Si chiamerà CALL ME il nuovo "Strappa e Chiama" dei Monopoli di Stato.
Dati la crisi, l'inflazione, non si vinceranno premi in denaro. ;D
31canzoni
The screen door slams Mary's dress waves Like a vision she dances across the porch As the radio plays Roy Orbison singing for the lonely Hey that's me and I want you only
31 mag 2008
29 mag 2008
Sguazzare - Charles Bukowski
cretine
Gesù Cristo
certe persone sono così cretine
che le senti
sguazzare
dentro la loro cretinaggine
mentre gli occhi
guardano fuori dalle loro
teste
hanno
quasi tutti i
pezzi: mani, piedi,
orecchie, gambe, gomiti,
intestini, unghie,
nasi e così
via
ma
non c'è niente
lì dentro
anche
se sanno
parlare,
costruire frasi -
ma quello che
gli esce
di bocca
sono i concetti
più stantii, le convinzioni
più distorte,
loro sono il deposito
di tutte le banali
stupidaggini
di
cui
sono
imbottiti
e mi urta
ascoltarli,
vorrei
correre a nascondermi
vorrei sfuggire alla loro fagocitante
inutilità
non c'è
film dell'orrore
più brutto
nè omicidio
così
irrisolto
ma
il mondo
va avanti
e
loro
vanno avanti
facendo
stupidamente
a pezzi
le mie budella
Gesù Cristo
certe persone sono così cretine
che le senti
sguazzare
dentro la loro cretinaggine
mentre gli occhi
guardano fuori dalle loro
teste
hanno
quasi tutti i
pezzi: mani, piedi,
orecchie, gambe, gomiti,
intestini, unghie,
nasi e così
via
ma
non c'è niente
lì dentro
anche
se sanno
parlare,
costruire frasi -
ma quello che
gli esce
di bocca
sono i concetti
più stantii, le convinzioni
più distorte,
loro sono il deposito
di tutte le banali
stupidaggini
di
cui
sono
imbottiti
e mi urta
ascoltarli,
vorrei
correre a nascondermi
vorrei sfuggire alla loro fagocitante
inutilità
non c'è
film dell'orrore
più brutto
nè omicidio
così
irrisolto
ma
il mondo
va avanti
e
loro
vanno avanti
facendo
stupidamente
a pezzi
le mie budella
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Editoriali politici
Leggo da anni sui giornali editoriali delle grandi firme del giornalismo. Parlano della situazione politica. Delle strategie delle destra e della sinistra. Svelano retroscena più o meno improbabili. Parole al vento rispetto un editoriale classico la cui analisi rimane valida negli anni. Essendo infine un editoriale immenso vale anche per altri campi e discipline, ad esempio il calcio: io tengo all'Internazionale F. C., conosciuta anche come Inter.
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28 mag 2008
Last Goodbye - Jeff Buckley
Vedi anche Jeff Buckley - Hallelujah
Su questo angelo dallo sguardo triste è stato scritto, detto, raccontato tutto e di più. Resta solo da attendere la benedizione di un film, magari con drappello di premi vari. Ma tranquilli non tarderà.
Credo che mai nella storia del rock, un’artista con un solo disco all’attivo (perché è bene ricordare, che stiamo parlando pur sempre di un solo disco vero pubblicato, il resto sono – belli o brutti – rimasugli, provini, speranze, sogni e delusioni varie), sia riuscito a smuovere una tale massa di emozioni, scritte e parlate. Non si contano i libri e gli eventi dedicati a questo figlio d’arte, il padre tale Tim, che forse aveva più talento, ma meno cervello, visto che è morto di overdose, fresco papà (di Jeff bell’appunto) e con una carriera in attesa del decollo definitivo. Ma siamo qui per Jeff, il figlio, colui che ha restituito al rock il bel canto. Infatti al di là di tutte le considerazione, spesso esagerate, al limite del filosofico, il vero grande merito di Jeff Buckley, oltre ad aver scritto almeno sei canzoni memorabili, destinate a diventare dei classici della cultura rock (ma forse già lo sono), è stato quello di aver restituito alla voce un ruolo dominante, di bellezza, di interpretazione, di studio, ma anche di sfida. E da anni si contano a centinaia i suoi imitatori. Poveri illusi. La storia, quando debutta con “Grace” nel 1993 (un anno prima si era affacciato con un mini CD dal vivo), gli serve un singolo e relativo videoclip per esplodere. Il brano è “Grace” appunto e così, dal nulla, Jeff Buckley diventa una star. Ho scelto però “Last Goodbye”, una canzone che ne contiene tre e ha idee per altre dieci, parte con quel giro di basso e poi la chitarra acustica che danza sopra un giro di elettrica e Jeff canta che pare un ora un angelo e ora un demone, ma sempre con fare seducente. E quando si impenna per cantare quel “kiss me, please kiss me…” a cui segue, al minuto tre un acuto da pelle d’oca, allora si vola tra le stelle e benedico la fortuna che ho preteso, quando la sera del 15 luglio del 1995, andai a Correggio per assistere al suo unico concerto italiano. Alla fine, dopo novanta minuti con gli occhi lucidi, Jeff disse “See you soon..:”. Fu il suo ultimo addio. Come è andata davvero, quella dannata sera del 29 maggio 1997, lo sanno solo le torbide acque del Mississippi.
(Gianni Della Cioppa)
27 mag 2008
Il lavoro nobilita l'uomo
Ecco una frase che non ha nessun senso e che pure ho sempre sentito sin da quando ero bambino.
Detta così, come l'ho sempre sentita, è un luogo comune, una sciocchezza che non significa niente.
Può assumere significato, buono o cattivo, se la si contestualizza. Pure le persone che amano ripeterla come una verità assoluta, sentendosi importanti, gonfiandosi come pavoni, sono quasi sempre gente o che non fa niente ma la bella vita.
Gli altri non la dicono: quelli che fanno un lavoro che non gli piace o mal pagato, ma che hanno la forza di lamentarsi della loro condizione, che protestano, si organizzano, lottano contro i soprusi; quelli che se ne stanno zitti e sopportano le piccole e grandi angherie quotidiane. Ci sono infine quelli che non parlano proprio per niente, gli invisibili che subiscono in silenzio e nel silenzio generale. Quelli che non hanno forza, non hanno voce, quelli che rimangono schiacciati e niente e nessuno li tira più fuori.
Detta così, come l'ho sempre sentita, è un luogo comune, una sciocchezza che non significa niente.
Può assumere significato, buono o cattivo, se la si contestualizza. Pure le persone che amano ripeterla come una verità assoluta, sentendosi importanti, gonfiandosi come pavoni, sono quasi sempre gente o che non fa niente ma la bella vita.
Gli altri non la dicono: quelli che fanno un lavoro che non gli piace o mal pagato, ma che hanno la forza di lamentarsi della loro condizione, che protestano, si organizzano, lottano contro i soprusi; quelli che se ne stanno zitti e sopportano le piccole e grandi angherie quotidiane. Ci sono infine quelli che non parlano proprio per niente, gli invisibili che subiscono in silenzio e nel silenzio generale. Quelli che non hanno forza, non hanno voce, quelli che rimangono schiacciati e niente e nessuno li tira più fuori.
