20 mag 2008

Intolleranza sull'autobus a Verona

Questo almeno per un po' sarà il mio ultimo post ad occuparsi di immigrazione, razzismo, intolleranza. Questo per la semplice ragione che ormai nei blog sembra esserci la corsa a manifestare quanto siamo buoni noi, che scriviamo e ci battiamo perchè rimangano condizioni di civiltà minime nella società, e quanto siano cattivi gli altri, che era da una vita che aspettavano di diventare razzisti.
Insomma per un po' smetto perchè comincio a sentirmi come Bruno Vespa in quella famosa puntata di Porta a Porta sul delitto di Cogne con il plastico, lo zoccolo ed il mestolone.

Quello che segue è un articolo apparso un paio di giorni fa sul quotidiano di Verona L'Arena.
LA STORIA. La dottoressa Silvia Ayon, nicaraguense, dirigente della ong ProgettoMondo Mlal
«Io, straniera umiliata fra il silenzio di tutti»
«Aggredita a parole sul bus: lascia il posto a noi italiani»


«La prima volta ho pensato a un errore. La seconda a una coincidenza fortuita, al fatto di aver incontrato una donna isterica nel giorno sbagliato.
Ma oggi…, oggi era difficile non capire che quel signore anziano ce l’aveva proprio con me. Che sebbene l’autobus fosse mezzo vuoto, e i posti a sedere tanti, lui voleva il "mio" posto. Perché era il posto che a suo parere spettava solo a un italiano di qui. Quindi a lui. Io insomma non "dovevo" salire su quell’autobus, "occupare" un posto. Ancora tremo dalla rabbia che sentivo crescere in me. Mi vergognavo nel provare un sentimento cattivo per un signore anziano. Ho provato a zittirlo, a chiedergli rispetto per una donna, una signora, una professionista… Inutile, l’uomo continuava a urlare che noi stranieri dobbiamo andarcene, smettere di rubare il lavoro agli altri, sparire».
Silvia Elena Ayon, nata in Nicaragua 44 anni fa, una laurea e una specializzazione in Economia urbana, dopo tanti anni a Firenze vive a Peschiera con il marito, veneto originario di Rovigo, e un figlio che frequenta la terza elementare.
Venerdì mattina era arrivata in città con il treno. Poi alle 9.30 è salita sull’autobus 12 per raggiungere il suo ufficio allo Stadio. Dal luglio 2007 è coordinatrice dell’ufficio Progettazione dell’organismo di cooperazione internazionale ProgettoMondo Mlal. Scrive progetti per Unione europea, Ministero degli Esteri e altri organismi internazionali della cooperazione allo sviluppo.
Silvia Ayon è una donna tutta d’un pezzo. Detesta solo il pensiero remoto di apparire debole, o che qualcuno possa non riconoscerle il massimo dell’efficienza e della preparazione.
È un osso duro. «Ma non oggi», dice in un sussurro. E si capisce che se la prende con se stessa. Perché questa volta quel che è successo non l’ha trovata preparata. Per lavoro si occupa di temi legati a quello dei diritti umani. Ma nel suo lavoro le violazioni accadono in Paesi lontani, dove il cammino per la democrazia è ancora lungo, in America latina o Africa, i due continenti dove l’Ong veronese ha in fase di realizzazione per conto di finanziatori pubblici e privati 41 progetti, per 21 milioni di euro.
Anche per questo, ciò che sta accadendo da qualche settimana le pare perfino incredibile. «Peschiera. Tornavo a casa. Una signora seduta di fronte a me comincia a parlar male degli stranieri. Si sa, è un po’ il tema del momento. Ma la donna parla rivolgendosi a me, mi fissa con aria di sfida. Vuole che io abbia una reazione. Ma io sono stanca, e poi il discorso non mi interessa, il dibattito sui mass media è diventato stucchevole anche per me. Ma la donna incalza. Mi indica agli altri come esemplare di "quegli extracomunitari che vengono a vivere in Italia e credono di poter fare ciò che vogliono".
«Mercoledì, alle 9.30 circa, sono invece sull’autobus a Verona, linea 11. Sono di spalle e sento un colpo dietro alla nuca. L’autobus è affollato e mi sposto il possibile. Ma ecco che arriva un colpo di gomito tra le scapole, perdo il respiro per un attimo. Mi volto sorpresa, è una donna della mia età che mi sibila: "Hai capito sì o no che devi spostarti?" La guardo allibita. Penso a un’incomprensione, un momento sbagliato. Poi passa un altro giorno ed ecco che mi ricapita. Questa volta sulla linea 12. Un autobus a quell’ora praticamente vuoto. Quell’uomo sui 70 anni si avvicina a me che guardo altrove e a bassa voce dice qualcosa che non capisco. Scusi?
Levati - mi dice - qui mi siedo io. E io, ingenua, penso di indicargli un altro posto poco più in là. Ma lui non vuole che "io" occupi quel posto. Mi sento gelare. Mi trovo a gridare contro di lui. Sento in me un inizio di violenza che non conosco.
«Ma cosa sta accadendo? Io non voglio che questo capiti a me. Non voglio che capiti a Verona. Siamo così felici a Peschiera. Mio figlio è così contento di essere italiano. Ma l’aspetto forse più spaventoso è la facilità con cui l’uomo mi ha trattato così. E il silenzio nell’autobus. Improvvisamente scopro una cosa terribile: che tutto questo è già normalità. È possibile che questo accada senza che nessuno fiati. Ma non per paura. Per pigrizia, per assuefazione».
«Mi chiedo: che sta succedendo a Verona? Oggi è toccato "persino a me" ma ogni giorno in treno vedo qualcosa di simile. Un controllore che strattona un nero perché a suo dire (poi si scoprirà che non è vero) non ha timbrato il biglietto. Se fosse stato un veronese? Due mesi fa ero con mio figlio di 8 anni. Italiano nell’aspetto e nelle generalità. Ci indicano come "stranieri". Mi sento morire. Ma stranieri a cosa?»




