Così titola Liberation. Non so come andrà a finire, ma prevedere nulla di buono mi sembra realistico. Deve stare attento anche Berlusconi però, perchè l'italiano medio non conosce la ribellione, e non conosce l'arma del voto, ma ricordo che quando Mussolini entrò a Milano tre giorni prima della fine trovò una folla osannnante ad accoglierlo, e quando vi tornò cadavere la medesima folla in Piazzale Loreto si divertì a scarpargli quel suo testone.
The screen door slams Mary's dress waves Like a vision she dances across the porch As the radio plays Roy Orbison singing for the lonely Hey that's me and I want you only
30 set 2013
29 set 2013
26 set 2013
La pasta Barilla
Sarà che ci sono dei giorni in cui mi sembra di stare fuori dal mondo, ma questa vicenda - si fa per dire - della pubblicità Barilla con o senza gay, la trovo una gran stronzata spero montata ad arte per fare un po 'di pubblicità bipartizan alla pasta e ai gay.
Non fosse così, e qualcuno dei polemisti o dei maitre a penser facesse sul serio e credesse veramente a questa querelle marziana, allora saremmo al qualunquismo delle battaglie civili e al politically correct di qualcosa che (fu/forse) socialmente eversivo.
Infine però, forse, la stupidità di questa polemica è veramente indice di una conquistata parità: certo tanto combattere, tanta violenza e tante morti per una comune banalità normalizzante, imporrebbe di chiedersi se ne valesse la pena.
In ogni caso la pasta Barilla non mi piace e non mi piacciono le merendine ed al mulino bianco gli darei fuoco e allo spagnolo che rompe i maroni alla gallina lo manderei a lavorare in miniera.
25 set 2013
Cantinari in hi fi...siamo agli sgoccioli
Definizione di cantinari: gente senza nè arte nè parte, che si improvvisa a ieneggiare qualche carogna di consumatore previamente illuso e in buona sostanza imbrogliato.
Si distingue dall'artigiano onesto per la ciarlataneria, per il millantato credito, e laddove l'onesto artigiano chiede 100 il cantinaro chiede 10.000, perchè è un ignorantone ma conosce a menadito i meccanismi del perfetto truffatore: alla vittima o pollo bisogna far creder di poter accedere ad un oggetto esclusivo, che sì costa in assoluto tanto, ma che in relazione alla qualità offerta è l'affarone della vita, "e visto che siamo amici costerebbe 10.000 ma te lo do alla metà, perchè sai l'oggetto non è distribuito, non ci sono i ricarichi dei negozianti, facciamo una metà in nero.... etc etc. "
La cosa triste nell'asfittico ambiente hi fi è che, dato che i marchi grandi ed i grandi marchi hanno i loro canali commerciali, le riviste di settore non esistono più - ed è una fortuna visto l'infimo livello raggiunto da quelle italiane (in uk o in usa o in germania ancora ci sono, e ancora hanno credibilità...chissà perchè?!), le truffe avvengono sul web tramite disinformazione continua e martellante, insomma un po' il gioco delle tre carte, il cantinaro che da le carte ed i compari nascosti tra i polli...
E' una strategia che paga? Probabilmente sì, visto che un pollo lo si trova sempre, ma è una strategia con le gambe corte, buona parte del pubblico se ne accorge e denuncia o si allontana; ma, fin che un tonno in rete si prende, come si dice?! "tiriamo a campa'".
Hanno rovinato questo mondo i mediocri e i ladri che ora si accingono a dargli la mazzata finale, essendo ormai molto più numerosi gli spennapolli dei polli stessi.
E per il pubblico sano, che pure c'è, che rimane da fare? Emigrare, emigrare, su forum stranieri e leggere qualche opinione fondata su riviste straniere:
Intendiamoci, la tara bisogna farla sempre anche sulle riviste straniere, ma questa è una buona regola per tutti gli aspetti della vita.
In ogni caso, ad esempio su whathifi (dove peraltro si recensiscono tantissimi oggetti a basso medio costo e, stranamente, di cantinari e delle loro ciofecone meno di zero), difficilmente si prende una cantonata comprando uno degli oggetti che prendono le 5 stelle (e che cosa strana per la combriccola italiana, possono costare anche solo 2 o 300 euro...cose da pezzenti!!!).
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24 set 2013
Gli esperti di hi fi, falsi intellettuali giornalisti ignoranti.
Capita avere nell'immaginario delle figure che quando si era ragazzi e poi giovani si pensava fossero esperti in un qualche campo.
Poi con la maturità ci si accorge che solo una piccola parte di quelle figure di riferimento potevano chiamarsi esperti, e la maggioranza invece altro non erano che delle persone normali su cui si proiettavano delle aspettative, o ancora dei millantatori. Si screma insomma con il tempo.
Un campo che fa eccezione è quello dell'hi fi, dove gli esperti di professione sono solitamente esperti di nulla, e dove gli unici che possono vantare una qualche esperienza sono le persone più semplici e che hanno un po' di orecchio musicale e che mai si sognerebbero di porsi come esperti nei confronti di altri, mistificandoli e vendendo e rivendendo sempre il medesimo pattume truffaldino.
Un mare di persone gli audiofili che pendono dalle labbra di esperti di nulla, di millantatori, di falsi intellettuali giornalisti ignoranti.
La cosa seccante per me è che a questa presa di visione della realtà ci sono arrivato appieno in maturità e non me ne sono del tutto accorto prima.
Grandi fregature non me ne sono prese perchè ho comunque sempre cercato di ragionare con la mia testa e mi son sempre confrontato con gli amici che hanno la medesima passione, ma il merito va del tutto agli amici e a me, non certo ai guru e ad un mondo che si arricchisce sugli allocchi.
Da morte nera e secca, da morte innaturale,
da morte prematura, da morte industriale,
per mano poliziotta, di pazzo generale,
diossina o colorante, da incidente stradale,
dalle palle vaganti d' ogni tipo e ideale,
da tutti questi insieme e da ogni altro male,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Da tutti gli imbecilli d' ogni razza e colore,
dai sacri sanfedisti e da quel loro odore,
dai pazzi giacobini e dal loro bruciore,
da visionari e martiri dell' odio e del terrore,
da chi ti paradisa dicendo "è per amore",
dai manichei che ti urlano "o con noi o traditore!",
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Dai poveri di spirito e dagli intolleranti,
da falsi intellettuali, giornalisti ignoranti,
da eroi, navigatori, profeti, vati, santi,
dai sicuri di sé, presuntuosi e arroganti,
dal cinismo di molti, dalle voglie di tanti,
dall'egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Da te, dalle tue immagini e dalla tua paura,
dai preti d' ogni credo, da ogni loro impostura,
da inferni e paradisi, da una vita futura,
da utopie per lenire questa morte sicura,
da crociati e crociate, da ogni sacra scrittura,
da fedeli invasati d' ogni tipo e natura,
libera, libera, libera, libera nos Domine,
libera, libera, libera, libera nos Domine..
da morte prematura, da morte industriale,
per mano poliziotta, di pazzo generale,
diossina o colorante, da incidente stradale,
dalle palle vaganti d' ogni tipo e ideale,
da tutti questi insieme e da ogni altro male,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Da tutti gli imbecilli d' ogni razza e colore,
dai sacri sanfedisti e da quel loro odore,
dai pazzi giacobini e dal loro bruciore,
da visionari e martiri dell' odio e del terrore,
da chi ti paradisa dicendo "è per amore",
dai manichei che ti urlano "o con noi o traditore!",
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Dai poveri di spirito e dagli intolleranti,
da falsi intellettuali, giornalisti ignoranti,
da eroi, navigatori, profeti, vati, santi,
dai sicuri di sé, presuntuosi e arroganti,
dal cinismo di molti, dalle voglie di tanti,
dall'egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Da te, dalle tue immagini e dalla tua paura,
dai preti d' ogni credo, da ogni loro impostura,
da inferni e paradisi, da una vita futura,
da utopie per lenire questa morte sicura,
da crociati e crociate, da ogni sacra scrittura,
da fedeli invasati d' ogni tipo e natura,
libera, libera, libera, libera nos Domine,
libera, libera, libera, libera nos Domine..