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25 mag 2008
1984 a Pigneto - Roma
Il fatto: ROMA - "L'assalto non ha un connotato politico con una matrice, ma è piuttosto un gesto sintomo di una forte intolleranza e insofferenza". Gli investigatori spiegano così il raid contro alcuni negozi gestiti da immigrati nel quartiere romano del Pigneto avvenuto ieri.
Secondo la ricostruzione della Questura, tutto è cominciato ieri mattina quando in un negozio di alimentari di Via Macerata, gestito da un cittadino indiano, è entrato un italiano di circa 50 anni in compagnia di due giovani. Nel locale c'erano altri due clienti: un italiano e un immigrato. Il 50enne si sarebbe rivolto a quest'ultimo in modo brusco, chiamandolo Mustafà, insultandolo e chiedendogli la restituzione di 'soldi e documenti'. "I documenti te li ho messi nella buca delle lettere", avrebbe detto Mustafà, spiegando di non sapere niente del denaro, ma il 50enne gli avrebbe dato 'appuntamento' per le 17: "O mi riporti tutto o spacchiamo ogni cosa". Alle 17, puntuale, l'uomo è tornato nel negozio. Nuovo diverbio e poi il raid a colpi di bastoni. Proseguito per una decina di minuti. Il tutto sempre alla "ricerca di Mustafà". All'arrivo delle volanti del gruppo non c'era più traccia.
Il sindaco: Gianni Alemanno, è andato al Pigneto. Il primo cittadino che già ieri aveva "condannato l'aggressione ai danni di cittadini extracomunitari", oggi chiede che si fermi "la giustizia fai da te". Nega che dietro l'assalto ci siano motivazioni politiche "ma un problema di intolleranza e xenofobia di quartiere"
Il romanzo "1984" di George Orwell:"Prese il libro di storia per bambini e guardò il ritratto del Grande Fratello che campeggiava sul frontespizio. I suoi occhi lo fissarono, ipnotici. Era come se una qualche forza immensa vi schiacciasse, qualcosa che vi penetrava nel cranio e vi martellava il cervello, inculcandovi la paura di avere opinioni personali e quasi persuadendovi a negare l’evidenza di quanto vi trasmettevano i sensi. Un bel giorno il Partito avrebbe proclamato che due più due fa cinque, e voi avreste dovuto crederci. Era inevitabile che prima o poi succedesse, era nella logica stessa delle premesse su cui si basava il Partito. La visione del mondo che lo informava negava, tacitamente, non solo la validità dell’esperienza, ma l’esistenza stessa della realtà esterna. Il senso comune costituiva l’eresia delle eresie. Ma la cosa terribile non era tanto il fatto che vi avrebbero uccisi se l’aveste pensata diversamente, ma che potevano aver ragione loro. In fin dei conti, come facciamo a sapere che due più due fa quattro? O che la forza di gravità esiste davvero? O che il passato è immutabile? Che cosa succede, se il passato e il mondo esterno esistono solo nella vostra mente e la vostra mente è sotto controllo?"
Secondo la ricostruzione della Questura, tutto è cominciato ieri mattina quando in un negozio di alimentari di Via Macerata, gestito da un cittadino indiano, è entrato un italiano di circa 50 anni in compagnia di due giovani. Nel locale c'erano altri due clienti: un italiano e un immigrato. Il 50enne si sarebbe rivolto a quest'ultimo in modo brusco, chiamandolo Mustafà, insultandolo e chiedendogli la restituzione di 'soldi e documenti'. "I documenti te li ho messi nella buca delle lettere", avrebbe detto Mustafà, spiegando di non sapere niente del denaro, ma il 50enne gli avrebbe dato 'appuntamento' per le 17: "O mi riporti tutto o spacchiamo ogni cosa". Alle 17, puntuale, l'uomo è tornato nel negozio. Nuovo diverbio e poi il raid a colpi di bastoni. Proseguito per una decina di minuti. Il tutto sempre alla "ricerca di Mustafà". All'arrivo delle volanti del gruppo non c'era più traccia.
Il sindaco: Gianni Alemanno, è andato al Pigneto. Il primo cittadino che già ieri aveva "condannato l'aggressione ai danni di cittadini extracomunitari", oggi chiede che si fermi "la giustizia fai da te". Nega che dietro l'assalto ci siano motivazioni politiche "ma un problema di intolleranza e xenofobia di quartiere"
Il romanzo "1984" di George Orwell:"Prese il libro di storia per bambini e guardò il ritratto del Grande Fratello che campeggiava sul frontespizio. I suoi occhi lo fissarono, ipnotici. Era come se una qualche forza immensa vi schiacciasse, qualcosa che vi penetrava nel cranio e vi martellava il cervello, inculcandovi la paura di avere opinioni personali e quasi persuadendovi a negare l’evidenza di quanto vi trasmettevano i sensi. Un bel giorno il Partito avrebbe proclamato che due più due fa cinque, e voi avreste dovuto crederci. Era inevitabile che prima o poi succedesse, era nella logica stessa delle premesse su cui si basava il Partito. La visione del mondo che lo informava negava, tacitamente, non solo la validità dell’esperienza, ma l’esistenza stessa della realtà esterna. Il senso comune costituiva l’eresia delle eresie. Ma la cosa terribile non era tanto il fatto che vi avrebbero uccisi se l’aveste pensata diversamente, ma che potevano aver ragione loro. In fin dei conti, come facciamo a sapere che due più due fa quattro? O che la forza di gravità esiste davvero? O che il passato è immutabile? Che cosa succede, se il passato e il mondo esterno esistono solo nella vostra mente e la vostra mente è sotto controllo?"
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Canzone n. 17 "Autogrill" - Francesco Guccini
Canzone n. 17 "AUTOGRILL" Francesco Guccini dall'album omonimo. Con Guccini è come con De Andrè, quasi impossibile scegliere una canzone. In realtà la scelta l'ho fatta escludendone in sequenza almeno una decina e questo solo perché già mi ero dato una regola e avevo selezionato. Autogrill anch'essa è alla fine frutto della casualità!?
Sull'autore non mi viene niente di acuto da dire, temo suonerebbe comunque retorico.
Debbo riconoscenza a Guccini che attraverso le sue canzoni ha contribuito a formarmi culturalmente. Se amo leggere, se amo la letteratura, lo debbo, tra gli altri, a lui.
La canzone è un piccolo capolavoro intimista.
Potrebbe essere la traccia per un romanzo, per la sceneggiatura di un film, la descrizione di una sensazione di smarrimento, di nostalgia. E' il racconto di uno di quei momenti che capitano nella vita: si incontra uno sconosciuto, una sconosciuta che si sa non si rivedrà più e, però, si intuisce empaticamente che proprio lì, in quel momento, quella persona si sente sola e che se le si rivolgesse la parola aprirebbe il suo cuore, che sarebbe bello darsi un'altra occasione, cancellare i propri fallimenti, le miserie che tutti abbiamo dentro.
Un mondo nuovo davanti....per un attimo... ancora una possibilità; un altro universo da esplorare e dal quale essere esplorati, conquistati, una nuova verginità, perchè siamo tutti profondamente soli:
"Senti, senti io ti vorrei parlare...Non so come cominciare:
non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia?
Non lasciamo che trabocchi: vieni, andiamo, andiamo via.".
