5 set 2013

Dischi audiofili

L'equazione è sbagliata, il credo che per avere un disco "audiophile" sia la qualità artistica a dover essere sacrificata è una grande sciocchezza. Eppure questa credenza all'apparenza nasce dall'osservazione delle realtà. Provate infatti a comperare i prodotti di piccole e piccolissime etichette audiofile, e vi accorgerete che nella stragrande maggioranza dei casi gli artisti che vi si esibiscono sono musicisti di terza scelta. E' così in effetti, che poi il discografaro di turno vi dica che sono talenti tanto validi quanto sconosciuti, ovviamente ci sta. In ogni caso se qualcuno volesse veramente ascoltare dischi di assoluto livello artistico e di grande cura e qualità audio, consiglierei senz'altro i dischi Blue Note anni 60, con un catalogo immenso, in particolare quelli che vedono come ing. del suono Rudy Van Gelder. Bella, bellissima la musica di artisti come Wayne Shorter, Herbie Hankock, Lee Morgan, e una miriade di altri, e una qualità audio che dovrebbe essere mandata a memoria anche dai moderni guru delle incisioni. Già perchè quelli erano dischi la cui qualità la si poteva già apprezzare con le fonovaligie, e che ancora oggi negli impianti moderni vanno alla grande. Dischi pensati per milioni e milioni di consumatori e non per quattro pippaioli complessati. Incisioni democratiche, si potrebbe dire, e non assurde come certe attuali che se per caso non suonano bene nel tuo stereo di casa, il deus ex machina di turno ti ammonisce dicendo che il limite è tuo. 
Rudy Van Gelder è nell'olimpo degli amanti della musica, perchè è stato uno dei pochissimi che ha saputo coniugare l'alta fedeltà e la grande musica, creando un sound fedele eppure del tutto originale  e riconoscibile in mezzo a migliaia d'altri: il  "Blue Note Sound". 
Operazione riuscita a pochi, pochissimi, oggi compiutamente credo solo all'ECM di Manfred Eicher.

2 commenti:

allelimo ha detto...

Io non capirò mai i ragionamenti che ci sono dietro a queste posizioni.
Lasciamo da parte i dischi audiofili, mi sembrano un'assoluta aberrazione e non vale la pena parlarne.

Ma come puoi sostenere che i dischi Blue Note, con il loro "sound fedele eppure del tutto originale e riconoscibile in mezzo a migliaia d'altri: il "Blue Note Sound" siano un esempio di qualità di registrazione?

Non sto dicendo che suonino male, eh.
Ma se hanno un "loro suono" cosa c'entrano con la chimera della "riproduzione il più fedele possibile della realtà/evento sonoro originario"?

Ovvero: ma cosa diavolo è l'alta fedeltà?
Per quanto riguarda la registrazione, l'ideale dovrebbe essere una registrazione che non influisce se non in maniera infinitesimale su quanto viene registrato.
Oppure non ho capito nulla dell'hi-fi?

silvano ha detto...

Son questioni di lana caprina. Allora l'alta fedeltà serve a rendere il più approssimato possibile all'evento reale l'evento riprodotto in ambito domestico...
Come noterai si tratta di una mera illusione.
Allora l'alta fedeltà potrebbe essere, e per me lo è, quel processo che rende possibile in ambito domestico una riproduzione il più possibile credibile di un evento musicale.

Prendiamo il primo disco dei beady eye, tra l'altro non un gran che come musica, degli oasis un po' scoloriti.

Prova riprodurlo, dopo un po ti viene mal di testa, perchè, tra le altri il volume non varia mai...ha un suono forte ma piatto. Eppure nella realtà, anche parlando di musica elettrica, si sente gran bene quando il batterista picchia piano, medio o forte sul tamburo e csì degli altri musicisti. Ecco per semplificare si può dire che quella non sia un gran che come incisione e poco credibile.

Di contro sempre per semplificare un disco dove si sentano le variazioni dinamiche, per esperienza di ascolti dal vivo, risulta più credibile (di come fosse realmente il suono quando l'hanno registrato nessuno lo sa, tranne i musicisiti ed il fonico), e tu lo trovi credibile/verosimle e quindi in una qualche misura "fedele/reale".

Poi banalmente un pianoforte che suonasse come un organetto bontempi dei nostri tempi, andrebbe a collidere con la tua esperienza di come suona un pianoforte dal vivo, di quanto possa suonare forte e ricco di armoniche. Con un buono o eccellente impianto stereo ti ci puoi avvicinare...almeno un po' e puoi senz'altro riconoscere che sì non è uguale ma che si tratta di un pianoforte.

Sono esempi un po' peregrini e limitati, ma spero rendano un po' l'idea.

Seriamente, Ale, non abitiamo vicini ma nemmeno lontanissimi, se un qualche sabato ti facesse piacere di venirmi a trovare magari se ne potrebbe parlare davanti a una birra e magari ascoltando un po' di musica (ma no l'impianto).

Son qua. ;)