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Isolina un femminicidio agli inizi del '900
Pubblicai questo post sul mio blog il 5 maggio 2008, lo ripropongo perchè il tema è sempre drammaticamente attuale.
Io sono nato a Verona ed ho sempre vissuto qui ma di questa storia terribile non ne avevo mai sentito parlare sino ad alcuni anni fa quando un amico me la raccontò. Incredulo dell’efferatezza del delitto, poi chiesi ad altre persone se mai ne avessero sentito parlare. Ma niente, nessuno ne sapeva qualcosa. Nessuno aveva mai sentito nominare Isolina Canuti. La città ed i suoi abitanti l’avevano rimossa completamente.
Siamo a Verona agli inizi nel 1900. Isolina, vent’anni, vive con il padre ed i fratelli in una casa grande a sufficienza per poter affittare una stanza ad un ufficiale del Regio Esercito. La ragazza resta incinta del tenente Trivulzio, figlio di una nobile famiglia di Udine. Lei tenta di tenersi il bambino forse perché lo voleva, forse per potersi sposare e così affrancare da una misera vita, ma la storia finisce nel peggiore dei modi: sul tavolo di un’osteria del centro di Verona in un mare di sangue. Qui Isolina, sotto le mani di un tenente medico ed alla presenza del tenente Trivulzio muore durante un tragico tentativo di aborto condotto con una forchetta. La ragazza urla. Nel tentativo di zittirla con un tovagliolo la soffocano. I due tenenti ora si ritrovano con un corpo da nascondere. Non si perdono d’animo e la fanno a pezzi, tanti piccoli pezzi, li chiudono in sacchi di iuta ed aiutati dai loro attendenti li gettano in Adige. Il giorno dopo, il 16 gennaio del 1900, uno di questi sacchi riemerge e viene ritrovato da alcune lavandaie. Dentro vi sono una parte dei resti della donna “13 kg e 400 grammi” riferiscono i giornali dell’epoca. Le autorità in breve tempo giunsero all’identificazione del corpo e da lì cominciò un processo che vedeva come imputato il tenente Trivulzio. Come spesso succede in Italia la politica, la destra con il Regio esercito da una parte, ed il partito socialista dall’altra, trasformò il processo in una strumentalizzazione politica, dimenticando la vittima, che anzi venne distrutta dall’opinione pubblica, ed in particolare dal popolino, sino al punto che il suo corpo, o meglio quello che le acque restituirono a più riprese, non trovò nemmeno il conforto di un rito funebre e di una sepoltura cristiana.
La storia è stata riportata alla luce e raccontata da Dacia Maraini nel libro “Isolina”.
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Letteratura
19 set 2013
Ed io creò l'uomo fuori dal gabbio
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politica
18 set 2013
Commissariamento UE prossimo venturo
Deve ancora arrivare, ma già Grillo ne gongola.
Allora, in tempi ancora non sospetti, colgo l'occasione per ringraziare l'armatore della nave silvio berlusconi e il capitan grillo/schettino.
Del pd e del resto della ciurma tralascio, che la ciurma conta un cazzo ed è prigioniera al pari di una buona parte dei passeggeri. Oddio potrebbe sempre ammutinarsi, ma naahh...non gliela faa....non gliela faa....
17 set 2013
Una politica di cadaveri
Silvio Berlusconi è un cadavere che si si appresta a riesumare il cadavere di Forza Italia e pure quello di Bertolaso.
Da una politica inetta, stiamo passando a una politica morta.
Classe dirigente zero, perchè anche gli altri si stanno attrezzando a combattere i fantasmi e a morire.
Un mare di stronzi che galleggiano in un paese alla deriva, sempre di più. Un paese che non sa adeguarsi a nessun livello ad un mondo che è cambiato.
16 set 2013
Teorie audiofile sui diffusori
Se ti compri un paio di casse da 1000 euro che non suonano, il problema è delle casse che sono scarse e dei pochi soldi che hai speso.
Se ti compri un paio di casse da 50000 euro fatte da un cantinaro, pardon un artigiano, e che non suonano la colpa è tua e non del ciofecone che ti hanno rifilato. Troppo di qualità, troppo critiche verso il resto del tuo impianto, troppo scarsa la stanza. Insomma sei un coglione, perchè il cassone da 50.000 fatto dal cantinaro, e dagliela con sto cantinaro, fatto dall'artigiano che ama la musica, presuppone una qualità talmente alta che il collo di bottiglia dipende da te. Infatti il cantinaro, pardon l'abile artigiano, prevede con un extra costo il posizionamento delle cassone in casa tua, cioè viene proprio lui di persona personalmente e alloggia in un albergo adeguato, e poi provvede alla bisogna direttamente nella tua stanza. Se poi finita l'opera di posizionamento, ancora il cassone fa schifo l'unica è pagare la parcella e cambiare casa, cercandone una adeguata, o cercare di rifilare la sola ad un altro fesso. Ma di solito i cassoni cantinari non hanno un gran mercato, per cui ...
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Se un paio di altoparlanti da 100mila euro fanno schifo
Se un paio di altoparlanti da 100mila euro fanno schifo, non si tratta di una sola grande come una montagna, ma è indice della qualità altissima dei componenti e di criticità del posizionamento, di quante persone li stanno ascoltando etc. Insomma più fanno schifo più sono di qualità.
Dovrei cominciare a raccogliere queste massime nella bibbia dell'audiofilo ortodosso.
Nota: non è una presa in giro, nè me la sono inventata, l'ho riportata pari pari.
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11 set 2013
Ho ricevuto una lettera da un uomo che stimo
Ho ricevuto una lettera da un uomo che stimo. E questa lettera mi ha fatto molto piacere perchè indirizzata anche a me, che la penso in modo differente, non credo e son pure mangiapreti.
Questa lettera di Papa Francesco ad Eugenio Scalfari ma anche a tutti i non credenti, l'ho molto apprezzata e penso sia una novità assoluta. Un dialogo è possibile ed è possibile alla pari senza essere declinato su una immanente superiorità etica intrinseca nella dialettica verità rivelata (assoluta)/verità razionale (precaria).
Riporto qui il testo della lettera papale a Scalfari, per conservarla.
Questa lettera di Papa Francesco ad Eugenio Scalfari ma anche a tutti i non credenti, l'ho molto apprezzata e penso sia una novità assoluta. Un dialogo è possibile ed è possibile alla pari senza essere declinato su una immanente superiorità etica intrinseca nella dialettica verità rivelata (assoluta)/verità razionale (precaria).
Riporto qui il testo della lettera papale a Scalfari, per conservarla.
PREGIATISSIMO Dottor Scalfari, è con viva cordialità che, sia pure solo a grandi linee, vorrei cercare con questa mia di rispondere alla lettera che, dalle pagine di Repubblica, mi ha voluto indirizzare il 7 luglio con una serie di sue personali riflessioni, che poi ha arricchito sulle pagine dello stesso quotidiano il 7 agosto.
La ringrazio, innanzi tutto, per l'attenzione con cui ha voluto leggere l'Enciclica Lumen fidei. Essa, infatti, nell'intenzione del mio amato Predecessore, Benedetto XVI, che l'ha concepita e in larga misura redatta, e dal quale, con gratitudine, l'ho ereditata, è diretta non solo a confermare nella fede in Gesù Cristo coloro che in essa già si riconoscono, ma anche a suscitare un dialogo sincero e rigoroso con chi, come Lei, si definisce "un non credente da molti anni interessato e affascinato dalla predicazione di Gesù di Nazareth".