18 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Silvano, stai buttando benzina sul fuoco che mi sta montando dentro. Un medico del centro trasfusionale di Sassari dove vado a donare il sangue è brasiliana, e prego di non dover mai assistere ad un simile scempio, perchè il mio nome verrebbe riportato nella cronaca locale per omicidio. Stiamo arrivando a livelli impossibili, e quello che avevo postato come un "gioco", mi sta tornando in mente come soluzione propositiva. Penso sia il caso seriamente di istituire delle ronde di volontari per proteggere i cittadini stranieri da questi bastardi. E non mi pento di dirlo: sono solo dei bastardi. Non possiamo stare fermi impotenti ad assistere a scene simili. Sono talmente incazzato che sto quasi per piangere...

silvano ha detto...

Caro Cesco, se accetti un consiglio spassionato da un amico di penna, ti dico che la provocazione è il loro mestiere, è la cosa che sperano di più per poi poterti cricifiggere. Fatta questa premessa ritengo intollerabile che nessuno intervenga, verbalmente intendo, quando si verificano queste situazioni nei luoghi pubblici. Lo ritengo effettivamente da vigliacchi. Quattro parolacce, cinque urla ed il vecchietto non rompe più le balle finchè campa.
ciao, silvano.

Nella ha detto...

Non ho parole ...

3fix ha detto...

Shit! Incredibile... Sembrano scene tratte dal film Mississipi Burning Di Alan Parker, mancano solo quegli stronzi del KU KLux KLan e la bandiera confederata per completare la scena. Peccato che in nessuna di queste situazioni ci fosse un Gene Hackman a dare una bella strizzata di palle verbale a questi imbecilli... Quoto la tua scelta e le motivazioni riguardo all'interrompere i post sull'intolleranza razziale. Meglio, per ora, un dignitoso silenzio di biasimo verso questi intolleranti microcefali. Solo un ultima cosa: "Cari" italici razzisti, i veri stranieri in questo paese, secondo me, siete voi e trasformati in secca merda, il vento vi disperda...
Ciao a tutti.

Anna ha detto...

La mia amica del cuore ha appena acquistato un'auto nuova. L'ha presa in una concessionaria che non si trova nella nostra città, ma in una vicina, in quanto ha trovato il prezzo più conveniente.
L'ho accompagnata a ritirarla, l'auto era già stata pagata in contanti da tempo. L'addetto alla pratica non ce l'ha consegnata. Vuoi sapere perchè? La mia amica, italianissima, mia compagna di giochi e di infanzia, ha un cognome slavo, essendo il padre nato a Pola. Il tipo della concessionaria, davanti ai documenti italiani, pretendeva il permesso di soggiorno. Trattandoci come ladre e non permettendoci neanche di spiegare. Lì le alternative erano due: sparare a vista o andare via ed interpellare un avvocato per una denuncia immediata. Abbiamo scelto la seconda, ché siamo persone per bene.
Sì, anche io ho deciso , come avrai notato, di interrompere post di questo tipo, non ce la faccio più. Il mio fegato ha bisogno di riprendersi.

Gianna ha detto...

Non ho veramente parole...Sono letteralmente allibita!Questa è pura ignoranza nel senso brutto della parola!

Streghetta ha detto...

Chissà perché, forse perché gli ultimi fatti di cronaca ci invitano ad una maggiore riflessione, ma anch' io nel blog, mi sono chiesta se l' italia è un paese razzista. Sai cosa credo che ci siano tanti pregiudizi anche fra gli stessi italiani fra il nord ed il sud. E poi sai cosa ti dico che l' ignoranza non ha colore. Vista l'ora tarda Notte

Nella ha detto...