Quanta verità e nostalgia in questi versi. Quanto gioia, dolore, storia si trovano nelle persone che incrociamo per strada, nei vicini che ci limitiamo a salutare tutti i giorni, nelle persone che ci sono amiche, che amiamo ma di cui tante cose non sappiamo né sapremo mai. Storie e vite che ignoreremo sempre, affinità sfiorate e non colte per strada, persone bellissime che non scopriremo mai. Ecco di tutto questo parla la canzone, e lo fa bene, con la sensibilità, la profondità e la lievità tipiche di un grande poeta, che entra nell'animo umano e in poche righe ne coglie l'essenzialità.
Sull'autore non mi viene niente di acuto da dire, temo suonerebbe comunque retorico.
Debbo riconoscenza a Guccini che attraverso le sue canzoni ha contribuito a formarmi culturalmente. Se amo leggere, se amo la letteratura, lo debbo, tra gli altri, a lui.
La canzone è un piccolo capolavoro intimista.
Potrebbe essere la traccia per un romanzo, per la sceneggiatura di un film, la descrizione di una sensazione di smarrimento, di nostalgia. E' il racconto di uno di quei momenti che capitano nella vita: si incontra uno sconosciuto, una sconosciuta che si sa non si rivedrà più e, però, si intuisce empaticamente che proprio lì, in quel momento, quella persona si sente sola e che se le si rivolgesse la parola aprirebbe il suo cuore, che sarebbe bello darsi un'altra occasione, cancellare i propri fallimenti, le miserie che tutti abbiamo dentro.
Un mondo nuovo davanti....per un attimo... ancora una possibilità; un altro universo da esplorare e dal quale essere esplorati, conquistati, una nuova verginità, perchè siamo tutti profondamente soli:
"Senti, senti io ti vorrei parlare...Non so come cominciare:
non la vedi, non la tocchi oggi la malinconia?
Non lasciamo che trabocchi: vieni, andiamo, andiamo via.".
Quanta verità e nostalgia in questi versi. Quanto gioia, dolore, storia si trovano nelle persone che incrociamo per strada, nei vicini che ci limitiamo a salutare tutti i giorni, nelle persone che ci sono amiche, che amiamo ma di cui tante cose non sappiamo né sapremo mai. Storie e vite che ignoreremo sempre, affinità sfiorate e non colte per strada, persone bellissime che non scopriremo mai. Ecco di tutto questo parla la canzone, e lo fa bene, con la sensibilità, la profondità e la lievità tipiche di un grande poeta, che entra nell'animo umano e in poche righe ne coglie l'essenzialità.
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francesco guccini
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23 mag 2008
La competitività della produzione nel libero mercato
Escatologia, ontologia della globalizzazione e della produzione di beni materiali.
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libero mercato
a walk in the woods
22 mag 2008
Razzismo... un errore di percezione?
Mi ero ripromesso di non tornare per un po’sulla questione razzismo, intolleranza. Ne ho parlato tanto sia nei post sia nei commenti a post altrui. Avremmo bisogno di una pausa, tutti.
Abbiamo individuato nella rappresentazione del problema sicurezza più che nella sicurezza vera e propria la causa della recrudescenza razzista.
Le persone, molte, sono impaurite perché non sanno distinguere ciò che è reale da ciò che è mediatico.
Abbiamo biasimato, attaccato le persone che ingenuamente pensano che il primo problema italiano siano i rom e gli immigrati clandestini.
Penso e pensiamo che questi siano vittime ignoranti di un sistema, si facciano strumentalizzare.
Poi questa mattina mi è venuto un dubbio.
E se anche noi fossimo vittime ingenue di una rappresentazione?
Se questi episodi a sfondo razzista ci fossero sempre stati, ma mai prima rappresentati, e fossero tutto sommato marginali e fisiologici in un paese di 60 milioni di abitanti?
Siamo sicuri di non essere vittime di un clamoroso errore di percezione?
Mi piacerebbe avere il conforto della vostra opinione…
Abbiamo individuato nella rappresentazione del problema sicurezza più che nella sicurezza vera e propria la causa della recrudescenza razzista.
Le persone, molte, sono impaurite perché non sanno distinguere ciò che è reale da ciò che è mediatico.
Abbiamo biasimato, attaccato le persone che ingenuamente pensano che il primo problema italiano siano i rom e gli immigrati clandestini.
Penso e pensiamo che questi siano vittime ignoranti di un sistema, si facciano strumentalizzare.
Poi questa mattina mi è venuto un dubbio.
E se anche noi fossimo vittime ingenue di una rappresentazione?
Se questi episodi a sfondo razzista ci fossero sempre stati, ma mai prima rappresentati, e fossero tutto sommato marginali e fisiologici in un paese di 60 milioni di abitanti?
Siamo sicuri di non essere vittime di un clamoroso errore di percezione?
Mi piacerebbe avere il conforto della vostra opinione…
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20 mag 2008
Intolleranza sull'autobus a Verona
Questo almeno per un po' sarà il mio ultimo post ad occuparsi di immigrazione, razzismo, intolleranza. Questo per la semplice ragione che ormai nei blog sembra esserci la corsa a manifestare quanto siamo buoni noi, che scriviamo e ci battiamo perchè rimangano condizioni di civiltà minime nella società, e quanto siano cattivi gli altri, che era da una vita che aspettavano di diventare razzisti.
Insomma per un po' smetto perchè comincio a sentirmi come Bruno Vespa in quella famosa puntata di Porta a Porta sul delitto di Cogne con il plastico, lo zoccolo ed il mestolone.
Insomma per un po' smetto perchè comincio a sentirmi come Bruno Vespa in quella famosa puntata di Porta a Porta sul delitto di Cogne con il plastico, lo zoccolo ed il mestolone.
Quello che segue è un articolo apparso un paio di giorni fa sul quotidiano di Verona L'Arena.
LA STORIA. La dottoressa Silvia Ayon, nicaraguense, dirigente della ong ProgettoMondo Mlal
«Io, straniera umiliata fra il silenzio di tutti»
«Aggredita a parole sul bus: lascia il posto a noi italiani»
«La prima volta ho pensato a un errore. La seconda a una coincidenza fortuita, al fatto di aver incontrato una donna isterica nel giorno sbagliato.
Ma oggi…, oggi era difficile non capire che quel signore anziano ce l’aveva proprio con me. Che sebbene l’autobus fosse mezzo vuoto, e i posti a sedere tanti, lui voleva il "mio" posto. Perché era il posto che a suo parere spettava solo a un italiano di qui. Quindi a lui. Io insomma non "dovevo" salire su quell’autobus, "occupare" un posto. Ancora tremo dalla rabbia che sentivo crescere in me. Mi vergognavo nel provare un sentimento cattivo per un signore anziano. Ho provato a zittirlo, a chiedergli rispetto per una donna, una signora, una professionista… Inutile, l’uomo continuava a urlare che noi stranieri dobbiamo andarcene, smettere di rubare il lavoro agli altri, sparire».
Silvia Elena Ayon, nata in Nicaragua 44 anni fa, una laurea e una specializzazione in Economia urbana, dopo tanti anni a Firenze vive a Peschiera con il marito, veneto originario di Rovigo, e un figlio che frequenta la terza elementare.