Mi pare dunque sia senz'altro positivo, non solo per noi singolarmente ma anche per la società in cui viviamo, soffermarci a dialogare su di una realtà così importante come la fede, che si richiama alla predicazione e alla figura di Gesù. Penso vi siano, in particolare, due circostanze che rendono oggi doveroso e prezioso questo dialogo.
Esso, del resto, costituisce, come è noto, uno degli obiettivi principali del Concilio Vaticano II, voluto da Giovanni XXIII, e del ministero dei Papi che, ciascuno con la sua sensibilità e il suo apporto, da allora sino ad oggi hanno camminato nel solco tracciato dal Concilio.
La prima circostanza - come si richiama nelle pagine iniziali dell'Enciclica - deriva dal fatto che, lungo i secoli della modernità, si è assistito a un paradosso: la fede cristiana, la cui novità e incidenza sulla vita dell'uomo sin dall'inizio sono state espresse proprio attraverso il simbolo della luce, è stata spesso bollata come il buio della superstizione che si oppone alla luce della ragione. Così tra la Chiesa e la cultura d'ispirazione cristiana, da una parte, e la cultura moderna d'impronta illuminista, dall'altra, si è giunti all'incomunicabilità. È venuto ormai il tempo, e il Vaticano II ne ha inaugurato appunto la stagione, di un dialogo aperto e senza preconcetti che riapra le porte per un serio e fecondo incontro.
La seconda circostanza, per chi cerca di essere fedele al dono di seguire Gesù nella luce della fede, deriva dal fatto che questo dialogo non è un accessorio secondario dell'esistenza del credente: ne è invece un'espressione intima e indispensabile. Mi permetta di citarLe in proposito un'affermazione a mio avviso molto importante dell'Enciclica: poiché la verità testimoniata dalla fede è quella dell'amore - vi si sottolinea - "risulta chiaro che la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l'altro. Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall'irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti" (n. 34). È questo lo spirito che anima le parole che le scrivo.
La fede, per me, è nata dall'incontro con Gesù. Un incontro personale, che ha toccato il mio cuore e ha dato un indirizzo e un senso nuovo alla mia esistenza. Ma al tempo stesso un incontro che è stato reso possibile dalla comunità di fede in cui ho vissuto e grazie a cui ho trovato l'accesso all'intelligenza della Sacra Scrittura, alla vita nuova che come acqua zampillante scaturisce da Gesù attraverso i Sacramenti, alla fraternità con tutti e al servizio dei poveri, immagine vera del Signore. Senza la Chiesa - mi creda - non avrei potuto incontrare Gesù, pur nella consapevolezza che quell'immenso dono che è la fede è custodito nei fragili vasi d'argilla della nostra umanità.
Ora, è appunto a partire di qui, da questa personale esperienza di fede vissuta nella Chiesa, che mi trovo a mio agio nell'ascoltare le sue domande e nel cercare, insieme con Lei, le strade lungo le quali possiamo, forse, cominciare a fare un tratto di cammino insieme.
Mi perdoni se non seguo passo passo le argomentazioni da Lei proposte nell'editoriale del 7 luglio. Mi sembra più fruttuoso - o se non altro mi è più congeniale - andare in certo modo al cuore delle sue considerazioni. Non entro neppure nella modalità espositiva seguita dall'Enciclica, in cui Lei ravvisa la mancanza di una sezione dedicata specificamente all'esperienza storica di Gesù di Nazareth.
Osservo soltanto, per cominciare, che un'analisi del genere non è secondaria. Si tratta infatti, seguendo del resto la logica che guida lo snodarsi dell'Enciclica, di fermare l'attenzione sul significato di ciò che Gesù ha detto e ha fatto e così, in definitiva, su ciò che Gesù è stato ed è per noi. Le Lettere di Paolo e il Vangelo di Giovanni, a cui si fa particolare riferimento nell'Enciclica, sono costruiti, infatti, sul solido fondamento del ministero messianico di Gesù di Nazareth giunto al suo culmine risolutivo nella pasqua di morte e risurrezione.
Dunque, occorre confrontarsi con Gesù, direi, nella concretezza e ruvidezza della sua vicenda, così come ci è narrata soprattutto dal più antico dei Vangeli, quello di Marco. Si costata allora che lo "scandalo" che la parola e la prassi di Gesù provocano attorno a lui derivano dalla sua straordinaria "autorità": una parola, questa, attestata fin dal Vangelo di Marco, ma che non è facile rendere bene in italiano. La parola greca è "exousia", che alla lettera rimanda a ciò che "proviene dall'essere" che si è. Non si tratta di qualcosa di esteriore o di forzato, dunque, ma di qualcosa che emana da dentro e che si impone da sé. Gesù in effetti colpisce, spiazza, innova a partire - egli stesso lo dice - dal suo rapporto con Dio, chiamato familiarmente Abbà, il quale gli consegna questa "autorità" perché egli la spenda a favore degli uomini.
Così Gesù predica "come uno che ha autorità", guarisce, chiama i discepoli a seguirlo, perdona... cose tutte che, nell'Antico Testamento, sono di Dio e soltanto di Dio. La domanda che più volte ritorna nel Vangelo di Marco: "Chi è costui che...?", e che riguarda l'identità di Gesù, nasce dalla constatazione di una autorità diversa da quella del mondo, un'autorità che non è finalizzata ad esercitare un potere sugli altri, ma a servirli, a dare loro libertà e pienezza di vita. E questo sino al punto di mettere in gioco la propria stessa vita, sino a sperimentare l'incomprensione, il tradimento, il rifiuto, sino a essere condannato a morte, sino a piombare nello stato di abbandono sulla croce. Ma Gesù resta fedele a Dio, sino alla fine.
Ed è proprio allora - come esclama il centurione romano ai piedi della croce, nel Vangelo di Marco - che Gesù si mostra, paradossalmente, come il Figlio di Dio! Figlio di un Dio che è amore e che vuole, con tutto se stesso, che l'uomo, ogni uomo, si scopra e viva anch'egli come suo vero figlio. Questo, per la fede cristiana, è certificato dal fatto che Gesù è risorto: non per riportare il trionfo su chi l'ha rifiutato, ma per attestare che l'amore di Dio è più forte della morte, il perdono di Dio è più forte di ogni peccato, e che vale la pena spendere la propria vita, sino in fondo, per testimoniare questo immenso dono.
La fede cristiana crede questo: che Gesù è il Figlio di Dio venuto a dare la sua vita per aprire a tutti la via dell'amore. Ha perciò ragione, egregio Dott. Scalfari, quando vede nell'incarnazione del Figlio di Dio il cardine della fede cristiana. Già Tertulliano scriveva "caro cardo salutis", la carne (di Cristo) è il cardine della salvezza. Perché l'incarnazione, cioè il fatto che il Figlio di Dio sia venuto nella nostra carne e abbia condiviso gioie e dolori, vittorie e sconfitte della nostra esistenza, sino al grido della croce, vivendo ogni cosa nell'amore e nella fedeltà all'Abbà, testimonia l'incredibile amore che Dio ha per ogni uomo, il valore inestimabile che gli riconosce. Ognuno di noi, per questo, è chiamato a far suo lo sguardo e la scelta di amore di Gesù, a entrare nel suo modo di essere, di pensare e di agire. Questa è la fede, con tutte le espressioni che sono descritte puntualmente nell'Enciclica.
Sempre nell'editoriale del 7 luglio, Lei mi chiede inoltre come capire l'originalità della fede cristiana in quanto essa fa perno appunto sull'incarnazione del Figlio di Dio, rispetto ad altre fedi che gravitano invece attorno alla trascendenza assoluta di Dio.
