Nota Post scritto l'8 luglio 2007Mercoledì scorso un collega mi ha offerto un paio di biglietti, per il concerto di Patti Smith di sabato 7 luglio 2007 al castello di Villafranca, lui non poteva più andare. Non mi sono lasciato sfuggire l'occasione e ieri sera Stefania ed io eravamo seduti in quinta fila, ad un passo dal palco. Il concerto è cominciato con un'ora di ritardo alle 22.00! Un po' seccante, noi avevamo posti prenotati per cui eravamo giunti con la dovuta calma, ma pur sempre alle 20.40.
Il concerto comincia, si abbassano le luci, la band entra, e subito dopo appare anche Lei con un cappellaccio un po' da strega e un po' da Bob Dylan stile "Desire".
Attaccano subito un vecchio pezzo reggae "The tide is high", bellissmo ed interpretato in modo magnifico. Io non avevo mai visto dal vivo la Smith, credo che d'ora in poi tutte le volte che passerà dalle nostre parti non me la lascerò più sfuggire. Sul palco appare una vera signora del rock, una dea dell'olimpo della musica. E' di una grande simpatia e gentilezza d'animo, come muove le mani il corpo, la dizione del cantato. Poi basta un riff cattivo e si trasforma istantaneamente in una rock singer dura e grintosa, che si scatarra sputando come un cammello, senza mai perdere la sua personalità unica. Sì direi che ha l'aura dei grandi musicisti quando si ha la fortuna di vederli dal vivo e si realizza istantaneamente perchè hanno trent'anni di carriera e di successi alle spalle, niente avviene per caso. I pezzi si succedono, all'inizio canzoni su ritmi lenti, una strepitosa "Changing of the guards", e ci si rende conto che Dylan è un genio della musica ma spesso non sa cantare le proprie canzoni.
Sino a quel punto il pubblico ipnotizzato dal carisma di Patti e dalla musica è rimasto seduto e disciplinato, attento, poi basta che lei, dopo aver parlottato con Lenny Kaye, attacchi "Gimme shelter" dei Rolling Stones che il pubblico istantaneamente sul riff di chitarra si alza e comincia a ballare, la platea non numerata travolge le transenne e si riversa incontenibile sino a un passo dal palco dove un energumeno del servizio di sicurezza, di almeno 150 chili coperto di tatuaggi che nemmeno Harvey Keitel in "lezioni di piano", con la sua sola presenza lo blocca.
La band è veramente grande, da subito non si nota, ma suona come uno strumento unico, compatta, granitica, una macchina da ritmo, una e-street band solo un po' meno numericamente nutrita.
Ora non ho preso appunti per cui non ricordo con esattezza tutta la scaletta, ma mi preme di segnalare una versione suggestiva e piena amore di "Are you experencied?" di Jimi Hendrix. Poi ancora una "Soul kitchen" dei Doors STREPITOSA. Ho capito cosa veramente significhi quando si parla di musica psichedelica (da sola soul kitchen varrebbe il prezzo del biglietto, indimenticabile).
Poi Patti comincia con il suo repertorio storico. Il pubblico si entusiasma a ondate, trascinato e comandato dalla leader, grande, istrionica, poetica.
Si succedono le canzoni, il tempo vola, se ne perdono i riferimenti.
Il pianoforte suona le note iniziali di "Because the night" lei la canta con il sorriso sulla bocca, il pubblico è estasiato e così pure io. Quella canzone così tante volte ascoltata, amata, lì dal vivo dalla sua voce. Magica.
Il concerto si sta avviando alla fine. Lei attacca "G-L-O-R-I-A" ed il pubblico non si contiene più, anche il gigante nazi-150chili di tatuaggi e cattiveria, prima di venire travolto dalla massa, viene allontanato da Patti in persona. Che la gente arrivi a saltare sotto il palco. "G-L-O-R-I-A" la cantiamo tutti e ogni volta che sembra debba finire, la canzone risorge dalle sue ceneri come l'araba fenice sempre più forte sempre più bella, ineusaribile nella sua incontenibile energia.
D'improvviso le luci si spengono, Patti e la band escono. Il vecchio rituale dei concerti rock. Pochi minuti e rientrano e piazzano un trittico di canzoni micidiale. Le luci diventano soffuse e lei canta dall'aldilà, da un'altra dimensione, una suggestiva "A perfect day" del suo amico Lou Reed. Indescrivibili le sensazioni suscitate ed il silenzio calato sul pubblico: direi religioso. Poi una tiratissima "People have the power", never forget! Alla fine, con il pubblico in delirio, lei imbraccia, par la prima volta durante il concerto, la chitarra elettrica e attacca la finale ed infinita ed iper rabbiosa "Rock'n'roll nigger".