Venerdì mattina era arrivata in città con il treno. Poi alle 9.30 è salita sull’autobus 12 per raggiungere il suo ufficio allo Stadio. Dal luglio 2007 è coordinatrice dell’ufficio Progettazione dell’organismo di cooperazione internazionale ProgettoMondo Mlal. Scrive progetti per Unione europea, Ministero degli Esteri e altri organismi internazionali della cooperazione allo sviluppo.
Silvia Ayon è una donna tutta d’un pezzo. Detesta solo il pensiero remoto di apparire debole, o che qualcuno possa non riconoscerle il massimo dell’efficienza e della preparazione.
È un osso duro. «Ma non oggi», dice in un sussurro. E si capisce che se la prende con se stessa. Perché questa volta quel che è successo non l’ha trovata preparata. Per lavoro si occupa di temi legati a quello dei diritti umani. Ma nel suo lavoro le violazioni accadono in Paesi lontani, dove il cammino per la democrazia è ancora lungo, in America latina o Africa, i due continenti dove l’Ong veronese ha in fase di realizzazione per conto di finanziatori pubblici e privati 41 progetti, per 21 milioni di euro.
Anche per questo, ciò che sta accadendo da qualche settimana le pare perfino incredibile. «Peschiera. Tornavo a casa. Una signora seduta di fronte a me comincia a parlar male degli stranieri. Si sa, è un po’ il tema del momento. Ma la donna parla rivolgendosi a me, mi fissa con aria di sfida. Vuole che io abbia una reazione. Ma io sono stanca, e poi il discorso non mi interessa, il dibattito sui mass media è diventato stucchevole anche per me. Ma la donna incalza. Mi indica agli altri come esemplare di "quegli extracomunitari che vengono a vivere in Italia e credono di poter fare ciò che vogliono".
«Mercoledì, alle 9.30 circa, sono invece sull’autobus a Verona, linea 11. Sono di spalle e sento un colpo dietro alla nuca. L’autobus è affollato e mi sposto il possibile. Ma ecco che arriva un colpo di gomito tra le scapole, perdo il respiro per un attimo. Mi volto sorpresa, è una donna della mia età che mi sibila: "Hai capito sì o no che devi spostarti?" La guardo allibita. Penso a un’incomprensione, un momento sbagliato. Poi passa un altro giorno ed ecco che mi ricapita. Questa volta sulla linea 12. Un autobus a quell’ora praticamente vuoto. Quell’uomo sui 70 anni si avvicina a me che guardo altrove e a bassa voce dice qualcosa che non capisco. Scusi?
Levati - mi dice - qui mi siedo io. E io, ingenua, penso di indicargli un altro posto poco più in là. Ma lui non vuole che "io" occupi quel posto. Mi sento gelare. Mi trovo a gridare contro di lui. Sento in me un inizio di violenza che non conosco.
«Ma cosa sta accadendo? Io non voglio che questo capiti a me. Non voglio che capiti a Verona. Siamo così felici a Peschiera. Mio figlio è così contento di essere italiano. Ma l’aspetto forse più spaventoso è la facilità con cui l’uomo mi ha trattato così. E il silenzio nell’autobus. Improvvisamente scopro una cosa terribile: che tutto questo è già normalità. È possibile che questo accada senza che nessuno fiati. Ma non per paura. Per pigrizia, per assuefazione».
«Mi chiedo: che sta succedendo a Verona? Oggi è toccato "persino a me" ma ogni giorno in treno vedo qualcosa di simile. Un controllore che strattona un nero perché a suo dire (poi si scoprirà che non è vero) non ha timbrato il biglietto. Se fosse stato un veronese? Due mesi fa ero con mio figlio di 8 anni. Italiano nell’aspetto e nelle generalità. Ci indicano come "stranieri". Mi sento morire. Ma stranieri a cosa?»
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19 mag 2008
La storia siamo noi – Manuale di sopravvivenza
Leggo in questi giorni in giro sui blog che ci sono moltissime persone preoccupate della situazione rom e xenofobia (e fanno, anzi facciamo bene a preoccuparci) e che hanno la netta sensazione di essere una minoranza. Leggendo i giornali sembra che la maggioranza degli italiani bruci baracche ed insegua per strada con il bastone gli avversari politici.
Sarò un illuso ma credo che il mondo dei media sia ormai in buona parte autoreferenziale e descriva la realtà che più gli fa comodo. I giornali accendono i riflettori e ingigantiscono polemiche e situazioni alla bisogna. Ora per un altro po' ci saranno i rom ed i loro sgomberi, poi arriveranno gli europei di calcio e ci accorgeremo che i rom non ci sono più, e se l’Italia dovesse vincere si farà un governo allargato alle opposizioni, ci vorremo tutti bene ed anche i leghisti scopriranno di essere italiani; poi arriveranno le olimpiadi, ci risarà per un po’ il Tibet poverino; poi il caldo, e quindi il grande caldo; in agosto 500 milioni di italiani invaderanno l'autostrada del sole, ci sarà il calvario sulla Salerno Reggio Calabria; il ponte di Messina bisognerà pur farlo o no? consulente pro e consulente contro; poi a settembre ci sarà l'autunno caldo, i sindacati verso lo sciopero generale e la fiammata dell’inflazione.
Ora i media non cambieranno, bisogna sforzarsi di leggere criticamente tutto, anche le banalità e, possibilmente, guardare con occhio ancora più critico la televisione...e guardarla poco. Non sto proponendo una fuga dal reale, ma dall'irreale sì. Temo che però un discorso di questo tipo rimanga in un qualche modo discorso di pochi. Di solito la gente va a casa la sera stanca dal lavoro e si beve passivamente tutto ciò che passa la tele, ed i giornali non li legge. Ovvio che queste persone si prestano più che bene ad essere manipolate. Diceva un blogger :"ma a Napoli c'è anche gente solidale, che aiuta i rom, solo che non viene rappresentata." C'è, ci sono queste persone, e sono convinto che siano tanti, almeno potenzialmente.
Per cui a questo punto non perdiamo di vista il reale scambiandolo con la sua rappresentazione, non perdiamoci d'animo e non impauriamoci.
Vorrei chiudere questo post con le parole di una stupenda canzone che, con la sensibilità della poesia, esprime compiutamente quello che ho cercato di dire io:
La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono "Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera".
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perchè nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.
La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.
Sarò un illuso ma credo che il mondo dei media sia ormai in buona parte autoreferenziale e descriva la realtà che più gli fa comodo. I giornali accendono i riflettori e ingigantiscono polemiche e situazioni alla bisogna. Ora per un altro po' ci saranno i rom ed i loro sgomberi, poi arriveranno gli europei di calcio e ci accorgeremo che i rom non ci sono più, e se l’Italia dovesse vincere si farà un governo allargato alle opposizioni, ci vorremo tutti bene ed anche i leghisti scopriranno di essere italiani; poi arriveranno le olimpiadi, ci risarà per un po’ il Tibet poverino; poi il caldo, e quindi il grande caldo; in agosto 500 milioni di italiani invaderanno l'autostrada del sole, ci sarà il calvario sulla Salerno Reggio Calabria; il ponte di Messina bisognerà pur farlo o no? consulente pro e consulente contro; poi a settembre ci sarà l'autunno caldo, i sindacati verso lo sciopero generale e la fiammata dell’inflazione.