L'originalità, direi, sta proprio nel fatto che la fede ci fa partecipare, in Gesù, al rapporto che Egli ha con Dio che è Abbà e, in questa luce, al rapporto che Egli ha con tutti gli altri uomini, compresi i nemici, nel segno dell'amore. In altri termini, la figliolanza di Gesù, come ce la presenta la fede cristiana, non è rivelata per marcare una separazione insormontabile tra Gesù e tutti gli altri: ma per dirci che, in Lui, tutti siamo chiamati a essere figli dell'unico Padre e fratelli tra di noi. La singolarità di Gesù è per la comunicazione, non per l'esclusione.
Certo, da ciò consegue anche - e non è una piccola cosa - quella distinzione tra la sfera religiosa e la sfera politica che è sancita nel "dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare", affermata con nettezza da Gesù e su cui, faticosamente, si è costruita la storia dell'Occidente. La Chiesa, infatti, è chiamata a seminare il lievito e il sale del Vangelo, e cioè l'amore e la misericordia di Dio che raggiungono tutti gli uomini, additando la meta ultraterrena e definitiva del nostro destino, mentre alla società civile e politica tocca il compito arduo di articolare e incarnare nella giustizia e nella solidarietà, nel diritto e nella pace, una vita sempre più umana. Per chi vive la fede cristiana, ciò non significa fuga dal mondo o ricerca di qualsivoglia egemonia, ma servizio all'uomo, a tutto l'uomo e a tutti gli uomini, a partire dalle periferie della storia e tenendo desto il senso della speranza che spinge a operare il bene nonostante tutto e guardando sempre al di là.
Lei mi chiede anche, a conclusione del suo primo articolo, che cosa dire ai fratelli ebrei circa la promessa fatta loro da Dio: è essa del tutto andata a vuoto? È questo - mi creda - un interrogativo che ci interpella radicalmente, come cristiani, perché, con l'aiuto di Dio, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II, abbiamo riscoperto che il popolo ebreo è tuttora, per noi, la radice santa da cui è germinato Gesù. Anch'io, nell'amicizia che ho coltivato lungo tutti questi anni con i fratelli ebrei, in Argentina, molte volte nella preghiera ho interrogato Dio, in modo particolare quando la mente andava al ricordo della terribile esperienza della Shoah. Quel che Le posso dire, con l'apostolo Paolo, è che mai è venuta meno la fedeltà di Dio all'alleanza stretta con Israele e che, attraverso le terribili prove di questi secoli, gli ebrei hanno conservato la loro fede in Dio. E di questo, a loro, non saremo mai sufficientemente grati, come Chiesa, ma anche come umanità. Essi poi, proprio perseverando nella fede nel Dio dell'alleanza, richiamano tutti, anche noi cristiani, al fatto che siamo sempre in attesa, come dei pellegrini, del ritorno del Signore e che dunque sempre dobbiamo essere aperti verso di Lui e mai arroccarci in ciò che abbiamo già raggiunto.
Vengo così alle tre domande che mi pone nell'articolo del 7 agosto. Mi pare che, nelle prime due, ciò che Le sta a cuore è capire l'atteggiamento della Chiesa verso chi non condivide la fede in Gesù. Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che - ed è la cosa fondamentale - la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire.
In secondo luogo, mi chiede se il pensiero secondo il quale non esiste alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma solo una serie di verità relative e soggettive, sia un errore o un peccato. Per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità "assoluta", nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l'amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione! Tant'è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt'altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita. Non ha detto forse Gesù stesso: "Io sono la via, la verità, la vita"? In altri termini, la verità essendo in definitiva tutt'uno con l'amore, richiede l'umiltà e l'apertura per essere cercata, accolta ed espressa. Dunque, bisogna intendersi bene sui termini e, forse, per uscire dalle strettoie di una contrapposizione... assoluta, reimpostare in profondità la questione. Penso che questo sia oggi assolutamente necessario per intavolare quel dialogo sereno e costruttivo che auspicavo all'inizio di questo mio dire.
Nell'ultima domanda mi chiede se, con la scomparsa dell'uomo sulla terra, scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio. Certo, la grandezza dell'uomo sta nel poter pensare Dio. E cioè nel poter vivere un rapporto consapevole e responsabile con Lui. Ma il rapporto è tra due realtà. Dio - questo è il mio pensiero e questa la mia esperienza, ma quanti, ieri e oggi, li condividono! - non è un'idea, sia pure altissima, frutto del pensiero dell'uomo. Dio è realtà con la "R" maiuscola. Gesù ce lo rivela - e vive il rapporto con Lui - come un Padre di bontà e misericordia infinita. Dio non dipende, dunque, dal nostro pensiero. Del resto, anche quando venisse a finire la vita dell'uomo sulla terra - e per la fede cristiana, in ogni caso, questo mondo così come lo conosciamo è destinato a venir meno - , l'uomo non terminerà di esistere e, in un modo che non sappiamo, anche l'universo creato con lui. La Scrittura parla di "cieli nuovi e terra nuova" e afferma che, alla fine, nel dove e nel quando che è al di là di noi, ma verso il quale, nella fede, tendiamo con desiderio e attesa, Dio sarà "tutto in tutti". Egregio Dott. Scalfari, concludo così queste mie riflessioni, suscitate da quanto ha voluto comunicarmi e chiedermi. Le accolga come la risposta tentativa e provvisoria, ma sincera e fiduciosa, all'invito che vi ho scorto di fare un tratto di strada insieme. La Chiesa, mi creda, nonostante tutte le lentezze, le infedeltà, gli errori e i peccati che può aver commesso e può ancora commettere in coloro che la compongono, non ha altro senso e fine se non quello di vivere e testimoniare Gesù: Lui che è stato mandato dall'Abbà "a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore" (Lc 4, 18-19).
Con fraterna vicinanzaFrancesco
La ringrazio, innanzi tutto, per l'attenzione con cui ha voluto leggere l'Enciclica Lumen fidei. Essa, infatti, nell'intenzione del mio amato Predecessore, Benedetto XVI, che l'ha concepita e in larga misura redatta, e dal quale, con gratitudine, l'ho ereditata, è diretta non solo a confermare nella fede in Gesù Cristo coloro che in essa già si riconoscono, ma anche a suscitare un dialogo sincero e rigoroso con chi, come Lei, si definisce "un non credente da molti anni interessato e affascinato dalla predicazione di Gesù di Nazareth".
Mi pare dunque sia senz'altro positivo, non solo per noi singolarmente ma anche per la società in cui viviamo, soffermarci a dialogare su di una realtà così importante come la fede, che si richiama alla predicazione e alla figura di Gesù. Penso vi siano, in particolare, due circostanze che rendono oggi doveroso e prezioso questo dialogo.
Esso, del resto, costituisce, come è noto, uno degli obiettivi principali del Concilio Vaticano II, voluto da Giovanni XXIII, e del ministero dei Papi che, ciascuno con la sua sensibilità e il suo apporto, da allora sino ad oggi hanno camminato nel solco tracciato dal Concilio.
La prima circostanza - come si richiama nelle pagine iniziali dell'Enciclica - deriva dal fatto che, lungo i secoli della modernità, si è assistito a un paradosso: la fede cristiana, la cui novità e incidenza sulla vita dell'uomo sin dall'inizio sono state espresse proprio attraverso il simbolo della luce, è stata spesso bollata come il buio della superstizione che si oppone alla luce della ragione. Così tra la Chiesa e la cultura d'ispirazione cristiana, da una parte, e la cultura moderna d'impronta illuminista, dall'altra, si è giunti all'incomunicabilità. È venuto ormai il tempo, e il Vaticano II ne ha inaugurato appunto la stagione, di un dialogo aperto e senza preconcetti che riapra le porte per un serio e fecondo incontro.
La seconda circostanza, per chi cerca di essere fedele al dono di seguire Gesù nella luce della fede, deriva dal fatto che questo dialogo non è un accessorio secondario dell'esistenza del credente: ne è invece un'espressione intima e indispensabile. Mi permetta di citarLe in proposito un'affermazione a mio avviso molto importante dell'Enciclica: poiché la verità testimoniata dalla fede è quella dell'amore - vi si sottolinea - "risulta chiaro che la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l'altro. Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall'irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti" (n. 34). È questo lo spirito che anima le parole che le scrivo.
