11 apr 2010

Dylan Different - Ben Sidran


Capita, ogni tanto, di entrare in un negozio di dischi con nessuna idea. L'abitudine di frequentare questi luoghi in via d'estinzione è dura a morire in me e se ne andrà solo quando i luoghi stessi spariranno. Ieri mattina sono entrato alla locale Fnac, fatti i consueti giri tra gli scaffali ecco la scossa. Un album, un paio di copie solamente, di Ben Sidran nel reparto jazz ed un titolo invitante: Dylan Different.
Mi piace il jazz, mi piace Dylan, ecco il disco.
Dodici canzoni del rocker/poeta/scrittore/tutto di Duluth. L'idea di immaginare Dylan trattato alla pari dei grandi della musica americana degli anni trenta mi sembra cosa naturale. Un classico moderno ancora in attività. Un album jazz di standard, con un rocker al posto di musicisti quali Porter, Kern, Rodgers and Hammerstein, Gershwin, ecc.
Sidran legge le canzoni in chiave jazz senza però stravolgerle, offrendone una lettura rispettosa ed insieme originale.
Non teme di confrontarsi con alcune delle canzoni maggiori dello sterminato repertorio dylaniano: le interpreta e le fa sue, ne fa il suo canzoniere, il suo Dylan.
Così tra i solchi ci si può gustare una Highway 61 Revisited che scivola in un elegante e sommesso blues che non perde mai swing, una Tangled Up in Blue sciorinata come uno scioglilingua scoppiettante e divertito. Anche la super inflazionata Knockin' on Heaven's Door ne esce rigenerata e perfettamente attuale. C'è pure una sorprendente e funkeggiante Subterranean Homesick Blues a testimoniare la bravura e sensibilità di Sidran.
L'album si chiude con una grande Blowin' in The Wind, suonata come un valzer di locale notturno quando ormai tutti se ne sono andati e sulla pista solo una coppia avvinghiata ma senza più speranze nel futuro. Blowin in The Wind quasi 50 anni dopo ha perso ogni forza di denuncia, ed è diventata la cronaca della sconfitta e di tutte le disillusioni.
Non più la chitarra a sostenere quella vecchia protest song, ma un pianoforte ricco d'amore e nostalgia.

Non si fosse capito, album caldamente consigliato. In una parola: bello.

Elenco dei brani:
1. Everything Is Broken, 2. Highway 61 Revisited, 3. Tangled Up in Blue, 4. Gonna Serve Somebody, 5. Rainy Day Woman #12 & 35, 6. Ballad of a Thin Man, 7. Maggie's Farm, 8. Knockin' on Heaven's Door, 9. Subterranean Homesick Blues, 10. On the Road Again, 11. All I Really Want to Do, 12. Blowin’ in the Wind.
Musicisti:
Ben Sidran (voce, piano Wurlitzer, Hammond B3, Fender Rhodes), Alberto Mallo (batteria e percussioni), Marcello Giuliani (basso acustico ed elettrico), Rodolhpe Burger (chitarra e voce), Bob Malach (sax tenore, flauto, clarinetto), Michael Leonhart (tromba, flugelhorn), Amy Helm (voce), Georgie Fame (voci e organo), Jorge Drexler (voce), Lenor Waiting & Luca (voci), Leo Sidran (chitarre, Hammond B3, piano koto).


5 commenti:

Leandro Giovannini ha detto...

ne avevo già parlato anch'io in un post di qualche tempo fa, mi fa piacere che anche tu lo apprezzi. Non è facile misurarsi con un mostro sacro, però visto che Sidran è un artista con i controfiocchi, si può dire che l'omaggio è stato sincero e fatto bene.

Anonimo ha detto...

Geniale. Grazie per averlo segnalato ;)

Euterpe ha detto...

Ho ascoltato con un po' di pregiudizio ma alla fine mi sono ricreduto perchè effettivamente Ben rilegge in chiave diversa e ridà nuova linfa ai vecchi brani dello Zio Bob.

Cannibal Kid ha detto...

il pezzo nella clip ha un suono molto caldo e intenso. vado a cercarmi anche il resto

Maurizio Pratelli ha detto...

anche io ne avevo parlato... adoro sidran ma quetso disco non mi � piaciuto, tutto sidran e poco dylan. un abbraccio