24 set 2013

Isolina un femminicidio agli inizi del '900


Pubblicai questo post sul mio blog il 5 maggio 2008, lo ripropongo perchè il tema è sempre drammaticamente attuale.


Io sono nato a Verona ed ho sempre vissuto qui ma di questa storia terribile non ne avevo mai sentito parlare sino ad alcuni anni fa quando un amico me la raccontò. Incredulo dell’efferatezza del delitto, poi chiesi ad altre persone se mai ne avessero sentito parlare. Ma niente, nessuno ne sapeva qualcosa. Nessuno aveva mai sentito nominare Isolina Canuti. La città ed i suoi abitanti l’avevano rimossa completamente.

Siamo a Verona agli inizi nel 1900. Isolina, vent’anni, vive con il padre ed i fratelli in una casa grande a sufficienza per poter affittare una stanza ad un ufficiale del Regio Esercito. La ragazza resta incinta del tenente Trivulzio, figlio di una nobile famiglia di Udine. Lei tenta di tenersi il bambino forse perché lo voleva, forse per potersi sposare e così affrancare da una misera vita, ma la storia finisce nel peggiore dei modi: sul tavolo di un’osteria del centro di Verona in un mare di sangue. Qui Isolina, sotto le mani di un tenente medico ed alla presenza del tenente Trivulzio muore durante un tragico tentativo di aborto condotto con una forchetta. La ragazza urla. Nel tentativo di zittirla con un tovagliolo la soffocano. I due tenenti ora si ritrovano con un corpo da nascondere. Non si perdono d’animo e la fanno a pezzi, tanti piccoli pezzi, li chiudono in sacchi di iuta ed aiutati dai loro attendenti li gettano in Adige. Il giorno dopo, il 16 gennaio del 1900, uno di questi sacchi riemerge e viene ritrovato da alcune lavandaie. Dentro vi sono una parte dei resti della donna “13 kg e 400 grammi” riferiscono i giornali dell’epoca. Le autorità in breve tempo giunsero all’identificazione del corpo e da lì cominciò un processo che vedeva come imputato il tenente Trivulzio. Come spesso succede in Italia la politica, la destra con il Regio esercito da una parte, ed il partito socialista dall’altra, trasformò il processo in una strumentalizzazione politica, dimenticando la vittima, che anzi venne distrutta dall’opinione pubblica, ed in particolare dal popolino, sino al punto che il suo corpo, o meglio quello che le acque restituirono a più riprese, non trovò nemmeno il conforto di un rito funebre e di una sepoltura cristiana.
La storia è stata riportata alla luce e raccontata da Dacia Maraini nel libro “Isolina”.




7 commenti:

Pupanna ha detto...

semplicemente raccapricciante il destino di questa ragazza .... sono sconcertata ...


ciao
Giovanna

3fix ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
3fix ha detto...

Dice bene Giovanna. Una storia raccapricciante e terribile. L'imbecillità umana, sino al punto di farci diventare carnefici sarà sempre inaccettabile, e Quel tenente o demente Trivulzio era proprio una gran testa di cazzo!
C'è una canzone di Claudio Baglioni, che si intitola Isolina, ma non credo c'entri tanto con questa triste Storia.
See u

2:04

Anonimo ha detto...

Bèh, sembra che Verona sia stata spesso teatro di storie che in un modo o nell'altro sono rimaste impresse nella memoria.

silvano ha detto...

Già. Il problema nel caso di Isolina, è che per tornare il fatto alla memoria, abbiamo dovuto aspettare la Maraini..e poi comunque non è stata sufficiente. Io stesso a quasi 20 anni dall'uscita del libro non lo sapevo. Pensa che tutte le carte processuali, le denunce, gli interrogatori in questura...insomma tutto ma proprio tutto ciò che riguardava quel fatto di sangue è sparito. Non si è mai saputo se a causa del tanto tempo passato o ad opera di qualcuno (propendo per la seconda ipotesi!) e la Maraini ha potuto ricostruire i fatti soltanto analizzando i giornali dell'epoca.
Cose da non credere.
Per quel che riguarda oggi mi consola solo una cosa che i miei concittadini lasciati da soli da tutto e tutti spontaneamente si sono ritrovati ed hanno organizzato un presidio:http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/cronaca/verona-presidio/1.html
Ma questo, visto che non rientra nello stereotipo della città e dei soui abitanti non si dice.
ciao, silvano.

Nadia ha detto...

pochi giorni fa ho parlato anch'io nel mio blog di violenza, è un argomento che mi lascia sempre senza fiato ma la cosa peggiore è che spesso la vittima oltre al danno subisce anche le beffarde condanne dell'opinione pubblica e non si pensa ad alleviarle il trauma bensì viene accusa oltremodo... che mondo!

Anonimo ha detto...

grazie del post
u.