Manovra fatta senza mettere le mani nelle tasche degli italiani.
Noi non metteremo mai le mani nelle tasche degli italiani.
Quante volte abbiamo sentito usare queste bruttissime espressioni?
Migliaia di volte, e ancora non passa giorno che non la sentiamo proferire dai nostri governanti e politici o dal conoscente che come un pappagallo la ripete gonfiandosi il petto.
Questa espressione è uno degli slogan più mistificanti prodotti dal berlusconismo e dal leghismo, insomma dal nuovo qualunquismo della seconda repubblica.
E'mistificante perchè suggerisce, nemmeno troppo elegantemente (anche gli imbecilli più imbecilli devono capirla), che le tasse siano un furto: che altro significa infatti mettere le mani nelle tasche altrui se non rubare?
Ma poi lo slogan è anche deleterio perchè, martellato milioni di volte nella testa della gggente, fa decadere l'idea stessa di società, di comunità.
Cosa infatti dovrebbe essere lo stato se non l'insieme strutturato delle persone? Se non l'ambiente in cui rapportarsi e vivere insieme, la base su cui costruire rapporti e svolgere in libertà la propria esistenza? il luogo dove tutti contribuiscono secondo le proprie capacità per il bene comune?
Le tasse non sono il male come pensano ormai milioni di persone. Senza tasse non vi può essere società, niente sviluppo, niente sanità, niente istruzione, niente giustizia. Un paese senza tasse non ha futuro. Un paese dove i cittadini non pretandano di controllare come i soldi della comunità vengono impiegati è un paese corrotto.
La propaganda berlusconiana per solleticare l'individualismo dell'italiota le trasforma in furto, e dice esplicitamente che chi le paga è un fesso e chi le evade è un furbo.
Il risultato dopo 15 anni di cura è una società agonizzante, sempre più iniqua dove i cittadini vengono assecondati nei loro peggiori istinti e dove gli stessi vengono deprivati della loro funzione di controllo regredendo da cittadini a popolo e quindi a pubblico passivo incapace di tutto se non di guardare gli altri , persone non più protagoniste e al centro della vita pubblica ma sudditi, sottoposti ed eterodiretti.
Quel non mettere le mani nelle tasche egli italiani ha fatto rincoglionire una generazione che ha rinuniciato in cambio di un piatto di lenticchie ad essere libero e a poter pensare ad un futuro, condannandolo ad un eterno presente in costante peggioramento.
Noi non metteremo mai le mani nelle tasche degli italiani.
Quante volte abbiamo sentito usare queste bruttissime espressioni?
Migliaia di volte, e ancora non passa giorno che non la sentiamo proferire dai nostri governanti e politici o dal conoscente che come un pappagallo la ripete gonfiandosi il petto.
Questa espressione è uno degli slogan più mistificanti prodotti dal berlusconismo e dal leghismo, insomma dal nuovo qualunquismo della seconda repubblica.
E'mistificante perchè suggerisce, nemmeno troppo elegantemente (anche gli imbecilli più imbecilli devono capirla), che le tasse siano un furto: che altro significa infatti mettere le mani nelle tasche altrui se non rubare?
Ma poi lo slogan è anche deleterio perchè, martellato milioni di volte nella testa della gggente, fa decadere l'idea stessa di società, di comunità.
Cosa infatti dovrebbe essere lo stato se non l'insieme strutturato delle persone? Se non l'ambiente in cui rapportarsi e vivere insieme, la base su cui costruire rapporti e svolgere in libertà la propria esistenza? il luogo dove tutti contribuiscono secondo le proprie capacità per il bene comune?
Le tasse non sono il male come pensano ormai milioni di persone. Senza tasse non vi può essere società, niente sviluppo, niente sanità, niente istruzione, niente giustizia. Un paese senza tasse non ha futuro. Un paese dove i cittadini non pretandano di controllare come i soldi della comunità vengono impiegati è un paese corrotto.
La propaganda berlusconiana per solleticare l'individualismo dell'italiota le trasforma in furto, e dice esplicitamente che chi le paga è un fesso e chi le evade è un furbo.
Il risultato dopo 15 anni di cura è una società agonizzante, sempre più iniqua dove i cittadini vengono assecondati nei loro peggiori istinti e dove gli stessi vengono deprivati della loro funzione di controllo regredendo da cittadini a popolo e quindi a pubblico passivo incapace di tutto se non di guardare gli altri , persone non più protagoniste e al centro della vita pubblica ma sudditi, sottoposti ed eterodiretti.
Quel non mettere le mani nelle tasche egli italiani ha fatto rincoglionire una generazione che ha rinuniciato in cambio di un piatto di lenticchie ad essere libero e a poter pensare ad un futuro, condannandolo ad un eterno presente in costante peggioramento.
9 commenti:
nelle tasche magari no (ma anche sì)
però le mani nel cervello degli italiani sicuramente le mettono
io ho le tasche vuote!!!!
Io, invece, ne ho le tasche veramente piene....
io dico che è il caso di iniziare a mettere delle trappole per topi nelle tasche!
per forza, ci hanno messo in mutande...
mi sa che le origini della frase vanno ancora più indietro...è sempre stato un po' il tantra di tutti. ma ci crede ancora qualcuno?
cmq non mi rioordo un periodo in cui il popolo italiano avesse il controllo sulla destinazione dei suddetti tributi...leggasi, per fare un esempio, cassa del mezzogiorno (il caballero ancora non era in vista)
si ma l'avambraccio dal culo quando lo sfilano?
mi piace listener perchè non gira intorno al problema, piuttosto ci si affonda :-)
il problema tanto per stare sul pezzo è che i culi sono sempre gli stessi.....
Sì Maurizio son d'accordo con te: Listener ha il dono della sintesi, in due parole toglie tutti i fronzoli e coglie l'essenza del problema in tutta la sua dolorosa drammaticità.
Posta un commento