Un post di dischi di vinile, di sabati pomeriggio, di quando ero un adolescente. Ragazzetto avevo una meta fissa: la Discoteca di via Pellicciai a Verona ed un preciso rituale prima di entrare. Se ero in compagnia di un amico si entrava comunque, sprezzanti del pericolo, in due ci si fa sempre un po' di coraggio, altrimenti dovevo aspettare che il negozio fosse affollato perchè così il Baffo (mitico negoziante di dischi di Verona, che poi per anni gestirà il miglior negozio di musica della città il mai troppo compianto “Rock and Jazz Emporio), non aveva tempo di venire da me e chiedermi "Posso aiutare?" "Cosa cerchi?" e se rispondevo "ma non so...." allora subito pronto ribatteva "Ma in questo negozio ci sono migliaia di titoli, possibile che non ne trovi uno che ti piaccia"?. Terribile, chi non ci è passato non può sapere cosa significhi, terribile. Arrivato, vetrina, sbirciata alle novità, sbirciata alla quantità di ragazzi all'interno del negozio, e a seconda della situazione: vado a fare un'altra vasca (lo struscio sulle via dei negozi), mi butto. La vetrina del negozio da una parte facilmente agibile, quella a destra guardandolo e, a sinistra, stretta da un muro, angusta, un bugigattolo, l'altra vetrina. Nemmeno a farlo apposta i dischi tipo sanremo, le puttanate, la disco, la compilation del festival della porchetta, mino reitano, nicola di bari, altre brutture indicibili, a destra nella mega vetrina, pink floyd, led zeppelin, Deep Purple, Bob Dylan, Rolling Stones, di tutto di più, a sinistra, dove c'era sempre anche un forte odore di piscio stagnante da sempre. A volte ho addirittura fatto il turno per entrare nel bugigattolo a guardare le copertine delle novità. Già le copertine... Adesso al tempo dei cd e dell'ipod il concetto stesso di copertina non è nemmeno proponibile. Se adesso ad un ragazzo si chiede "e la copertina com'è?" Quello se ti va bene ti risponde con l'indirizzo internet di un sito da cui lo puoi scaricare "agratis", non ti devi nemmeno registrare. Dicevo le copertine, che belle, quante ne ho guardate, desiderate. Quanti misteri dietro quelle fotografie, quelle composizioni grafiche. La copertina di "Made in Japan" tutta d'oro
e la foto centrale del gruppo, avvolto in quella magnifica luce rossastra da palcoscenico, Blackmore con i capelli da rockstar lunghi e ricci, Glover cappellaccio e posa plastica con un ginocchio piegato leggermente in avanti, e la copertina di "Made in europe" solo d'argento e la fotografia però pure virata al rosso, che magia Coverdale che sembra sputare fuoco. La copertina di "wish you were here", se i dischi erano ancora sigillati, era tutta avvolta nel cellophane nero, non si vedeva nulla, ma emanava lo stesso un gran fascino, era misteriosa ai miei occhi, e poi ancora di più quando la vedevi ormai scoperta dal cellophane, quei due uomini inquietanti che si stringono la mano ed uno incendia l'altro, e la custodia vera e propria del vinile con i testi, il tuffatore onirico e quel sacchetto di plastica rossa portato dal vento tra i filari di pioppi quanta poesia e ricordi racchiude in sè. Il fascino esoterico del prisma che scompone il raggio di luce bianca su sfondo nero. E le copertine degli yes?
ti proiettavano in un futuro romantico e sognante in mondi sospesi tra il passato ed il futuro, in bolle temporali di mondi lontanissimi che si possono raggiungere con velieri dello spazio. La copertina di Ummagumma con il suo fascino ipnotico ed i quattro pink floyd che ipnotizzano con il loro alternarsi all'infinito. Lo sguardo misterioso della mucca di Atom Heart Mother.