Ora i media non cambieranno, bisogna sforzarsi di leggere criticamente tutto, anche le banalità e, possibilmente, guardare con occhio ancora più critico la televisione...e guardarla poco. Non sto proponendo una fuga dal reale, ma dall'irreale sì. Temo che però un discorso di questo tipo rimanga in un qualche modo discorso di pochi. Di solito la gente va a casa la sera stanca dal lavoro e si beve passivamente tutto ciò che passa la tele, ed i giornali non li legge. Ovvio che queste persone si prestano più che bene ad essere manipolate. Diceva un blogger :"ma a Napoli c'è anche gente solidale, che aiuta i rom, solo che non viene rappresentata." C'è, ci sono queste persone, e sono convinto che siano tanti, almeno potenzialmente.
Per cui a questo punto non perdiamo di vista il reale scambiandolo con la sua rappresentazione, non perdiamoci d'animo e non impauriamoci.
Vorrei chiudere questo post con le parole di una stupenda canzone che, con la sensibilità della poesia, esprime compiutamente quello che ho cercato di dire io:
La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono "Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera".
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perchè nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.
La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.
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francesco de gregori
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18 mag 2008
In memoria di un Italiano Onesto - Enzo Tortora
Premessa.
Questo è un commento ad un post di un nuovo amico (mi auguro), Luigi Serra. Ho poi deciso di pubblicare il commento come tale sul blog di Luigi e come articolo sul mio di blog.
Ciao Luigi, grazie della visita. Sono venuto a trovarti e sono subito stato sviato dal tuo blog principale per entrare in quello nuovo grazie al tema che hai proposto: Enzo Tortora.
Il suo arresto, come altri fatti più o meno luttuosi di quegli anni, Moro, Peppino Impastato, Dozier la stazione di Bologna, Ustica, è entrato nella memoria collettiva. Mi ricordo Portobello, e quando lo arrestarono, ero allora al liceo. Ricordo con senso di colpa il sentimento che allora mi prese "Eh lo sapevo non poteva essere così buono. Era tutto un personaggio finto! Come gli altri e peggio degli altri." Che imbarazzo qualche tempo dopo quando vidi gli accusatori, gente inguardabile dei millantatori della peggior specie, dei pentiti finti che sostenevano ed erano sostenuti da una magistratura inqualificabile. Ma il gap, l'imbarazzo, secondo me, era culturale ed emblematico: una persona onesta e di successo non era comprensibile nell'immaginario mio e della maggioranza degli italiani, sostenuti in questo da dei media che in quell'occasione diedero il peggio di sè.
Quell'uomo in manette che sfilava tra telecamere e flash, con il senno di poi, simboleggiava la sconfitta degli italiani per bene. Infatti abbiamo perso.
Gli unici lungimiranti che lo sostennero in quell'occasione, furono i radicali. Marco Pannella dimostrò candidando Tortora di trovarsi a vivere nel futuro, di vedere molto più acutamente degli altri politici. Per questa ragione a volte sembra folle quello che dice: perchè è un profeta laico.
Tornando a Tortora, quello che lui visse sulla sua pelle poi in una qualche misura l'ha vissuto anche il paese, le forze migliori, più sane, furono marginalizzate. Una nuova e pessima società dell'immagine e dei magliari si affermò.
Bello Luigi, il ricordo di un italiano onesto.
Ciao, silvano.
Questo è un commento ad un post di un nuovo amico (mi auguro), Luigi Serra. Ho poi deciso di pubblicare il commento come tale sul blog di Luigi e come articolo sul mio di blog.
Ciao Luigi, grazie della visita. Sono venuto a trovarti e sono subito stato sviato dal tuo blog principale per entrare in quello nuovo grazie al tema che hai proposto: Enzo Tortora.
Il suo arresto, come altri fatti più o meno luttuosi di quegli anni, Moro, Peppino Impastato, Dozier la stazione di Bologna, Ustica, è entrato nella memoria collettiva. Mi ricordo Portobello, e quando lo arrestarono, ero allora al liceo. Ricordo con senso di colpa il sentimento che allora mi prese "Eh lo sapevo non poteva essere così buono. Era tutto un personaggio finto! Come gli altri e peggio degli altri." Che imbarazzo qualche tempo dopo quando vidi gli accusatori, gente inguardabile dei millantatori della peggior specie, dei pentiti finti che sostenevano ed erano sostenuti da una magistratura inqualificabile. Ma il gap, l'imbarazzo, secondo me, era culturale ed emblematico: una persona onesta e di successo non era comprensibile nell'immaginario mio e della maggioranza degli italiani, sostenuti in questo da dei media che in quell'occasione diedero il peggio di sè.
Quell'uomo in manette che sfilava tra telecamere e flash, con il senno di poi, simboleggiava la sconfitta degli italiani per bene. Infatti abbiamo perso.
Gli unici lungimiranti che lo sostennero in quell'occasione, furono i radicali. Marco Pannella dimostrò candidando Tortora di trovarsi a vivere nel futuro, di vedere molto più acutamente degli altri politici. Per questa ragione a volte sembra folle quello che dice: perchè è un profeta laico.
Tornando a Tortora, quello che lui visse sulla sua pelle poi in una qualche misura l'ha vissuto anche il paese, le forze migliori, più sane, furono marginalizzate. Una nuova e pessima società dell'immagine e dei magliari si affermò.
Bello Luigi, il ricordo di un italiano onesto.
Ciao, silvano.
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16 mag 2008
Khorakhane' - A forza di essere vento
Questa canzone è tratta dall'ultimo album di studio di Fabrizio De Andrè " Anime salve". La sua voce calda ci accompagna in un viaggio dentro la storia di un popolo. Lo fa da poeta, con immagini, suggestioni, emozioni. Nel finale la voce di Dori Ghezzi regala la bellezza del volo, dell'essere vento.
Sullo sfondo immagini di Auschwitz.
Il minutaggio della canzone è di 5 minuti e 28 secondi, poi la bella voce di De Andrè con quel rimpianto accento genovese racconta una storia, offrendo una visuale nuova ed inedita per molti di noi.
Sullo sfondo immagini di Auschwitz.
Il minutaggio della canzone è di 5 minuti e 28 secondi, poi la bella voce di De Andrè con quel rimpianto accento genovese racconta una storia, offrendo una visuale nuova ed inedita per molti di noi.
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15 mag 2008
Grillo: l'arci italiano del peggio
Un grande Eugenio Scalfari dice una grande verità, scomoda come tutte le grandi verità.
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Guerre tra poveri
Scene di situazioni lasciate incancrenire offerte generosamente dalla televisione.
Povere persone esasperate e disperate per strada, alla ricerca di una vendetta, facce terrorizzate di donne e bambini e vecchi rom che fuggono da baracche vergognose.
Poveri contro poveri.
Persone strumentalizzate, impaurite che commettono atti che mai avrebbero commesso in vita loro, bruciando, distruggendo.
Guerre tra poveri che rischiano di tramutarsi in incendi.
Povere persone esasperate e disperate per strada, alla ricerca di una vendetta, facce terrorizzate di donne e bambini e vecchi rom che fuggono da baracche vergognose.
Poveri contro poveri.
Persone strumentalizzate, impaurite che commettono atti che mai avrebbero commesso in vita loro, bruciando, distruggendo.