La fede, per me, è nata dall'incontro con Gesù. Un incontro personale, che ha toccato il mio cuore e ha dato un indirizzo e un senso nuovo alla mia esistenza. Ma al tempo stesso un incontro che è stato reso possibile dalla comunità di fede in cui ho vissuto e grazie a cui ho trovato l'accesso all'intelligenza della Sacra Scrittura, alla vita nuova che come acqua zampillante scaturisce da Gesù attraverso i Sacramenti, alla fraternità con tutti e al servizio dei poveri, immagine vera del Signore. Senza la Chiesa - mi creda - non avrei potuto incontrare Gesù, pur nella consapevolezza che quell'immenso dono che è la fede è custodito nei fragili vasi d'argilla della nostra umanità.
Ora, è appunto a partire di qui, da questa personale esperienza di fede vissuta nella Chiesa, che mi trovo a mio agio nell'ascoltare le sue domande e nel cercare, insieme con Lei, le strade lungo le quali possiamo, forse, cominciare a fare un tratto di cammino insieme.
Mi perdoni se non seguo passo passo le argomentazioni da Lei proposte nell'editoriale del 7 luglio. Mi sembra più fruttuoso - o se non altro mi è più congeniale - andare in certo modo al cuore delle sue considerazioni. Non entro neppure nella modalità espositiva seguita dall'Enciclica, in cui Lei ravvisa la mancanza di una sezione dedicata specificamente all'esperienza storica di Gesù di Nazareth.
Osservo soltanto, per cominciare, che un'analisi del genere non è secondaria. Si tratta infatti, seguendo del resto la logica che guida lo snodarsi dell'Enciclica, di fermare l'attenzione sul significato di ciò che Gesù ha detto e ha fatto e così, in definitiva, su ciò che Gesù è stato ed è per noi. Le Lettere di Paolo e il Vangelo di Giovanni, a cui si fa particolare riferimento nell'Enciclica, sono costruiti, infatti, sul solido fondamento del ministero messianico di Gesù di Nazareth giunto al suo culmine risolutivo nella pasqua di morte e risurrezione.
Dunque, occorre confrontarsi con Gesù, direi, nella concretezza e ruvidezza della sua vicenda, così come ci è narrata soprattutto dal più antico dei Vangeli, quello di Marco. Si costata allora che lo "scandalo" che la parola e la prassi di Gesù provocano attorno a lui derivano dalla sua straordinaria "autorità": una parola, questa, attestata fin dal Vangelo di Marco, ma che non è facile rendere bene in italiano. La parola greca è "exousia", che alla lettera rimanda a ciò che "proviene dall'essere" che si è. Non si tratta di qualcosa di esteriore o di forzato, dunque, ma di qualcosa che emana da dentro e che si impone da sé. Gesù in effetti colpisce, spiazza, innova a partire - egli stesso lo dice - dal suo rapporto con Dio, chiamato familiarmente Abbà, il quale gli consegna questa "autorità" perché egli la spenda a favore degli uomini.
Così Gesù predica "come uno che ha autorità", guarisce, chiama i discepoli a seguirlo, perdona... cose tutte che, nell'Antico Testamento, sono di Dio e soltanto di Dio. La domanda che più volte ritorna nel Vangelo di Marco: "Chi è costui che...?", e che riguarda l'identità di Gesù, nasce dalla constatazione di una autorità diversa da quella del mondo, un'autorità che non è finalizzata ad esercitare un potere sugli altri, ma a servirli, a dare loro libertà e pienezza di vita. E questo sino al punto di mettere in gioco la propria stessa vita, sino a sperimentare l'incomprensione, il tradimento, il rifiuto, sino a essere condannato a morte, sino a piombare nello stato di abbandono sulla croce. Ma Gesù resta fedele a Dio, sino alla fine.
Ed è proprio allora - come esclama il centurione romano ai piedi della croce, nel Vangelo di Marco - che Gesù si mostra, paradossalmente, come il Figlio di Dio! Figlio di un Dio che è amore e che vuole, con tutto se stesso, che l'uomo, ogni uomo, si scopra e viva anch'egli come suo vero figlio. Questo, per la fede cristiana, è certificato dal fatto che Gesù è risorto: non per riportare il trionfo su chi l'ha rifiutato, ma per attestare che l'amore di Dio è più forte della morte, il perdono di Dio è più forte di ogni peccato, e che vale la pena spendere la propria vita, sino in fondo, per testimoniare questo immenso dono.
La fede cristiana crede questo: che Gesù è il Figlio di Dio venuto a dare la sua vita per aprire a tutti la via dell'amore. Ha perciò ragione, egregio Dott. Scalfari, quando vede nell'incarnazione del Figlio di Dio il cardine della fede cristiana. Già Tertulliano scriveva "caro cardo salutis", la carne (di Cristo) è il cardine della salvezza. Perché l'incarnazione, cioè il fatto che il Figlio di Dio sia venuto nella nostra carne e abbia condiviso gioie e dolori, vittorie e sconfitte della nostra esistenza, sino al grido della croce, vivendo ogni cosa nell'amore e nella fedeltà all'Abbà, testimonia l'incredibile amore che Dio ha per ogni uomo, il valore inestimabile che gli riconosce. Ognuno di noi, per questo, è chiamato a far suo lo sguardo e la scelta di amore di Gesù, a entrare nel suo modo di essere, di pensare e di agire. Questa è la fede, con tutte le espressioni che sono descritte puntualmente nell'Enciclica.
Sempre nell'editoriale del 7 luglio, Lei mi chiede inoltre come capire l'originalità della fede cristiana in quanto essa fa perno appunto sull'incarnazione del Figlio di Dio, rispetto ad altre fedi che gravitano invece attorno alla trascendenza assoluta di Dio.
L'originalità, direi, sta proprio nel fatto che la fede ci fa partecipare, in Gesù, al rapporto che Egli ha con Dio che è Abbà e, in questa luce, al rapporto che Egli ha con tutti gli altri uomini, compresi i nemici, nel segno dell'amore. In altri termini, la figliolanza di Gesù, come ce la presenta la fede cristiana, non è rivelata per marcare una separazione insormontabile tra Gesù e tutti gli altri: ma per dirci che, in Lui, tutti siamo chiamati a essere figli dell'unico Padre e fratelli tra di noi. La singolarità di Gesù è per la comunicazione, non per l'esclusione.
Certo, da ciò consegue anche - e non è una piccola cosa - quella distinzione tra la sfera religiosa e la sfera politica che è sancita nel "dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare", affermata con nettezza da Gesù e su cui, faticosamente, si è costruita la storia dell'Occidente. La Chiesa, infatti, è chiamata a seminare il lievito e il sale del Vangelo, e cioè l'amore e la misericordia di Dio che raggiungono tutti gli uomini, additando la meta ultraterrena e definitiva del nostro destino, mentre alla società civile e politica tocca il compito arduo di articolare e incarnare nella giustizia e nella solidarietà, nel diritto e nella pace, una vita sempre più umana. Per chi vive la fede cristiana, ciò non significa fuga dal mondo o ricerca di qualsivoglia egemonia, ma servizio all'uomo, a tutto l'uomo e a tutti gli uomini, a partire dalle periferie della storia e tenendo desto il senso della speranza che spinge a operare il bene nonostante tutto e guardando sempre al di là.
