Nota originariamente pubblicato sul blog I Visiionari il 2 giugno 2008.
Nei prossimi giorni andrò a vedere ed ascoltare al Teatro Romano, all'interno della rassegna Verona Jazz 2008, John Zorn.
Lo vidi già nel 1997 in occasione di una sua precedente partecipazione alla rassegna jazzistica veronese. Fu un'esperienza indimenticabile e per molti versi divertente.
Andai al teatro con un carissimo amico e, per la prima in vita nostra, avevamo preso i biglietti “buoni” per la platea numerata. Prima per anni eravamo andati sempre sui gradoni di pietra super caldi dell'anfiteatro. Finalmente seduti comodi, i nostri posti prenotati, vicini al palco. Cambiava il pubblico. Sui gradoni gli appassionati, in platea oltre ad una quota di appassionati anche un numero esagerato di modaioli (nella loro mentalità il jazz fa fine, è figo e impegnato: non so se conosciate il tipo umano). Mentre attendevamo il set di Zorn, ricordo mi ero divertito ad ascoltare i discorsi delle signore bene, vestite con gran abiti da sera come per la prima areniana di Aida. Queste tra abiti firmati, gioielli milionari, si riempivano la bocca del loro ultimo viaggio newyorchese e dell'atmosfera che là si respirava. E allora via con discorsi sull'avanguardia jazz, la musica minimalista, la sperimentazione, i fermenti culturali, il crossover musicale, il village, Soho, gli intellettuali e chi più ne ha più ne metta. Ascoltavo questi discorsi divertendomi e pensando a cosa avrebbero fatto una volta iniziato il concerto dato che palesemente non avevano nemmeno una lontana idea di cosa le aspettasse.
Finalmente si spengono le luci. Entrano i musicisti. Bill Laswell comincia a ravanare manco fosse una straotcaster il suo bassso elettrico, dà le spalle al pubblico e guarda esclusivamente il muro di amplificatori Marshall, che restituiscono un volume di suono da far sanguinare i timpani. Il batterista, si mette a battere sui tamburi seguendo un altro ritmo, un'altra linea melodica (?!) ad una velocità folle, degna e superiore al più acclamato batterista speed/trash/metal. Zorn, se ne sta in un angolo tranquillo. Mi guardo attorno e vedo sorpresa e terrore degli occhi delle signore e non solo di quelle a dir la verità. Poi entra anche Zorn con il suo sax alto, ma non suona; cerca, su questa base metal fatta da basso e batteria suoni; improvvisa tralasciando la sia pur minima ricerca di una nota, ma dedicandosi alla ricerca delle possibilità soniche del suo sax alto e dei microfoni. Straordinario, il caos primordiale, la materia indifferenziata prima del big bang, ancora non esistono gli elementi, gli atomi sono scomposti nei loro componenti primigeni e frullati nel frullatore dell'universo. Alla fine del primo pezzo è cominciata la fuga delle signore e dei loro accompagnatori. Eh la scena underground e dell'avanguardia newyorchese sa essere spietata con i polli! E' andata avanti così con continue defezioni per una buona parte del concerto sino a che c'è stata la fuga generale e siamo rimasti in pochissimi. Che cos'era successo? UNA COSA INDIMENTICABILE! Ad un certo punto Zorn, alla ricerca di sempre nuovi suoni, ha smesso di suonare il sax ed ha cominciato a cercare con la voce di fare sperimentazione. Forzando all'inverosimile corde vocali, gola e diaframma, sino a che per gli sforzi ha vomitato sul microfono ed ha fatto sentire il suono del vomito al pubblico, dei succhi gastrici che risalgono l'esofago. A quel punto come dicevo se ne sono andati quasi tutti. Un piccolo gruppo di sopravvissuti si è goduto sino alla fine il concerto, senza più rompipalle intorno. Io c'ero.
Nel filmato, reperito su you tube, un pezzo di quel concerto ed il momento della sperimentazione vocale e del vomito (purtroppo quando vomita non viene inquadrato).
Lo vidi già nel 1997 in occasione di una sua precedente partecipazione alla rassegna jazzistica veronese. Fu un'esperienza indimenticabile e per molti versi divertente.