Guerre tra poveri che rischiano di tramutarsi in incendi.
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14 mag 2008
Il duo Feltri Travaglio
Questo video spassosissimo risale ormai ad un paio di anni fa. Feltri e Travaglio raccontano del mausoleo di Berlusconi. Dialogo molto ironico, molto divertente. Forse, a ben guardare, anche un poco adulante. Prove di Corte medioevale?
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13 mag 2008
"Libera nos Domine" - Una preghiera laica
Quando accendo la televisione, leggo un giornale, spesso vedo facce e leggo cose che mi fanno arrabbiare o mi annoiano. Quella processione incessante sempre degli stessi personaggi che dicono sempre le stesse cose, che sorridono ammiccanti al solito giornalista compiacente. Visi che da dietro lo schermo mi fanno le stesse raccomandazioni tutti i giorni. Facce che considerano imbecille il pubblico che li ascolta. Avanzi di galera che mi fanno la morale. Ebbene quando non li reggo più mi riascolto in una sorta di catarsi liberatoria una vecchia canzone di Francesco Guccini "Libera nos Domine", che risale ormai a trenta e più anni fa ma che non si decide a passare di moda. Ascoltarla, recitarla come un rosario è efficace e risulta sempre... sempre... sempre... attuale.
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12 mag 2008
Veronesi de Soca & de Ancò - Epilogo
Sabato pomeriggio doveva tenersi la Festa "Veronesi de Soca & de Ancò" già programata da tempo e, in seguito ai tragici avvenimenti dell'assassinio di Nicola Tommasoli, a lui dedicata. E' stata annullata con ordinanza comunale. Motivazione: proclamazione del lutto cittadino per la morte di Nicola Tommasoli. Peccato che il lutto cittadino abbia riguardato solo la festa delle associazioni: le scuole sono rimaste aperte, i negozi sono rimasti aperti, business as usual.
Il funerale di Tommasoli, per espressa volontà della famiglia, si è tenuto in forma strettamente privata e non è stata invitata alcuna autorità cittadina eccezion fatta per il comandante dei carabinieri.
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Il funerale di Tommasoli, per espressa volontà della famiglia, si è tenuto in forma strettamente privata e non è stata invitata alcuna autorità cittadina eccezion fatta per il comandante dei carabinieri.
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Viaggi
Anch' io
come i pittori
possiedo i miei modelli
Un giorno
ed è già ieri
dalla piattaforma di un autobus
guardavo le donne
scendere per rue d'Amsterdam
D'improvviso attraverso il vetro del tram
ne scoprii una
che non avevo veduto salire
Seduta e sola pareva sorridere
E subito mi piacque moltissimo
ma subito
m'accorsi che era mia moglie
Ne fui felice.
Jacques Prevert
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poesia
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Letteratura
10 mag 2008
Clandestina provocazione - ok fatto!
Leggo oggi sul giornale che cominciano a filtrare dal palazzo le prime voci sui primi provvedimenti che il nuovo governo adotterà. Il primissimo di cui si ha notizia consisterebbe in un disegno di Legge che preveda che la clandestinità diventi reato penale e che quindi i clandestini vengano immediatamente espulsi. Ora tralasciando alcune minuzie tecniche del tipo che, essendoci in Italia l'obbligatorietà dell'azione penale e che quindi ad ogni arresto di clandestino, debba anche seguire un processo che accerti la sussistenza del reato stesso, mi chiedevo come faranno.
Risolto il discorso del processo, magari con la negazione dello stesso (ok fatto), restano i numeri.
E' difficile indicare un numero di clandestini univoco, mi sembra che l'oscillazione dei dati vada da un minimo di 300.000 ad un massimo di 700.00.
Prendiamo pure la cifra più bassa: 300.000.
Come faremo ad individuarli, arrestarli, raccoglierli ed infine accompagnarli alla frontiera (quale?) per l'espulsione?
Allora per arrestarli probabilmente bisognerà coinvolgere tutte le forze di polizia disponibili sollevandole da tutti gli altri compiti: ok fatto.
Per raccogliere tutta questa gente (300.000 sono una città di dimensione rispettabile) le carceri non bastano, bisognerà pensare ad appositi campi con baracche di legno come alloggiamento e recinzioni non murarie (i muri costano troppo e ci si mette troppo tempo), quindi dei paletti e del filo spinato potrebbero essere ok; altrimenti soluzione geniale potrebbero servire all'uopo gli stadi (il campionato di calcio sta finendo:ok fatto).
Problema trasporto. Una volta individuata la frontiera (temo che sarà un grosso problema), come ce li trasportiamo? Si potrebbe fare con i pullman! Dunque vediamo: 300.000/50 (che sono i posti di un pullman) è uguale a 6000. Non abbiamo considerato che 6000 pullman sono veramente tanti e che una lunghezza media del pullma di 13 metri moltiplicato per 6000 (numero pullman) dà una coda in autostrada di 78 km (tralasciando la distanza di sicurezza e la scorta) , mmhh mi sa troppo complicato: collassa il sistema autostradale del Nord Italia, si fermano le aziende...no costa troppo. Toccherà ripiegare sui treni, anche lì i costi sono alti ma si potrebbe pensare a dei vagoni senza sedili dove il clandestino, magari un po' strettino, potrebbe stare in piedi. Ok fatto, vada per il treno.
Risolto il discorso del processo, magari con la negazione dello stesso (ok fatto), restano i numeri.
E' difficile indicare un numero di clandestini univoco, mi sembra che l'oscillazione dei dati vada da un minimo di 300.000 ad un massimo di 700.00.
Prendiamo pure la cifra più bassa: 300.000.
Come faremo ad individuarli, arrestarli, raccoglierli ed infine accompagnarli alla frontiera (quale?) per l'espulsione?
Allora per arrestarli probabilmente bisognerà coinvolgere tutte le forze di polizia disponibili sollevandole da tutti gli altri compiti: ok fatto.
Per raccogliere tutta questa gente (300.000 sono una città di dimensione rispettabile) le carceri non bastano, bisognerà pensare ad appositi campi con baracche di legno come alloggiamento e recinzioni non murarie (i muri costano troppo e ci si mette troppo tempo), quindi dei paletti e del filo spinato potrebbero essere ok; altrimenti soluzione geniale potrebbero servire all'uopo gli stadi (il campionato di calcio sta finendo:ok fatto).
Problema trasporto. Una volta individuata la frontiera (temo che sarà un grosso problema), come ce li trasportiamo? Si potrebbe fare con i pullman! Dunque vediamo: 300.000/50 (che sono i posti di un pullman) è uguale a 6000. Non abbiamo considerato che 6000 pullman sono veramente tanti e che una lunghezza media del pullma di 13 metri moltiplicato per 6000 (numero pullman) dà una coda in autostrada di 78 km (tralasciando la distanza di sicurezza e la scorta) , mmhh mi sa troppo complicato: collassa il sistema autostradale del Nord Italia, si fermano le aziende...no costa troppo. Toccherà ripiegare sui treni, anche lì i costi sono alti ma si potrebbe pensare a dei vagoni senza sedili dove il clandestino, magari un po' strettino, potrebbe stare in piedi. Ok fatto, vada per il treno.
