23 ott 2010

Ha ancora senso andare a votare?

Ha ancora senso andare a votare? Lunedì scorso alla tramissione di Gad Lerner "L'infedele", ho avuto modo di ascoltare il professor De Mauro e alcune riflessioni che ha fatto. De Mauro citava degli studi condotti sull'analfabetismo delle popolazione italiana oggi. Un dato, tra gli altri, mi ha particolarmente impressionato e cioè che solo il 20% delle popolazione italiana, tra i 18 e i 65 anni, è in grado di leggere criticamente un testo, in altre parole oltre a capire il contenuto è in grado di individuare logicamente i legami di causa-effetto, ed è in ultima analisi in grado di capire la realtà, di mettere logicamente in sequenza i fatti.
Ora pensavo se un 80% non è in grado di fare scelte motivate nella vita di tutti i giorni ancora di più risulta chiaro che non sia in grado di esprimere un'opinione politica motivata e propria al momento del voto: se non si sa leggere correttamente la realtà non si esprimerà correttamente il proprio diritto di voto.
Questo forse è un problema intrinseco a tutte le democrazie e non un specificità italiana - a parte il fatto che la percentuale di ignavi certificati italiana è la peggiore in europa con l'eccezione, se non ricordo male, della Bulgaria, nonostante tutto, nonostante questi dati scoraggianti ancora la democrazia/suffragio universale potrebbe funzionare.
In condizioni normali il voto di quell'80% in base alla legge della casualità si andrebbe a dividere equamente tra le parti contendenti: un 50% a destra ed un 50% a sinistra, portando ad una sostanziale parità e dando modo all'"elite" del residuo 20% di decidere le sorti politiche e democratiche del paese.
Ma in Italia, con l'enorme ed unico al mondo, conflitto di interessi del capo del governo, quell'80% di ignavi non voterà più secondo le leggi della casualità ma, una parte almeno, secondo la volontà di un singolo non essendone nemmeno pienamente consapevole. A quel punto il voto di qualità dell'elite del 20% sarà di fatto annullato.
Ora, mi chiedo, perchè dovrei andare ancora a votare quando di fatto il voto di un gregge conta molto più del mio? Perchè devo andare a votare, a farmi prendere in giro, da un conflitto d'interessi mediale che mi schiaccia e toglie anche quel poco di qualità e discernimento insito nel mio e nel voto di quel residuo 20% che fa funzionare le (altre) democrazie ed esprime le scelte d'opinione?



9 commenti:

Cannibal Kid ha detto...

per quanto possa suonare anti-democratico, io a quell'80% togliere il diritto di voto. se uno non è in grado di comprendere un testo, probabilmente non è in grado di comprendere neanche quale sia (quale era?) l'importanza di questo diritto

accento svedese ha detto...

Sono anni che io auspico che il diritto di voto sia subordinato al superamento di un test di cultura generale e/o di conoscenza di storia e funzionamento degli organi della Repubblica Italiana. Lo superi? Puoi votare. Non lo superi? Stai a casa davanti alla tv.
Non sarebbe male.

allelimo ha detto...
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unwise ha detto...

@ allelimo: fin quando non sei andato sul personale, eravamo già in due ;)

silvano ha detto...

Non direi che si tratta di un post surreale, anzi direi iperralista se del caso. Negare che le democrazie dove non vi siano conflitti d'interesse irrisolvibili come nella fattispecie italiana, non funzionino con un 70% dei voti dati a caso e quindi equamente distribuiti ad annullarsi e che quindi gli equilibri politici vengano decisi dalla rimanente elite (del 30% nel caso di questo esempio) sinigfica negare la realtà, oppure averne una concezione idealistica e, questa sì, surreale.

Tra l'altro non mi sembra di aver indicato rimedi di alcun genere a cambiare lo status quo, essendomi limitato ad un'analisi, che potrà anche essere sbagliata o criticabile ma pur sempre un'analisi e non una soluzione atta a superare lo stallo del suffragio universale.

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Il discorso è molto complesso. I primi sostenitori del sistema democratico davano per scontato che il diritto di voto non fosse universale, per non citare la questione della negazione del voto alle donne. Secondo me, che tutti abbiano diritto di votare è una condizione minima del requisito della pari dignità umana di tutte le persone, indipendentemente dalla loro istruzione o altro. E' piuttosto una questione di classe dirigente, che non può essere selezionata solo in base al consenso. Se ci fosse lo stato davvero come entità distinta dal governo, allora l'elezione di un farabutto troverebbe valide resistenze. In sostanza una classe dirigente selezionata in base alle competenze potrebbe essere integrata da uan componente elettiva, integrata appunto ma non determinata in via esclusiva. Scusate se per le necessità di sintesi, risultassi un po' oscuro (potete sempre leggere il mio libro :-D).

Lucien ha detto...

Quello di Alle è un paradosso, però centrato. Partendo dai ragionamenti di Marco e di Accento Svedese si arriva a quel punto lì.
Perciò quoto Vincenzo.
Purtroppo quei dati di De Mauro sono da tempo tristemente noti (ci ha scritto un libro) e per me sono un motivo in più per andare a votare e tentare nel quotidiano di cambiare qualcosa in tutte le maniere che mi sono possibili.

Rouge ha detto...

Si può decidere di non andare al voto, ma poi credo si debba avere il buon gusto di accettare ciò che decidono altri per sè, senza poi pensare che non capiscano una cippa: se non partecipi alle riunioni di condominio poi non ti puoi lamentare se deliberano spese folli, no?
Preferisco quindi continuare a votare (anche se non so più per chi, ma questo è un altro discorso), se non altro per mantenere il diritto di dire la mia, e sul fatto che vinca la parte "sbagliata" beh, è la democrazia, bellezza.

allelimo ha detto...
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