Da bambino credevo all'inferno, me lo immaginavo caldo, dominato dal colore rosso, fumoso, pieno di fuochi e di diavoli con la coda, le corna ed il forcone.
Immaginario di bambino, l'inferno della nostra infanzia sospeso tra fumetti e catechismi di maniera. Un'iconografia che in fondo non spaventava nessuno nemmeno i bambini, un simbolo o un tentativo troppo ingenuo di raccontare il male e la dannazione.
Da adulti poi si cambia, ai diavoli con la coda che cuocciono in enormi pentoloni peccatori nudi e urlanti non credo più.
Oggi l'inferno non lo immagino, perchè l'ho visto. L'ho visto nella foto che ho messo ad accompagnare queste parole, l'ho visto in altre migliaia di foto e filmati, l'ho visto dal vero in Germania a Buchenwald e a Mauthausen, l'ho letto nei libri, l'ho visto negli occhi di Primo Levi.
L'inferno non è un'invenzione dei preti, c'è sospeso nel tempo e il suo ritorno o meno dipende dalla nostra memoria.
Le foto che potete vedere nello slideshow, le ho fatte in occasione della mia seconda visita al campo di concentramento di Mauthausen. Foto ancora più sconvolgenti le feci a Buchenwald, ma non le posto perchè durante la visita a quel lager (deposito in italiano) mi sentii male giù nel sotterraneo dove i prigionieri venivano lasciati morire impiccati con il fil di ferro. Ricordo il dolore al petto, pensai che stavo facendo un infarto, sudavo freddo, mi mancava il respiro, senso di nausea. Cominciò a passarmi appena risalito da quel sotterraneo della tortura e della morte e dopo aver posato un sassolino sulla tomba di una vittima ebrea. Quella notte ebbi anche uno dei peggiori incubi della mia vita. Terribile come il dolore della morte e della shoah rimase intriso in quei muri di calcestruzzo di quella cantina dell'orrore.
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