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9 mag 2008
Veronesi de Soca & de Ancò
*NELLA MIA CITTA' NESSUNO E' STRANIERO*
*SABATO 10 MAGGIO*
*DALLE ORE 16.30 ALLE ORE 19.00*
*CORTILE MERCATO VECCHIO*
*VERONA*
Sabato 10 maggio dalle ore 16.30 alle ore 19.00, presso Cortile Mercato Vecchio, il Cartello di associazioni "Nella mia città nessuno è straniero" organizza un evento pubblico con canti, poesie e racconti dei "Veronesi de soca e de ancò", per ricordare quelli che un tempo partivano e conoscere i nuovi che oggi arrivano nella nostra città.
Con l'esplosivo Roberto Puliero ripercorreremo, non senza ridere e scherzare, il percorso dei nostri bisnonni emigranti e potremo così anche reincontrare i "pitochi" per le vie della città.
Grazia De Marchi, accompagnata dalla fisarmonica di Giuseppe Zambon, canterà l'incontro tra culture e musiche, tra la canzone popolare veronese e il tango argentino.
Alessandro Anderloni ci farà incontrare una coppia di migranti davvero speciali che si misero in viaggio oltre 2000 anni fa, mentre Tommaso Rossi, nella Verona di Giulietta e Romeo, ci commuoverà con la storia di due nuovi veronesi.
Eros Olivotto ci trasporterà sulle ali della poesia, attraverso ed oltre i confini, alla ricerca della "patria".
E ancora musica con Noel Ortega, artista veronese di origini filippine, per un pomeriggio di allegria!
Per maggiori informazioni contattare Cestim Onlus, tel. 045 8011032
Associazioni aderenti al cartello:
A.b.c.s., Arci, Ass. Don Tonino Bello, Ass. per la Pace, Ass. Villa Buri, Avvocati di Strada, Capolinea, Centro Don Calabria, Centro Missionario Diocesano, Centro Pastorale Immigrati, Centro per i diritti del malato e per il diritto alla salute, Cesaim, Cestim, Cgil, Cisl, Uil, Anolf Cisl, Comitato di Solidarietà con il Popolo Eritreo, Comunità dei Giovani, Comunità La Madonnina, Consulta Comunale dell'Immigrazione, Coop.
La casa per gli immigrati, Coop. La Rondine, Emergency Verona, Emmaus Villafranca, Enti Locali per la Pace, Gruppo Ecclesiale Veronese tra i Rom e i Sinti, Il Cireneo, La Fraternità, Movimento Nonviolento, Nigrizia, Pangea, Pax Christi, ProgettoMondo Mlal, Rete Guinea Bissau, Rete di Condivisione della Comunità di San Nicolò all'Arena, Rete Lilliput, Rete Radié Resch, SAE, Unione Allievi di Don Mazza, Vita Virtus Onlus.
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7 mag 2008
Remote Control
L'omicidio di Nicola Tommasoli.
Credo che ciò che è accaduto sia terribile. Quei 5 ragazzi mi auguro che vengano condannati e scontino per intero la pena.
Non credo che sia stato solo un gesto di follia come sento ripetere dalle persone incredule e da una parte dei media.
Certo lì, sul momento, poteva passare chiunque: di sinistra, destra, centro e loro lo avrebbero comunque ammazzato.
Ma l'omicidio che hanno commesso è stato politico. Il loro retroterra culturale li ha portati a quella violenza bestiale.
Per essere nazisti non occorre molto basta essere cretini, almeno a livello di manovalanza. Questo erano quei ragazzi: dei manovali (con tutto il rispetto per i manovali veri, quelli che si smazzano per 4 lire da mattina a sera) della criminalità politica. Ad un livello così basso da non sapere nemmeno scegliere le vittime: "passavano di lì"... "erano comodi quei tre ragazzi che passeggiavano pacificamente nella loro città", poi assalendoli alle spalle era anche più comodo.
Ovvio che, a delle teste di legno come quei cinque, qualcuno ha pure detto cosa fare.
Un'istruzione semplice che potessero capire dei deficienti come loro:
ODIA, ODIA, ODIA,
ODIA QUELLI CHE NON SI VESTONO COME TE,
ODIA QUELLI CHE NON HANNO IL TUO COLORE,
ODIA CHI VIENE DA FUORI,
ODIA IL POVERO,
ODIA IL TOSSICODIPENDENTE,
ODIA L'OMOSESSUALE,
ODIA IL MERIDIONALE,
ODIA IL DEBOLE,
ODIA IL VU' CUMPRA',
ODIA TUTTI, ODIA IL PERFIDO EBREO.
TU SEI FORTE, TU SEI UN UOMO, TU NON DEVI CHIEDERE NIENTE A NESSUNO.
Questo sono quegli assassini in carcere: delle nullità telecomandate.
Chi ha schiacciato play?
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Credo che ciò che è accaduto sia terribile. Quei 5 ragazzi mi auguro che vengano condannati e scontino per intero la pena.
Non credo che sia stato solo un gesto di follia come sento ripetere dalle persone incredule e da una parte dei media.
Certo lì, sul momento, poteva passare chiunque: di sinistra, destra, centro e loro lo avrebbero comunque ammazzato.
Ma l'omicidio che hanno commesso è stato politico. Il loro retroterra culturale li ha portati a quella violenza bestiale.
Per essere nazisti non occorre molto basta essere cretini, almeno a livello di manovalanza. Questo erano quei ragazzi: dei manovali (con tutto il rispetto per i manovali veri, quelli che si smazzano per 4 lire da mattina a sera) della criminalità politica. Ad un livello così basso da non sapere nemmeno scegliere le vittime: "passavano di lì"... "erano comodi quei tre ragazzi che passeggiavano pacificamente nella loro città", poi assalendoli alle spalle era anche più comodo.
Ovvio che, a delle teste di legno come quei cinque, qualcuno ha pure detto cosa fare.
Un'istruzione semplice che potessero capire dei deficienti come loro:
ODIA, ODIA, ODIA,
ODIA QUELLI CHE NON SI VESTONO COME TE,
ODIA QUELLI CHE NON HANNO IL TUO COLORE,
ODIA CHI VIENE DA FUORI,
ODIA IL POVERO,
ODIA IL TOSSICODIPENDENTE,
ODIA L'OMOSESSUALE,
ODIA IL MERIDIONALE,
ODIA IL DEBOLE,
ODIA IL VU' CUMPRA',
ODIA TUTTI, ODIA IL PERFIDO EBREO.
TU SEI FORTE, TU SEI UN UOMO, TU NON DEVI CHIEDERE NIENTE A NESSUNO.
Questo sono quegli assassini in carcere: delle nullità telecomandate.
Chi ha schiacciato play?
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4 mag 2008
La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca!
E' da un paio di mesi che sono presente su blogger con mia soddisfazione. Mi sto divertendo, ho conosciuto parecchie persone. Mi sembra che la composizione sociologica del “popolo blogger” ricalchi la composizione della più ampia società. Anche se vedo che alcuni si ritengono, proprio per il fatto di avere un blog e di scrivere le loro cose sul web, un'avanguardia (a me pare proprio di no).