Andai al teatro con un carissimo amico e, per la prima in vita nostra, avevamo preso i biglietti “buoni” per la platea numerata. Prima per anni eravamo andati sempre sui gradoni di pietra super caldi dell'anfiteatro. Finalmente seduti comodi, i nostri posti prenotati, vicini al palco. Cambiava il pubblico. Sui gradoni gli appassionati, in platea oltre ad una quota di appassionati anche un numero esagerato di modaioli (nella loro mentalità il jazz fa fine, è figo e impegnato: non so se conosciate il tipo umano). Mentre attendevamo il set di Zorn, ricordo mi ero divertito ad ascoltare i discorsi delle signore bene, vestite con gran abiti da sera come per la prima areniana di Aida. Queste tra abiti firmati, gioielli milionari, si riempivano la bocca del loro ultimo viaggio newyorchese e dell'atmosfera che là si respirava. E allora via con discorsi sull'avanguardia jazz, la musica minimalista, la sperimentazione, i fermenti culturali, il crossover musicale, il village, Soho, gli intellettuali e chi più ne ha più ne metta. Ascoltavo questi discorsi divertendomi e pensando a cosa avrebbero fatto una volta iniziato il concerto dato che palesemente non avevano nemmeno una lontana idea di cosa le aspettasse.
Finalmente si spengono le luci. Entrano i musicisti. Bill Laswell comincia a ravanare manco fosse una straotcaster il suo bassso elettrico, dà le spalle al pubblico e guarda esclusivamente il muro di amplificatori Marshall, che restituiscono un volume di suono da far sanguinare i timpani. Il batterista, si mette a battere sui tamburi seguendo un altro ritmo, un'altra linea melodica (?!) ad una velocità folle, degna e superiore al più acclamato batterista speed/trash/metal. Zorn, se ne sta in un angolo tranquillo. Mi guardo attorno e vedo sorpresa e terrore degli occhi delle signore e non solo di quelle a dir la verità. Poi entra anche Zorn con il suo sax alto, ma non suona; cerca, su questa base metal fatta da basso e batteria suoni; improvvisa tralasciando la sia pur minima ricerca di una nota, ma dedicandosi alla ricerca delle possibilità soniche del suo sax alto e dei microfoni. Straordinario, il caos primordiale, la materia indifferenziata prima del big bang, ancora non esistono gli elementi, gli atomi sono scomposti nei loro componenti primigeni e frullati nel frullatore dell'universo. Alla fine del primo pezzo è cominciata la fuga delle signore e dei loro accompagnatori. Eh la scena underground e dell'avanguardia newyorchese sa essere spietata con i polli! E' andata avanti così con continue defezioni per una buona parte del concerto sino a che c'è stata la fuga generale e siamo rimasti in pochissimi. Che cos'era successo? UNA COSA INDIMENTICABILE! Ad un certo punto Zorn, alla ricerca di sempre nuovi suoni, ha smesso di suonare il sax ed ha cominciato a cercare con la voce di fare sperimentazione. Forzando all'inverosimile corde vocali, gola e diaframma, sino a che per gli sforzi ha vomitato sul microfono ed ha fatto sentire il suono del vomito al pubblico, dei succhi gastrici che risalgono l'esofago. A quel punto come dicevo se ne sono andati quasi tutti. Un piccolo gruppo di sopravvissuti si è goduto sino alla fine il concerto, senza più rompipalle intorno. Io c'ero.
Nel filmato, reperito su you tube, un pezzo di quel concerto ed il momento della sperimentazione vocale e del vomito (purtroppo quando vomita non viene inquadrato).
10 commenti:
Dai! Superinvidia. Anche il pianeta Zorg è immenso quanto quello di Zappa. Due artisti fuorissimi dai corissimi, un invito ad essere liberi e ad essere sempre se stessi, qualsiasi cosa ne pensino gli altri. Buon concertone... Dove finirono la serata le signore bene?!
Cia'
Non so dove finirono la serata, ma la cosa ulteriormente divertente ed irriverente fu che quando passavano dinanzi al palcoscenico a guadagnare l'uscita Zorn le accompagnava con commenti gestuali e sonori al sax :))
DA ME CHE DI MUSICA AI TUOI LIVELLI CONOSCO POCO...
"IL GIORNO CHE IMPARERò AD AMARE LO FARO' COME VIENE...E NON CHIEDERO' PIU' ...E' ANDATA BENE? "
GABER.
prima il cuore...siempre.
con affetto
elsa
vi aspetto tutti a umbria jazz 2008 anche se oramai la magia del passato sta scomparendo ...ma conosco dei localini dove a tarda notte si creano delle jamsessio da urlo....
un saluto che sa di notte e di pioggia...
i miei versi ti aspettano
un caldo abbraccio
elsa
Strano, strano, questo sì è il concerto strano che cercavo per il mio blog ... vincerà il gran premio della giuria dello Strano.
Non sarei andato via, ma sicuramente sarei rimasto sconcertato. Con il passare degli anni mi sino spostato verso melodie più morbide, se vogliamo, più commerciali e non mi fustigo!!
Figata. Sbaglio o è quel genio di Bill Laswell il bassista?
Un amico era presente per tutto il concerto, mi ha detto che Zorn prima di suonare ha fatto un clamoroso "scaraciò" (sputo gigantesco) ...
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