Lei mi chiede anche, a conclusione del suo primo articolo, che cosa dire ai fratelli ebrei circa la promessa fatta loro da Dio: è essa del tutto andata a vuoto? È questo - mi creda - un interrogativo che ci interpella radicalmente, come cristiani, perché, con l'aiuto di Dio, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II, abbiamo riscoperto che il popolo ebreo è tuttora, per noi, la radice santa da cui è germinato Gesù. Anch'io, nell'amicizia che ho coltivato lungo tutti questi anni con i fratelli ebrei, in Argentina, molte volte nella preghiera ho interrogato Dio, in modo particolare quando la mente andava al ricordo della terribile esperienza della Shoah. Quel che Le posso dire, con l'apostolo Paolo, è che mai è venuta meno la fedeltà di Dio all'alleanza stretta con Israele e che, attraverso le terribili prove di questi secoli, gli ebrei hanno conservato la loro fede in Dio. E di questo, a loro, non saremo mai sufficientemente grati, come Chiesa, ma anche come umanità. Essi poi, proprio perseverando nella fede nel Dio dell'alleanza, richiamano tutti, anche noi cristiani, al fatto che siamo sempre in attesa, come dei pellegrini, del ritorno del Signore e che dunque sempre dobbiamo essere aperti verso di Lui e mai arroccarci in ciò che abbiamo già raggiunto.
Vengo così alle tre domande che mi pone nell'articolo del 7 agosto. Mi pare che, nelle prime due, ciò che Le sta a cuore è capire l'atteggiamento della Chiesa verso chi non condivide la fede in Gesù. Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che - ed è la cosa fondamentale - la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire.
In secondo luogo, mi chiede se il pensiero secondo il quale non esiste alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma solo una serie di verità relative e soggettive, sia un errore o un peccato. Per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità "assoluta", nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l'amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione! Tant'è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt'altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita. Non ha detto forse Gesù stesso: "Io sono la via, la verità, la vita"? In altri termini, la verità essendo in definitiva tutt'uno con l'amore, richiede l'umiltà e l'apertura per essere cercata, accolta ed espressa. Dunque, bisogna intendersi bene sui termini e, forse, per uscire dalle strettoie di una contrapposizione... assoluta, reimpostare in profondità la questione. Penso che questo sia oggi assolutamente necessario per intavolare quel dialogo sereno e costruttivo che auspicavo all'inizio di questo mio dire.
Nell'ultima domanda mi chiede se, con la scomparsa dell'uomo sulla terra, scomparirà anche il pensiero capace di pensare Dio. Certo, la grandezza dell'uomo sta nel poter pensare Dio. E cioè nel poter vivere un rapporto consapevole e responsabile con Lui. Ma il rapporto è tra due realtà. Dio - questo è il mio pensiero e questa la mia esperienza, ma quanti, ieri e oggi, li condividono! - non è un'idea, sia pure altissima, frutto del pensiero dell'uomo. Dio è realtà con la "R" maiuscola. Gesù ce lo rivela - e vive il rapporto con Lui - come un Padre di bontà e misericordia infinita. Dio non dipende, dunque, dal nostro pensiero. Del resto, anche quando venisse a finire la vita dell'uomo sulla terra - e per la fede cristiana, in ogni caso, questo mondo così come lo conosciamo è destinato a venir meno - , l'uomo non terminerà di esistere e, in un modo che non sappiamo, anche l'universo creato con lui. La Scrittura parla di "cieli nuovi e terra nuova" e afferma che, alla fine, nel dove e nel quando che è al di là di noi, ma verso il quale, nella fede, tendiamo con desiderio e attesa, Dio sarà "tutto in tutti". Egregio Dott. Scalfari, concludo così queste mie riflessioni, suscitate da quanto ha voluto comunicarmi e chiedermi. Le accolga come la risposta tentativa e provvisoria, ma sincera e fiduciosa, all'invito che vi ho scorto di fare un tratto di strada insieme. La Chiesa, mi creda, nonostante tutte le lentezze, le infedeltà, gli errori e i peccati che può aver commesso e può ancora commettere in coloro che la compongono, non ha altro senso e fine se non quello di vivere e testimoniare Gesù: Lui che è stato mandato dall'Abbà "a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore" (Lc 4, 18-19).
Con fraterna vicinanzaFrancesco
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cronaca
Requiem per l'hifi - Il Risonatore di Schumann
Mi sono proposto di non scrivere più sul forum hi fi che ho frequenato per un bel po' di tempo, ma oggi c'è mancato poco. Quasi non ho resistito.
Non l'ho fatto, ed ho fatto bene, perchè non ne vale la pena date le persone e dato che mi fa tristezza vedere affondare un mondo che amo ad opera di un mare di mediocri cretini forse o forse in malafede o entrambe le cose.
La gente che parla di follie come il risonatore di Schumann è al livello degli imbonitori di strada, dei maghi da tv con le sfere di cristallo ed i tarocchi - già un normale astrologo al confronto è da premio nobel.
Riporto senza citare il marchio dell'apparecchio quanto dice un redazionale al proposito:
"Il nuovissimo xxx è l'evoluzione dell'yyy, pluripremiato ed apprezzato generatore di impulsi a bassissima frequenza per tutte le elettroniche audio, sale di ascolto, ascoltatori, un accessorio audio che migliora la qualità del suono e delle immagini.
Dopo oltre 8 anni di produzione dell'yyy, aaa presenta l'xxx. Questo modello è equipaggiato con un nuovo generatore di impulsi a più alta potenza, che è stato ottimizzato dal punto di vista acustico; l'estetica è rimasta la stessa, ma l'effetto sul suono è molto maggiore rispetto all'yyy.
Principio/Struttura:
Cosa è la "Risonanza di Schumann" ?
La "Risonanza di Schumann" è una frequenza di risonanza che viene generata in natura nella cosiddetta cavità "elettromagnetica" della terra, che si trova tra la superficie terrestre e la ionosfera. Lo scienziato che scoprì per primo le proprietà di questa cavità terrestre fu il fisico tedesco W.O. Schumann nel 1954. Si può affermare che la Risonanza di Schumann è un fenomeno connaturato da sempre alla vita della terra. La più bassa frequenza (e della più elevata intensità) della Risonanza di Schumann si trova a circa 7.83Hz.
L'uomo, insieme a tutti gli animali e le piante, hanno convissuto e sono stati protetti da questa frequenza di 7.83Hz per lunghissimo tempo. Ma recentemente molte onde radio e onde elettromagnetiche non-naturali, che influenzano negativamente il corpo umano, disturbano questa frequenza a 7.83Hz.
Possiamo affermare che generando artificialmente la frequenza di 7.83Hz produciamo molti effetti:
- Sulle apparecchiature Audio
Producendo la Risonanza di Schumann vengono neutralizzate le onde elettromagnetiche generate dagli apparecchi audio, così come le onde radio provenienti dall'esterno. Nel momento in cui tutte queste interferenze RF/EMI scompaiono diventa possibile una riproduzione musicale più pulita, il rapporto segnale-rumore aumenta e si riduce la distorsione.
- Nell'ambiente di ascolto
Inoltre, producendo la Risonanza di Schumann si verifica un effetto che neutralizza le dannose onde stazionarie. E migliora la viscosità dell'aria nella sala d'ascolto. Pertanto, la musica viene riprodotta in modo eccellente e la qualità sonora migliora in modo chiaramente udibile, mentre la profondità della scena sonora viene ad essere aumentata drammaticamente.
- Per l'ascoltatore
Un effetto ulteriore della Risonanza di Schumann, medicalmente provato, è l'attivazione di immunità cellulare. Si è affermato che la Risonanza di Schumann produce effetti rilassanti sul corpo umano, e contemporaneamente migliora la soglia dell'attenzione. Così, è possibile ascoltare dettagli del programma musicale mai sentiti prima."
Cosa devo aggiungere, nel vedere violentato in modo così ignorante e mistificante il mio mondo? Solo nausea e schifo.