La grafica degli studi Hipgnosis. Mondi lontanissimi diceva un album di Battiato. In quel negozio con l'assillo del baffo che ti marcava stretto e ti chiedeva conto se non compravi, quanti viaggi, quante vite mi sono immaginato, quanto volte ho sognato di essere una rockstar o anche solo di poter un giorno vedere i miei idoli dal vivo e dirgli "suonate per me". Io mi perdevo tra gli scaffali a guardare le copertine, a guardare se i dischi si aprivano o meno, voglio dire se la copertina si apriva a libro, era importante che si aprissero a libro perchè erano più belle, c'erano più foto e probabilmente c'erano pure i testi. Cercavo di immaginare il contenuto dei solchi di dischi sconosciuti dalle copertine (a volte riuscivo, bastava concentrarsi e guardare intensamente i musicisti per sapere cosa pensavano che musica facevano, funzionava davvero) qualche volta non riuscivo e allora chiedevo di poterlo ascoltare, aspettavo si liberasse una cuffia, mi ricordo sennheiser con le spugnette copri auricolari gialle. Il baffo a questo punto guardandomi dubbioso e spesso chiedendomi prima dell'ascolto "ma lo compri vero!?", a volte ordinando "E' sigillato lo apro poi lo devi comprare, non si ascolta gratis qua." mi metteva su il disco, mi mettevo le cuffie ed il suono che usciva era splendido se rapportato a quello cui ero abituato, che bello si sentivano tanti strumenti che poi a casa spesso riuscivo solo ad immaginare.Tutto andava bene se il disco mi piaceva e lo compravo, ma se non mi piaceva? Potevo azzardare di farmene ascoltare un altro, ma questo era molto rischioso perchè a quel punto la marcatura sarebbe divenuta implacabile, avrei dovuto comunque comprare, anche una ciofeca, ma comprare. L'altra possibilità era aspettare una distrazione del baffo, sfilarsi di corsa le cuffie ed andare con passo deciso verso la porta ed uscire senza mai voltarsi. Salvo. Adesso pensavo di aver finito di parlare di dischi e di copertine, ma rimossa e spinta sù da forze misteriose un'altra copertina si vuol far ricordare è "Selling England by the pound" e
"It's one o' clock and time for lunch,
when the sun beats down and i lie on the bench,
i can always hear them talk
There's always been Ethel:
" Jacob, Wake up! You've got to tidy your room now."
e la foto centrale del gruppo, avvolto in quella magnifica luce rossastra da palcoscenico, Blackmore con i capelli da rockstar lunghi e ricci, Glover cappellaccio e posa plastica con un ginocchio piegato leggermente in avanti, e la copertina di "Made in europe" solo d'argento e la fotografia però pure virata al rosso, che magia Coverdale che sembra sputare fuoco. La copertina di "wish you were here", se i dischi erano ancora sigillati, era tutta avvolta nel cellophane nero, non si vedeva nulla, ma emanava lo stesso un gran fascino, era misteriosa ai miei occhi, e poi ancora di più quando la vedevi ormai scoperta dal cellophane, quei due uomini inquietanti che si stringono la mano ed uno incendia l'altro, e la custodia vera e propria del vinile con i testi, il tuffatore onirico e quel sacchetto di plastica rossa portato dal vento tra i filari di pioppi quanta poesia e ricordi racchiude in sè. Il fascino esoterico del prisma che scompone il raggio di luce bianca su sfondo nero. E le copertine degli yes?
ti proiettavano in un futuro romantico e sognante in mondi sospesi tra il passato ed il futuro, in bolle temporali di mondi lontanissimi che si possono raggiungere con velieri dello spazio. La copertina di Ummagumma con il suo fascino ipnotico ed i quattro pink floyd che ipnotizzano con il loro alternarsi all'infinito. Lo sguardo misterioso della mucca di Atom Heart Mother.
