11 giu 2012

La musica popolare americana di Springsteen il 10.06.2012 a Firenze


L'avevo anche scritta la recensione "tipo" del concerto di ieri sera a Firenze. Ma non mi interessa. Non dice quello che ho provato, che provo. E' stata una grande notte di rock and roll, di divertimento allo stato puro. Per sempre mi resteranno negli occhi gli occhi di mia moglie e quelli di un ragazzo che fradicio di piogga ridevano. Potendo fermare il mondo in quell'istante avrei potuto cristallizzare la felicità.
E' dono dei grandi della musica, della letteratura, dell'arte raccontare a tutti la vita e le emozioni, coniugare l'impegno e la semplicità senza banalizzare o intellettualizzare nulla.
Così ieri sera Bruce, ha raccontato di vita, di sconfitte, di esistenze, di amori preoccupandosi che tutti quelli che volevano e che non hanno fantasmi di intellettualismo nel loro sè potessero capire con facilità. La grandezza sta nel far questo senza banalizzare nulla, dando a tutto il suo giusto valore, come dice De Gregori in una canzone:

E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia) 
quando si tratta di scegliere e di andare, 
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, 
che sanno benissimo cosa fare. 
Quelli che hanno letto milioni di libri 
e quelli che non sanno nemmeno parlare, 
ed è per questo che la storia dà i brividi, 
perchè nessuno la può fermare. 

Così Springsteen ha la capacità di parlare a tutti.
S'è detto fino alla nausea che Springsteen è il rock americano, è il figlio di Dylan che sa coniugare per le masse ciò che il poeta di Duluth ha distillato; dopo l'incontro di ieri di sera mi sembra  ormai che questo luogo comune sia divenuto appunto tale e racconti solo ciò che è parziale e quindi falso.
Quando Springsteen ha imbracciato la Fender (penso fosse una Fender, ma se qualcuno più esperto ha voglia di correggere, se del caso, è il benvenuto) acustica, per suonare Workin on The Highway, ho avuto l'impressione quasi la certezza di vedere redivivo Elvis Presley. Mi sbaglierò ma quel rockabilly era perfetto e il The King oggi suonerebbe così. E poi la musica popolare dei neri d'america degli anni sessanta e settanta, con quei soul dell'Apollo Medley che arrivavano sino a scavare il blues ed il gospel.
Springsteen è l'autore che sa raccontare l'impegno con divertimento.

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