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hifi
Il vano Gramellini giganteggia
L'occhiuto e vano Gramellini oggi nella sua striscetta quotidiana sulla Stampa, moralizzanteggia così:
"Il Pd è peggio del Pdl, afferma nell’aula di Montecitorio un oratore dei Cinquestelle, Di Battista. E la presidente Boldrini subito lo interrompe: non offenda. Tre volte - non offenda, non offenda, non offenda - per sottolineare la gravità inaudita del paragone. Dopo avere consultato l’ufficio Arrampicata sugli Specchi siamo pronti a credere alla teoria dell’equivoco: l’imperativo che Boldrini ha intimato con la consueta voce marmorea dai riflessi color ghiacciolo era rivolto al tono del Di Battista più che al contenuto. Altrimenti dovremmo pensare che il nome di uno dei partiti rappresentati alla Camera da lei presieduta sia da considerarsi un insulto."
Se non che, il Di Battista compiutamente ha detto "Ladri, il PD è peggio del PDL" e cambia un po' tutto il senso. Un'altra occasione per attaccare la Boldrini che agli ometti morigerati e moralizzanteggiatori proprio non piace, ed un'altra occasione per imbrattare con una vacuità preoccupante un pezzo di carta di giornale.
10 set 2013
Il complotto giustizialista contro silvio c'è
Direte "e che palle" "ce l'hai sempre con il povero silviocheperfortunacè". E invece vi sbagliate. In questo post gli voglio dar ragione sul fatto del complotto giustizialista che parte da lontano, sulla lobby internazionale che lo vuole far fuori. E' tutto vero, pensate che questa follia giustizialista abbozzata nel 1776 in America e poi sbarcata e compiutasi nel luglio del 1789 in Francia, è poi pian piano giunta sino a noi e sino a silvio. Solidarietà al povero silvio che sul complotto c'ha ragione.
9 set 2013
Un impianto hi fi da 1000 euro
Se qualcuno mi chiedesse un consiglio per un impiantino hifi da casa, volendo spendere al massimo mille euro e comprandolo nuovo, che gli potrei consigliare?
In realtà non avrei che l'imbarazzo della scelta, perchè anche se si pensa, per colpa di pochi ma rumorosi ed ignoranti, che "lo stereo" se non costa le migliaia e migliaia di euro sia una schifezza, non è così e la realtà è per fortuna un'altra.
Infatti al giorno d'oggi si può assemblare un impianto veramente hi fi spendeno meno di mille euro, senza rinunciare alla piacevolezza della musica e alla correttezza di riproduzione.
Come accennavo sono possibili n soluzioni, che se avrò modo e voglia magari illustrerò in successivi post.
Ma cominciamo con una prima proposta.
Partiamo da qualcosa di essenziale, e quindi una sorgente audio (in questo caso un lettore di cd), un amplificatore e un paio di diffusori.
Per prima cosa consiglierei componenti separati, indipendenti come alimentazione l'uno dall'altro, perchè mediamente assicurano maggiore qualità, maggiore flessibilità d'uso e maggiore possibilità di scelta rispetto ai compattoni coordinati monomarca.
Allora con ordine.
Un lettore di cd prima di tutto.
Un marchio poco conosciuto al pubblico non esperto, ma di ottima qualità è il Cambridge Audio. Cambridge è un marchio inglese, nato e cresciuto in ambito audio. Il loro cdp (cd player)Topaz Cd 5 si posiziona come prezzo sotto i 200 euro (190 per l'esattezza) nei negozi in Italia. Sono apparecchi dall'ottima musicalità che leggono vari formati audio, hanno alimentazioni ben curate, e montano convertitori wolfson - marchio i cui chip sono presenti su apparecchiature top di gamma di svariati marchi hifi.
Come amplificatore direi il nuovo Pioneer A - 20, 50 watt su 4 ohm (30 su 8), una potenza più che buona per ascoltare musica anche ad alto volume in ambito domestico, con ogni genere musicale, musica classica compresa. L'amplificatore è dotato di telecomando e si trova intorno ai 230 euro.
Come diffusori opterei per un paio di diffusori da stand che all'occorenza possano stare anche su una mensola o in una libreria.
Si tratta delle Boston Acoustics A25. Le ho sentite suonare ad una mostra e da lontano ho pensato "accidenti che suono!" poi le ho viste e l'altro pensiero è stato bellissime "chissà che costano, probabilmente una fortuna!". E invece poi si trattava di queste piccoline che si trovano sotto i 300 euro la coppia.
Non dico altro, ma mi hanno sorpreso come non mi accadeva da tempo. Se ascoltate heavy metal, non rimarrete delusi nemmeno in quel caso, certo non aspettatevi che dei woofer da 13 cm vi demoliscano i muri...stiamo parlando di un ottimo stereo e di diffusori dal rapporto qualità prezzo eccellente, ma i limiti fisici non li travalica nessuno e niente miracoli anche per oggi.
Faccimo un po di conti. Cdp 190 + ampli 230 + diffusori 280 = Totale 700 euro. Se riuscite ad ascoltarli tutti e tre assieme, o anche uno ad uno, vedrete che rimarrete sorpresi della qualità musicale che si può avere in casa al prezzo, in fondo, di un buon smartphone.
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hifi
I guardiani della normalizzazione
La premiata ditta grillo/casaleggio, che fa da triste quinta colonna del malcontento qualunquista indirizzandolo, in ossequio ai padroni di sempre, nei sicuri binari dell'omologazione.
Per chi ancora non se ne fosse accorto si guardi alla funzione salvifica che hanno avuto ad oggi del malandato centrodestra e di berlusconi in persona, e alla visita con report rivoluzionario al forum ambrosetti di ieri.
7 set 2013
Immagini fuori contesto
In sè è sconcertante e se fosse come appare mi auguro vengano presi i provvedimenti del caso.
Più preoccupante è come ci siamo assuefatti a giudicare tutto e tutti da frammenti mediatici decontestualizzati.
Preoccupante, perchè lo faccio ormai tutti i giorni, un secondo di attenzione a un frammento e poi via giù con un giudizio tranchant. Eppure non sarei una macchina, ma ne ho preso i tempi e la superficialità.
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Il ricorso contro la sentenza definitiva
Non sono un avvocato, anzi un azzeccagarbugli, ma qui siano alla babele filologica. "Ricorso contro una sentenza definitiva" e spazziamo via tutto, le categorie di significato e significante. Ognuno per sè.
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6 set 2013
Il rapper Moreno e il PD
Il rapper Moreno, campione di amici, prende le distanze dalla festa del PD e dichiara roboante "La mia musica non c'entra nulla con il PD".
Per fortuna, ci mancava pure questa, già siamo mal in arnese, siamo sopravvissuti a stento al silvio, ma con il rapper moreno non ce la faremmo.
Fossi il segretario del PD, in ogni caso, il funzionario che ha scelto questo rapper de noantri lo epurerei stalinianamente. D'accordo non essere più di sinistra, ma un limite si deve pur porre.
5 set 2013
Dischi audiofili
L'equazione è sbagliata, il credo che per avere un disco "audiophile" sia la qualità artistica a dover essere sacrificata è una grande sciocchezza.
Eppure questa credenza all'apparenza nasce dall'osservazione delle realtà. Provate infatti a comperare i prodotti di piccole e piccolissime etichette audiofile, e vi accorgerete che nella stragrande maggioranza dei casi gli artisti che vi si esibiscono sono musicisti di terza scelta. E' così in effetti, che poi il discografaro di turno vi dica che sono talenti tanto validi quanto sconosciuti, ovviamente ci sta.
In ogni caso se qualcuno volesse veramente ascoltare dischi di assoluto livello artistico e di grande cura e qualità audio, consiglierei senz'altro i dischi Blue Note anni 60, con un catalogo immenso, in particolare quelli che vedono come ing. del suono Rudy Van Gelder. Bella, bellissima la musica di artisti come Wayne Shorter, Herbie Hankock, Lee Morgan, e una miriade di altri, e una qualità audio che dovrebbe essere mandata a memoria anche dai moderni guru delle incisioni.
