non capisco.

Sembra quasi che tu creda che il giovane Bush abbia combattuto per esportare la democrazia. O etero-auto-qualcosa della intellighentia o quel che l'e'.

Secondo me, la domanda "e' giusto o no aiutarli a conquistare la loro democrazia" e' mal posta, perche' nessuno mai pensa di aiutare qualcuno a conquistare la democrazia, qui cosi'.
Che se veramente a qualcuno fosse importato qualcosa di quelli la' e della loro democrazia ci sarebbe da chiedersi come si e' mai potuto tapparsi occhi e orecchie fino ad ora.

silvano ha detto...

Dario, ho riletto e forse non mi ero spiegato bene. Ho provato a ritoccare il testo del post nella speranza di esseri questa volta spiegato un po' meglio.

Ernest ha detto...

Io credo sinceramene che le ragioni delle ultime guerre a cui abbiamo assistito si debbano cercare nell'oro nero, nella voglia di comandare gli altri, nella poca comprensione dei popoli, nelle nuove terre da colonizzare, che come possiamo vedere se sostenuti politicamente si ribellano con la loro volontà.
Nel mondo ci sono parecchie dittature se i governi occidentali tenessero davvero alla democrazia sarebbero intervenuti ovunque.
E' chiaro che per chi vive in una dittatura la situazione cambia, io per fortuna non ho mai vissuto sotto un dittatore ma se fosse chiaramente spererei nell'appoggio di una comunità che però creda veramente nella democrazia, e non nelle oligarchie di ricchi a danno dei popoli.
un saluto

unwise ha detto...

mah...diciamo che la democrazia anche da noi è un prodotto di importazione. il problema dell'africa, semmai, è che sta passando dalla preistoria a star trek senza un adeguato percorso. IO continuo ad essere molto scettico sull'autosollevazione, idea molto romantica, ma IMO poco plausibile...credo invece si stia facendo spazio per i nuovi ricchi (e le potenze occidentali stanno facendo il lavoro sporco per togliersi dalla schiena un po' di debiti). l'africa è virtualmente intatta e ricchissima per chi la saprà sfruttare, e credo sia già stata lottizzata da tempo.

unwise ha detto...

ah...faccio un po' fatica a pensare al mandante di Lockerbie come a un filo-occidentale...

dario ha detto...

Ecco, io la penso in modo sostanzialmente molto simile a Ernest, quando dice "chiaramente spererei nell'appoggio di una comunità che però creda veramente nella democrazia".
Cioe', se noi intervenissimo per aiutarli ad ottenere la loro democrazia sostenendo i deboli che combattono per l'idea di costruire uno Stato che si autodetermini proteggendo i deboli, basato su regole democratiche, se e' questo che noi stessimo facendo o volessimo fare, allora si potrebbe anche discutere se sia giusto o no aiutarli. Ma se noi, come al solito, stiamo mascherando una politica di egemonia, culturale o economica, nei loro confronti, dietro la bandiera della loro democrazia, allora e' tutto un altro paio di maniche. Possiamo anche dire che l'effetto collaterale di aiutarli nella loro autodeterminazione sia positivo, ma dire che il nostro intervento e' giusto e' pura ipocrisia.
Il fatto che gli stessi regimi che ora stiamo combattendo (penso in particolare la Libia) fino all'altro ieri li abbiamo sostenuti, induce a forte sospetto che non si tratti di aiutarli nel loro progetto di cambiamento, ma di interessi celati. E che questo porti ad un effetto collaterale positivo, non cambia di una virgola l'ipocrisia che abbiamo vissuto fino all'altro ieri e che vivremo da dopodomani in poi.
Infine ancora mi pare sia da dimostrare che l'intervento armato non abbia peggiorato le cose rispetto al perseguimento di una soluzione diplomatica.

Da pacifista ad oltranza penso sempre che le parole siano una soluzione migliore delle armi. In primis perche' le armi impongono cio' che non puo' essere deciso altrimenti. Ma anche senza fare della speculazione filosofica, atteggiamento che mi e' proprio e che a te sta invece antipatico, Silvano, il fatto che in Libia le cose stanno protraendosi un po' troppo con una quantita' di vittime civili non prevista, mi pare sia la dimostrazione che l'intervento armato non e' poi cosi' efficacie come lo si dipinge. Ci sarebbero stati risultati migliori con un adeguato schieramento di armi diplomatiche? Non ci e' dato sapere, ma io credo profondamente di si', specialmente se tali armi si fosse cominciato ad usarle in tempi non sospetti. Cioe' quando Gheddafi era considerato un buon presidente di una nazione libera.