27 apr 2008

Madri e Figli


Ho visto e letto un invito alla discussione sul blog di Elsa titolato “Una mamma”, e mi son chiesto che direi io su un tema così conosciuto da noi tutti e pure così difficile da trattare per i rischi intrinseci di cadere nei luoghi comuni?
Già che direi io e che direste voi?
Ho pensato che in qualche modo si dovessero proporre degli archetipi, dei modelli generali ad abbracciare il sentire del maggior numero di persone possibili e proporre di andare all'essenza di un'esperienza universale prescindendo dal nostro vissuto personale.
Mi sono venute in mente due immagini. La prima è la pietà di Michelangelo. Ho avuto la fortuna di averla vista dal vero a S. Pietro. E' un ricordo indelebile. Una donna che non ha niente della Madonna angelicata, una donna con solo il dolore per la perdita del figlio. Da quel marmo traspare l'amore materno universale, il dolore materno universale e la semplicità e complessità della vita umana. E' commovente ammirare la Pietà perchè madre e figlio, i muscoli, la carne di quest'ultimo che si percepisce chiaramente come siano stati abbandonati dalla scintilla della vita, non sono la Madonna e Gesù ma siamo noi nella nostra vita quotidiana, nel nostro dolore quotidiano. Guardando quella statua si capisce la storia e la condizione dell'umanità come solo attraverso la mediazione dell'arte ci è concesso vedere pienamente.
La seconda immagine è data da uno dei personaggi di un grande romanzo del '900 “Furore” di John Steinbeck: Rosa Tea Joad.
Furore racconta l'odissea di una famiglia americana che negli anni della grande depressione parte per il west verso la “promised land” della California, come milioni di persone prima di loro. Il romanzo è un po' l'altra faccia della medaglia del grande sogno americano. Comunque dopo una serie infinita di vicissitudini arrivano in California, ancora traversie, e quando le cose sembrano prendere la piega giusta arriva un'alluvione e Rosa Tea che era incinta partorisce un bambino morto. Spinta dall'alluvione la famiglia Joad trova rifugio in un fienile. Lì trovano un ragazzino in compagnia del padre che sta morendo di fame....è proprio al limite non si muove più....e qui John Steinbeck “D'un tratto il ragazzo gridò: “Ma muore, vi dico! Muore di fame”. “Zitto” disse la mamma. Guardò il babbo e zio John, che stavano vicino all'uomo malato guardandolo con occhi impotenti. Poi guardò Rosa Tea avviluppata nella coperta, e aspettò d'incontrarne lo sguardo. Allora le due donne si lessero profondamente negli occhi, e Rosa Tea prese a respirare in fretta e affannosamente.
Poi disse: “Sì”.
La madre fa uscire tutti dal fienile e lascia soli Rosa Tea e l'uomo morente.
“Per un minuto Rosa Tea continuò a sedere nel silenzio frusciante del fienile. Poi si alzò faticosamente in piedi e aggiustandosi la coperta attorno al corpo, si diresse a passi lenti verso l'angolo e stette qualche secondo a contemplare la faccia smunta gli occhi fissi, allucinati. Poi lentamente si sdraiò accanto a lui. L'uomo scosse lentamente la testa in segno di rifiuto. Rosa Tea sollevò un lembo della coperta e si denudò il petto. “Su, prendete,” disse. Gli si fece più vicino e gli passò una mano sotto la testa. “Qui, qui, così.” Con la mano gli sosteneva la testa e le sue dita lo carezzavano delicatamente tra i capelli. Ella si guardava attorno, e le sue labbra sorridevano, misteriosamente.”






9 commenti:

Ponke ha detto...

Ciao Silvano,
grazie di essere passato nel mio mondo :-)
La mamma, la mamma... io vedo l'opera di Michelangelo e penso che la Madonna e mia madre hanno una cosa in comune, quella di aver perso un figlio. L'opera è bellissima, riesce a far trasparire il dolore di una madre, ma niente in confronto a quello che sentirà quando le toglieranno il figlio morto dalle braccia.

silvano ha detto...

Ciao Ponke e grazie della visita e nient'altro, non sono capace di commentare il dolore degli altri. Posso solo rispettarlo.
ciao, silvano.

Gianna ha detto...

Ciao Silvano,la pietà di Michelangelo mi ha sempre affascinata e anch'io ho avuto la fortuna di osservarla in san Pietro.Sono rimasta estasiata di fronte a questa grande opera d'arte .La mamma,per eccellenza,mi è parsa composta nel suo dolore,pacata e dolce. Sembra vegliare il figlio che dorme con uno sguardo che trasuda amore. Mamma straordinaria .
Cordialmente

Anonimo ha detto...

Ti mando un post vecchio che avevo dedicato a mia madre..forse l'hai già letto..
ciao Holden


COME SEI BUONA MADRE MIA
E' LA PRIMA COSA CHE MI VIENE DA DIRE..
SAI PERDONARMI OGNI COSA
MI DAI RAGIONE QUANDO HO TORTO
CERTE VOLTE VORREI TORNARE PICCOLO
E ABBRACCIARTI FORTE.
PASSA IL TEMPO
ORA SONO ADULTO
E NON TI VEDO QUASI MAI
EPPURE TU SEI IN ME
SARAI SEMPRE IN ME
NOI SIAMO SIMILI
UN PO' ANARCHICI
UN PO' PARTICOLARI
E ABBIAMO MILLE SEGRETI
MILLE ATTIMI DI SOFFERENZA
CUSTODITI NELLO SCRIGNO DEL PASSATO

silvano ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
silvano ha detto...

Ciao Holden, grazie della visita e del commento. Non avevo letto la tua poesia. E' molto bella e non ha niente di retorico, cosa estremamente rara trattandosi di una poesia dedicata alla propria madre ed ha anche un'altra caratteristica notevole è universale e per niente banale.
ciao, silvano.

silvano ha detto...

Ciao Stella, sì "La Pietà" è un capolavoro e certo non lo scopriamo noi. Come spesso accade con le opere d'arte, e con le immagini più in generale, ci proiettiamo dentro i nostri stati d'animo, ognuno il suo. Io ad esempio ci vedo un dolore incommensurabile e definitivo.
ciao, silvano.

Anonimo ha detto...

Io ho sempre visto la figura di mia madre come una fortezza inespugnabile, tanto docile e affettuosa con noi, quanto decisa e combattiva contro i nostri "nemici". Questo perchè a causa delle condizioni avverse in cui ci siamo trovati, ha dovuto prendere le redini e combattere senza sosta. Ma i risultati li ha raggiunti, almeno io la penso così perchè la gente ora la guarda con rispetto pensando a come ha dovuto sacrificarsi per i suoi cinque figli...

silvano ha detto...

Orgoglioso e fiero quello che hai detto.