La grafica degli studi Hipgnosis. Mondi lontanissimi diceva un album di Battiato. In quel negozio con l'assillo del baffo che ti marcava stretto e ti chiedeva conto se non compravi, quanti viaggi, quante vite mi sono immaginato, quanto volte ho sognato di essere una rockstar o anche solo di poter un giorno vedere i miei idoli dal vivo e dirgli "suonate per me". Io mi perdevo tra gli scaffali a guardare le copertine, a guardare se i dischi si aprivano o meno, voglio dire se la copertina si apriva a libro, era importante che si aprissero a libro perchè erano più belle, c'erano più foto e probabilmente c'erano pure i testi. Cercavo di immaginare il contenuto dei solchi di dischi sconosciuti dalle copertine (a volte riuscivo, bastava concentrarsi e guardare intensamente i musicisti per sapere cosa pensavano che musica facevano, funzionava davvero) qualche volta non riuscivo e allora chiedevo di poterlo ascoltare, aspettavo si liberasse una cuffia, mi ricordo sennheiser con le spugnette copri auricolari gialle. Il baffo a questo punto guardandomi dubbioso e spesso chiedendomi prima dell'ascolto "ma lo compri vero!?", a volte ordinando "E' sigillato lo apro poi lo devi comprare, non si ascolta gratis qua." mi metteva su il disco, mi mettevo le cuffie ed il suono che usciva era splendido se rapportato a quello cui ero abituato, che bello si sentivano tanti strumenti che poi a casa spesso riuscivo solo ad immaginare.Tutto andava bene se il disco mi piaceva e lo compravo, ma se non mi piaceva? Potevo azzardare di farmene ascoltare un altro, ma questo era molto rischioso perchè a quel punto la marcatura sarebbe divenuta implacabile, avrei dovuto comunque comprare, anche una ciofeca, ma comprare. L'altra possibilità era aspettare una distrazione del baffo, sfilarsi di corsa le cuffie ed andare con passo deciso verso la porta ed uscire senza mai voltarsi. Salvo. Adesso pensavo di aver finito di parlare di dischi e di copertine, ma rimossa e spinta sù da forze misteriose un'altra copertina si vuol far ricordare è "Selling England by the pound" e
"It's one o' clock and time for lunch,
when the sun beats down and i lie on the bench,
i can always hear them talk
There's always been Ethel:
" Jacob, Wake up! You've got to tidy your room now."
10 commenti:
Ma che bel post! E' un'epoca che forse non si ripeterà più (anche se i vinili stanno tornado di moda, per cui, non si sa mai...). Ho pochi ricordi dei tempi in cui le novità discografiche uscivano in vinile; ho iniziato a comprare dischi quando si vendevano in simultanea coi cd, però ricordo benissimo quando andavo a comprarmi le musicassette. :)
ps: te lo volevo chiedere da un po', Silvano... ma l'amico comune Luka che fine ha fatto?
quanto ho amato quel disco dei genesis. Tornare a casa tenendolo sottobraccio.....
Un ricordo. Alla FNAC di Les Halles a Parigi è stata la volta in cui ho perso completamente la testa e il senso del tempo.
Era il momento di passaggio dai vinili ai cd. Ci passai tutto un pomeriggio,con la mia compagna all'inizio entusiasta (essendo pure lei un'appassionata di musica) poi rassegnata ad aspettarmi seduta anche perché incinta era incinta.
C'era il mondo là dentro: l'internet di allora.
Ricordo 2 vacanze consecutive a Londra trascorse completamente e cercare vinili dei negozietti di Soho, Notting Hill e Camden.Per comprare qualche disco in più saltavo il pasto di mezzogiorno.
Che incosciente!
Ho notato Allelimo lo sforzo e l'ho apprezzato. Mi auguro di non essere responsabile dell'insorgere di un'ulcera duodenale da stress!
;)
Ciao Mat, è un bel po' di tempo che non ci si sente. Luka non blogga più da tempo, ma sta benone ci si vede regolarmente (spero d'aver capito bene e che si tratti dello stesso Luka - :-DD
Lucien, l'ultima volta che mi son perso alle Halles è stato un paio di mesi fa...i vinili stanno riapparendo anche alla Fnac.
quanti ricordi evoca questo post...ieri sera dopo averlo letto mi son ritrovata a guardare le copertine dei miei vinili...insieme a loro a ricordare anche come erano in parte diversi i miei gusti musicati di allora...beh...ero piccina...:)...però grazie, m'hai fatto venir voglia di accendere il mio bel giradischi e metter su un vinile al posto del cd...
Chica, grazie per farmi sentire buono e portatore di buona novella.
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