Già perchè quelli erano dischi la cui qualità la si poteva già apprezzare con le fonovaligie, e che ancora oggi negli impianti moderni vanno alla grande. Dischi pensati per milioni e milioni di consumatori e non per quattro pippaioli complessati. Incisioni democratiche, si potrebbe dire, e non assurde come certe attuali che se per caso non suonano bene nel tuo stereo di casa, il deus ex machina di turno ti ammonisce dicendo che il limite è tuo.
Rudy Van Gelder è nell'olimpo degli amanti della musica, perchè è stato uno dei pochissimi che ha saputo coniugare l'alta fedeltà e la grande musica, creando un sound fedele eppure del tutto originale e riconoscibile in mezzo a migliaia d'altri: il "Blue Note Sound".
Operazione riuscita a pochi, pochissimi, oggi compiutamente credo solo all'ECM di Manfred Eicher.
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4 set 2013
silvio Cancrena della Democrazia
Bisogna avere coraggio e guardare oltre l'immediato anche se le incognite sono tante. Se hai la cancrena ad una gamba speri sino all'ultimo ed avrai paura a fartela tagliare, cazzo una gamba! Ma se non lo farai l'alternativa non sarà una gamba in meno ma la vita. Ci sono anche le cancrene della democrazia e a costo di rischiare e patire è meglio sopravvivere che farsi contagiare. silvio Cancrena fora dai bal.
Venditori di fumo in hi fi
Vedevo i fantasmi ora non li vedo più.
Meglio sentivo i fantasmi ora non li sento più.
Sbagliavo una volta sentendo ciò che non c'era, o sbaglio non sentendo ciò che c'è?
Cercherò di essere meno criptico. Anni fa (avevo sì e no 30 anni e credevo ancora nei guru e che qualcuno ne sapesse di hi fi e di riproduzione della musica) coloravo i bordi dei cd con il pennarello verde e sentivo migliorare il suono, congelavo i cd e poi sentivo le differenze, cambiavo qualunque cavo e sentivo le differenze. In breve sentivo tutti i cambiamenti che mi aspettavo dovessero esserci.
Ora cd colorati e cd congelati suonano esattamente come quelli non colorati e quelli non congelati ed i cavi grosso modo son tutti uguali.
A questo punto una voce dal passato mi ha fatto osservare che semplicemente ho abbassato l'asticella delle mie aspettative e della mia capacità critica. Queste vocine dal passato che si nascondono dietro i venditori...e vorrebbero giocare pro domo loro sulle insicurezze dell'audiofilo che ha mandato all'ammasso il cervello, bastarde e fumose vocine.
Alla vocina ho risposto che solo credo di essere diventato meno insicuro e più consapevole e scafato. Fossimo in altri campi direi di essere divenuto nonostante la cattiva stampa e dubbi maestri un consumatore consapevole, cioè informato, con sviluppato senso critico ed esperienza che nessuno mi ha regalato.
I meandri della percezione sono ramificati e misteriosi, ed i venditori di illusioni lo sanno.
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3 set 2013
Mangiare la pasta una volta alla settimana
No, non è la ricetta della nuova dieta trendy post vacanze per chi ha esagerato un po' a ristoranti e locali.
No, è la nuova povertà made in italy.
Visto e ascoltato ieri sera a Presa Diretta, la storia di un disoccupato torinese che per sei giorni la settimana si mangia cibo in scatola donatogli dalla Caritas e solo il settimo si mangia un piatto di pasta calda, sempre donata dalla Caritas, perchè non può più permettersi di pagare il gas per riscaldare una pentola d'acqua.
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Audiofilia e forum di hi fi
Audiofilia, tanti non sanno nemmeno cos'è. Tanti la osteggiano e deridono pensando sia il culto di oggetti e non della musica. Io invece penso che sia un modo per amare la musica, non l'unico, ma solo uno tra tanti. Certo poi ci sono molti audiofili che sono ignoranti come le capre, che poi son quelli che determinano l'accezione negativa e caricaturale del termine "audioflo".
Ho frequentato negli ultimi anni un noto forum di appassionati. Ora però ho deciso di allontanarmene perchè, accanto ad una maggioranza di utenti in gamba ma spesso silenziosa, vi è una minoranza fatta di personaggi che vestono i panni degli spennapolli e che ovviamente si accompagnano ai polli. Per carattere non sopporto i furbetti e mi verrebbe naturale, anzi mi viene naturale ed istintivo evidenziarli, anche avvertendo le loro vittime che, spesso, sono così succubi da diventare solidali con i loro carnefici che gli rifilano , non si sa bene a quale titolo, metrate di normali spezzoni di cavo elettrico, travestito, a migliaia di euro al metro unitamente ad altri apparecchi tanto miracolosi quando cantinari. Cose da pazzi. Eppure le vittime invece di prendere coscienza di essere considerati un mare di imbecilli hanno sviluppato una sorta di sindrome di Stoccolma.
Ho frequentato negli ultimi anni un noto forum di appassionati. Ora però ho deciso di allontanarmene perchè, accanto ad una maggioranza di utenti in gamba ma spesso silenziosa, vi è una minoranza fatta di personaggi che vestono i panni degli spennapolli e che ovviamente si accompagnano ai polli. Per carattere non sopporto i furbetti e mi verrebbe naturale, anzi mi viene naturale ed istintivo evidenziarli, anche avvertendo le loro vittime che, spesso, sono così succubi da diventare solidali con i loro carnefici che gli rifilano , non si sa bene a quale titolo, metrate di normali spezzoni di cavo elettrico, travestito, a migliaia di euro al metro unitamente ad altri apparecchi tanto miracolosi quando cantinari. Cose da pazzi. Eppure le vittime invece di prendere coscienza di essere considerati un mare di imbecilli hanno sviluppato una sorta di sindrome di Stoccolma.
Direbbe De andrè "e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso".
Francamente non posso più accettare di discutere con persone indegne delle quali non posso dire per intero ciò che penso, nè sopporto di essere dileggiato dal branco di pecoroni che godono a pigliarlo dove non batte il sole.
E' stata una esperienza interessante, ho capito tante cose belle e anche lo squallore dell'interesse economico e dello sfruttamento scientifico dei fessi da parte dei cialtroni e dei loro traffichini.
Peccato, il mondo audiofilo è un mondo ormai abitato da dinosauri, in via di estinzione, checchè se ne dica. Ed è giusto che sia così. Troppi mediocri, troppe volpi che oltre ad aver sodomizzato una buona parte di appassionati hanno anche prodotto un mondo di persone insicure, nevrotiche, ignoranti di musica e, dulcis in fundo, hanno escluso economicamente le possibili nuove e giovani leve di appassionati - trasformando un hobby alla portata di tutti in uno status symbol di pochi. Un mercato rovinato ed un consuntivo disastroso che pagheranno anche gli onesti, sia operatori, sia appassionati.
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1 set 2013
Violante e la Legge è uguali per tutti
Al compagno Violante, che si possa ancora dire compagno?!, è straordinaria la dedizione con la quale ti adoperi a difendere i diritti di silvio berlusconi sembri dimenticare però che ha ricevuto una condanna in via definitiva.
La Legge è uguale per tutti, ci racconti per giustificare questa tua passione nella difesa ad oltranza del miliardario di arcore. Allora ti ricordo che le galere sono piene di poveri, di detenuti in attesa di giudizio, almeno una scaletta delle priorità in via di principio la vogliamo mettere?
Dev'essere il fascino dei soldi, che anche Grillo ha parlato nei giorni scorsi di carceri dimostrandosi molto preoccupato per le sorti di una delle figlie di Ligresti. D'accordo anche Grillo è un pregiudicato ma tutto questa premura forse sarà data dal fatto che i ricchi sono più sensibili e soffrono di più in carcere.
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