Ma c'è una cosa che non mi è piaciuta e che non mi piace e di cui alcuni sono vittima (io per primo): l'insopportabile senso di autoreferenzialità delle proprie opinioni per il semplice fatto di esprimerle in un luogo visibile a molti e, nell'immaginario, a tutti. E' il caso di scendere dal piedistallo e di tornare con i piedi per terra. E per farlo si consiglia la visione di un pezzo classico del cinema italiano. Per un ritorno alla realtà e tirarsela di meno!
Ma c'è una cosa che non mi è piaciuta e che non mi piace e di cui alcuni sono vittima (io per primo): l'insopportabile senso di autoreferenzialità delle proprie opinioni per il semplice fatto di esprimerle in un luogo visibile a molti e, nell'immaginario, a tutti. E' il caso di scendere dal piedistallo e di tornare con i piedi per terra. E per farlo si consiglia la visione di un pezzo classico del cinema italiano. Per un ritorno alla realtà e tirarsela di meno!
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fantozzi
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3 mag 2008
Specchio - Sylvia Plath
Sono d'argento e rigoroso. Non ho preconcetti.
Quello che vedo lo ingoio all'istante
così com'è, non velato d'amore o da avversione.
Non sono crudele sono solo veritiero -
l'occhio di un piccolo dio quadrangolare.
Passo molte ore a meditare sulla parete di fronte.
E' rosa e macchiettata. La guardo da tanto tempo
che credo che faccia parte del mio cuore. Ma c'è e non c'è.
Facce e buio ci separano ripetutamente
Ora sono un lago. Una donna si china su di me,
cercando nella sua distesa ciò che lei è veramente.
Poi si volge alle candele o alla luna, quelle bugiarde.
Vedo la sua schiena e la rifletto fedelmente.
Lei mi ricompensa con lacrime ed un agitare di mani.
Sono importante per lei. Va e viene.
Ogni mattina è la sua faccia che prende il posto del buio.
In me ha annegato una ragazza e in me una vecchia
sale verso di lei giorno dopo giorno come un pesce
tremendo.
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sylvia palth
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2 mag 2008
Verità e caricature
Questa storia mi è stata raccontata da un amico.
Narra di uno scrittore che una sera stanco se ne va a dormire. Si stende sul letto, spegne la luce. E mentre si trova non più sveglio ma non ancora addormentato comincia a sognare, in quella terra di nessuno che è il dormiveglia dove la realtà si confonde con la fantasia. Comincia a fare questo sogno stranissimo, non gliene era mai capitato uno simile. Lì nella sua camera da letto comincia una sfilata di tutte le persone che ha conosciuto nella vita. Queste persone però hanno una particolarità rispetto a quelle reali: ne sono le caricature. E' una sfilata lunghissima, uno alla volta passano ai piedi del letto, lo guardano e lo salutano. Lui li riconosce tutti, si ricorda attraverso quelle bocche e nasi e menti ed occhi ed orecchi abnormi anche di persone che vide tanto tempo fa e solo una volta. Allo scrittore, ormai anziano, in tutta la sua vita non era mai capitato un sogno tanto reale quanto insolito. Nel sogno sente che il giorno dopo non si ricorderà più dei volti e dei particolari per cui con un grande sforzo decide di svegliarsi e scriverne. Detto fatto è alla sua scrivania. Scrive, scrive di facce, di persone con grandi nasi, bocche, menti smisurati ecc. Riempie centinaia di fogli e capisce perchè siano tutti delle caricature. Gli sembra dapprima e poi si sente sicuro di cogliere la verità di questo fenomeno. Il sogno gli ha raccontato in modo misterioso e confuso che all'inizio del mondo ancor prima dell'avvento dell'uomo, non vi erano le verità. Vi erano solo idee semplici e libere ed indipendenti. Poi con il tempo queste idee semplici si andarono ad aggregare e progressivamente a strutturare per formare le verità. Nacquero così tante, tantissime verità: la verità della vita, la verità della morte, la verità di Dio, la verità dell'amore, la verità dell'odio e così via. Poi nel mondo apparve l'uomo ed era bello e puro ed i suoi lineamenti erano dolci e nobili. Quando vide la verità cominciò a prenderne possesso. Chi ne prendeva una, chi due, i più forti anche cinque, sei dieci. Il vecchio scrittore sosteneva che erano le verità a rendere le persone delle caricature. Diceva che quando qualcuno faceva propria una verità, la prendeva per sè, viveva sotto i dettami di questa, ne diventava schiavo e si trasformava in una caricatura e la verità stessa diventava un inganno.
Il vecchio era molto curioso, nonostante gli anni aveva serbato in sé l'ingenuità e la sete di sapere di un bambino. Non pubblicò mai quel libro con la sua verità e non diventò mai una caricatura.
Ispirato da un racconto di S. Anderson.
Narra di uno scrittore che una sera stanco se ne va a dormire. Si stende sul letto, spegne la luce. E mentre si trova non più sveglio ma non ancora addormentato comincia a sognare, in quella terra di nessuno che è il dormiveglia dove la realtà si confonde con la fantasia. Comincia a fare questo sogno stranissimo, non gliene era mai capitato uno simile. Lì nella sua camera da letto comincia una sfilata di tutte le persone che ha conosciuto nella vita. Queste persone però hanno una particolarità rispetto a quelle reali: ne sono le caricature. E' una sfilata lunghissima, uno alla volta passano ai piedi del letto, lo guardano e lo salutano. Lui li riconosce tutti, si ricorda attraverso quelle bocche e nasi e menti ed occhi ed orecchi abnormi anche di persone che vide tanto tempo fa e solo una volta. Allo scrittore, ormai anziano, in tutta la sua vita non era mai capitato un sogno tanto reale quanto insolito. Nel sogno sente che il giorno dopo non si ricorderà più dei volti e dei particolari per cui con un grande sforzo decide di svegliarsi e scriverne. Detto fatto è alla sua scrivania. Scrive, scrive di facce, di persone con grandi nasi, bocche, menti smisurati ecc. Riempie centinaia di fogli e capisce perchè siano tutti delle caricature. Gli sembra dapprima e poi si sente sicuro di cogliere la verità di questo fenomeno. Il sogno gli ha raccontato in modo misterioso e confuso che all'inizio del mondo ancor prima dell'avvento dell'uomo, non vi erano le verità. Vi erano solo idee semplici e libere ed indipendenti. Poi con il tempo queste idee semplici si andarono ad aggregare e progressivamente a strutturare per formare le verità. Nacquero così tante, tantissime verità: la verità della vita, la verità della morte, la verità di Dio, la verità dell'amore, la verità dell'odio e così via. Poi nel mondo apparve l'uomo ed era bello e puro ed i suoi lineamenti erano dolci e nobili. Quando vide la verità cominciò a prenderne possesso. Chi ne prendeva una, chi due, i più forti anche cinque, sei dieci. Il vecchio scrittore sosteneva che erano le verità a rendere le persone delle caricature. Diceva che quando qualcuno faceva propria una verità, la prendeva per sè, viveva sotto i dettami di questa, ne diventava schiavo e si trasformava in una caricatura e la verità stessa diventava un inganno.
Il vecchio era molto curioso, nonostante gli anni aveva serbato in sé l'ingenuità e la sete di sapere di un bambino. Non pubblicò mai quel libro con la sua verità e non diventò mai una caricatura.
Ispirato da un racconto di S. Anderson.
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