Ciao silvano un bacio!!!

Anonimo ha detto...

Caro Silvano..non so cosa stia succedendo..son sempre stato fiero di essere italiano..perchè la fantasia e la tolleranza erano le due qualità del nostro popolo.Non so davvero come sia potuto accadere..rimango dell'idea che la colpa sia dei mezzi d'informazione e dei nostri politici..che hanno deciso che il primo dei problemi in Italia sia la sicurezza...e non la corruzione, la mafia,il lavoro, le pensioni, la sanità. Se mettessero lo stesso impegno e fervore per far si che in Italia si ricilasse il più possibile i rifiuti..che le industrie producessero meno imballaggi possibili..se insomma gli forzi per combattere i diversi e i cattivi ...fossero impegnati su questo fronte..beh sarebbe una cosa positiva...ma questo è solo un'esempio..ciao

Nadia ha detto...

Non so darmi una spiegazione a tanta cattiveria, ieri sera ho assistito ad un saggio scolastico dove bambini di tutte le razze contenti recitavano e danzavano INSIEME. Perchè da adulti si perde il senno della ragione?

silvano ha detto...

Ciao Venus, ho letto il tuo bel post. Non so dare una risposta compiuta alla tua domanda. Forse la cultura, l'ambiente; sicuramente l'intolleranza e la xenofobia non sono innate. Quando si guardano i bambini piccoli che giocano tra di loro...beh ci si accorge subito che non è che non ci facciano caso al fatto di essere magari bianchi, neri e gialli, proprio non la vedono la differenza per il semplice fatto che non c'è. Talvolta però se si guarda la faccia composta e controllata dei loro genitori si capisce che questi la differenza spesso la vedono..eccome.
ciao, silvano.

Antares ha detto...

Perbacco Silvano.
Abito a Verona ma forse sono un po' sulla Luna.
Non frequento autobus e oltre alle declamazioni leghiste di qualche collega non ho esperienza diretta di situazioni simili. La sensazione leggendo è rabbia e parallelamente la domanda è come possa non vedere queste situazioni anch'io. Mah.
Che siano fenomeni di nicchia? Forse ma potrebbe essere cosa più grave.
Lavoro per un'azienda che offre servizi a trasportatori per i quali lavorano molti autisti slavi e africani. Eppure non sento questi accessi di ira.
Ovviamente l'informazione (giornali internet televisione) ce l'ho e passando davanti al luogo dove è stato aggredito a morte Tommasoli non posso non sapere, però per frequentazione sono estraneo al brodo culturale razzista e quindi non lo vedo. Forse lo rimuovo e lo bollo come deriva isterica e temporanea.
Però le cose capitano.
A parte l'indignazione mi viene da pensare che sono sulla Luna e questo mi mette davanti ad un bel problema.
Nel '33 il partito nazista in Germania in parlamento aveva la minoranza, ma data la frammentazione delle restanti parti parlamentari prese il potere. Il seguito si sa. Molti tedschi non sapevano della politica igienica del governo per disabili, omossessuali, malati e poi non sapevano dei campi di sterminio per ebrei, zingari, slavi, prigionieri di guerra. Ma il successivo giudizio era che non potevano non sapere. Non siamo nella situazione della Germania del '33 e i partiti al potere non sono il partito nazista. Però nel caso singolo, nell'umiliazione e nell'aggressione al singolo le conseguenze possono essere analoghe. Un morto è un morto, un picchiato è un picchiato, un insulto è insulto, a prescindere che sia assieme ad altri mille, centomila, un milione.
Non ho votato per questo governo però è anche vero che non posso non sapere quello che sta succedendo.
Preso coscienza di questo adesso (come allora per altri) è: che fare?
Esprimere il proprio dissenso nella quotidianità. Basta?
Risposta: non nel mio caso visto che come detto mi viene il dubbio di vivere sulla Luna.
Non votare questi partiti. Basta?
Risposta: no. Non li ho votati ma l'ha fatto la maggior parte degli italiani.
Partecipare a manifestazioni. Basta?
Risposta: non lo so ma partecipare è meglio che stare alla finestra.

In genere i cambiamenti arrivano per rapporti di forza, non la violenza, sia chiaro, che spesso è controproducente.
Forse la sensibilizzazione tramite blog, forum ecc può servire a spostare i rapporti di forza, l'opinione pubblica.
Ma è così?
La frazione di nicchia che usa internet nelle sue varie declinazione anche se si oreintasse in senso antirazzista è già quella prevalentemente più sensibile a tematiche "progressiste" e quindi non aumenta il peso proporzionale. Non sposta un granchè.
La domanda quindi resta aperta.
Ciao Umberto

silvano ha detto...

Fai una serie di domande retoriche con aspettativa di risposta negativa e lo sai benissimo. Niente di tutto quello che hai detto basta. Probabilmente tutto è utile, niente è sufficiente, nemmeno sommando tutte le iniziative elencate.
Credo sia già importante parlare e cercare di capire le dinamiche di quello che sta succedendo; tenere conto dei filtri e delle distorsioni introdotte necessariamente dai media; ad esempio capire se la rappresentazione di una realtà di pericolo imminente e continuo abbia prodotto ex novo questo razzismo diffuso o se abbia semplicemente obliterato qualcosa che era latente, che covava sotto le coscienze. Mi dirai: questo non cambia molto. Forse nel concreto e nell'imminente no, ma la conoscenza, la sua elaborazione nel tempo medio lungo può portare cambiamenti significativi. Ci spero.
Le domande restano ancora aperte.
ciao, silvano.

Antares ha detto...

Beh sì che sono domande retoriche, Silvano, ci mancherebbe che mi aspetti una risposta tipo si o no.
Magari mi aspetto una segnalazione tipo: andiamo ad un corteo a XY.

E' che siamo sulla cima della frusta: un piccolo movimento del polso che stringe il manico determina un enorme oscillazione della cima.

Strategicamente con un movimento del polso si è scelto di concentrare l'attenzione sulla criminalità (soprattutto collegandola all'immigrazione) ora il tema si è sedimentato nell'opinione pubblica e le conseguenze sono potenzialmente innumerevoli. Creano anzi "cultura".

Non è successo così per gli incidenti sul lavoro, che vengono riferiti (e non potrebbe essere altrimenti data la triste frequenza italiana) ma non hanno analogo capillare seguito e soprattutto conseguenze.

I partiti al potere ci sanno fare molto di più e meglio nell'orientare l'opinione pubblica.

Ok comunque l'indicazione volta all'autoimmunizzazione dal lavaggio del cervello mediatico.

Complimenti, bel blog
Ciao U

silvano ha detto...

;)ehehehe un po' permalosetto, volevo solo farti notare un po' di retorica. Per il resto ero d'accordo. Che te devo dì, questi (il governo) sono molto abili ed hanno molti mezzi per comunicare e poi si avvalgono, dato il tipo di messaggi che veicolano, di modalità ipersemplificate di comunicazione che qualunque imbe si beve: tu buono, nero cattivo; tu disoccupato, colpa di rumeno; tu povero, colpa di ladro zingaro; no soldi per fare spesa, colpa dei cinesi.
Una risposta semplice per tutto, sta qui il segreto.
ciao, silvano.

emma ha detto...

i mezzi d informazione manipolano l'opinione pubblica e questo è un fatto; quale opinione pubblica però? Quella che si beve qulunque cosa senza sottoporla a un minimo di crtica, quella che non si fa domande, che pensa "l'ha detto la tv, quindi è verò", quelli che non leggono un libro o un giornale o non vedono mai un film... a proposito i miei anziani, ma arzilli genitori qualche giorno fa sono andati a vedere Gomorra; commento: "non capisco perchè in TV contnuano a parlare di stranieri, zingari ecc., quando i problemi che abbiamo in Italia sono la camorra e simili ... " ok, scontato, ma insomma rende l'idea..
PS: un imprenditore campano, che aveva denunciato traffici di camorra vari, dopo un po' di anni si è visto revocare il programma di protezione ed è stato assassinato nell'indifferenza generale di tv e giornali- solo poche righe; ai suoi funerali il deserto... sentita oggi a Fahrenheit, eccellente trasmissione di Radio 3, una delle poche di cui io mi fido perchè mi aiutaa pensare con la mia testa

Nella ha detto...

Passa da me c'è qualcosa che ti aspetta =) smack

Anonimo ha detto...

Ciò che ha detto Emma è vero. I media hanno lasciato perdere una totizia di tale portata. Sono loro che decidono cosa deve essere notizia e cosa no, e noi dovremmo fidarci di loro? Su tre giornali nazionali è uscita una notizia di DIECI RIGHE nascoste. Sono state arrestate una trenina di persone, tra vigili urbani e altri esponenti pubblici, per associazione mafiosa: avevano messo in piedi un sistema di tangenti ed estorsioni ai danni dei commercianti che facevano richieste al comune; per "ungere le ruote" erano richieste dalle 500 alle 2500 euro, fino ad arrivare alle prestazioni sessuali, in pratica prostituzione. IN TELEVISIONE NON NE PARLANO: PERCHE'? QUALCUNO ME LO SPIEGA PER FAVORE?