17 giu 2010

Le nuove relazioni sindacali


Quello descritto da Staino e proposto dalla Fiat non è esattamente un modello da seguire. Di strada verso la democrazia le aziende ed i sindacati in Italia ne hanno da fare. Leggevo in questi giorni del modello di relazioni industriali tedesco, in particolare del potentissimo ed assai poco politico IGMetall (il loro sindacato dei metalmeccanici).
Questo sindacato, il cui primo fine è fare l'interesse dei propri iscritti senza perdersi in battaglie ideologico/partitiche, siede nei C.d.A. della maggiori fabbriche di automobili tedesche, decide le politiche industriali, partecipa agli utili: in una parola (Allelimo mi perdoni per l'inglesismo) fa lobbying per i dipendenti/associati.
Un paio di dati sui risultati di questo modo di fare relazioni industriali: lo stipendio medio di un operaio metalmeccanico, ad esempio in Audi, è di euro 2.500 al mese e, sempre per rimanere ad Audi, l'anno scorso a tutti i dipendenti è stato distruibuito un premio di produzione una tantum di 7.000 euro.
Cosa abbiamo invece in Italia? Stipendi che oscillano tra i 900 e i 1300 euro, sindacati che sono ormai delle macchiette come Cisl e Uil oppure dei bluff come UGL, aziende che (nel caso emblematico Fiat di Pomigliano D'Arco) sembrano più interessate ad umiliare i lavoratori imponendo a priori la rinuncia a qualunque diritto come conditio "sine qua non" per poter lavorare.
C'è anche la CGIL, che a mio modo di vedere è rimasto l'unico sindacato degno di questo nome nel nostro paese che però a sua volta è strattonata da partiti e talvolta scossa da battaglie ideologiche intestine anni '70. Per aiutare a crescere l'Italia, CGIL dovrebbe avere la forza di emanciparsi completamente dai partiti ed agire in proprio perseguendo nuove politiche industriali guardando senza tentennamenti e nostalgie al modello tedesco.

10 commenti:

Ernest ha detto...

Hai ragione sulla Cgil deve andare avanti ed emanciparsi ancora di più

l'autonomo ha detto...

Aveva ragione l'autonomia operaia,altro che la cgil, poi perchè dei cobas di Pomigliano nessuno parla?

silvano ha detto...

Parlane tu che dei cobas di pomigliano non so nulla e non ne ho letto sui giornali.

Zio Scriba ha detto...

Vignetta tragicamente PERFETTA. Il piccolo vantaggio degli schiavi antichi rispetto a quelli moderni è che i primi non venivano presi per il culo facendogli credere che fossero liberi... (o che la loro schiavitù fosse un sacrificio per il "bene comune": leggasi Pil, Crescita, Sviluppo e altre simili escrementizie parole...)

zefirina ha detto...

si torna indietro

dario ha detto...

Mah, io la vedo come te, Silvano, se non fosse che da noi, nella nostra media azienda, la Cgil ha fatto piu' disastri del datore di lavoro, che ne ha fatti a sua volta altrettanti. Tipo che il dipendente si rivolge all'RSU per protestare contro una ingiustificata cassa integrazione, e l'RSU spiffera al datore di lavoro nome e cognome di chi protesta.
C'e' del marcio.

E di questi cosa ne pensi?
http://www.usb.it

silvano ha detto...

Dario ho letto.
Cosa vuoi che ti dica? Quello non è un accordo è un ricatto, una proposta a cui non paradossalmente non si può dire no. E gli operai non diranno no. "Dario vieni a lavorare per me gratis e con condizioni durissime?" tu libero mi risponderesti "No e vaffanculo". Se poi però aggiungo "Dario se non vieni ti sparo in testa, ho già la pistola puntata" Allora Dario mi risponderebbe "Certo padrone, vengo e grazie".

A me questa non sembra democrazia e nemmeno sembra una proposta legale, ma solo la legge del più forte contro il più debole.

Detto questo bisogna anche aggiungere che in questa trattativa il governo non si pone come garante ma come braccio armato dell'azienda che ha l'obiettivo di massacrare quel che è riamsto del sindacato e cioè quel poco che è rimasto della CGIL.

Infine in questa triste vicenda di Pomigliano si possono anche vedere le conseguenze degli errori strategici del sindacato negli anni. Cercare di difendere posiszioni indifendibili, fino allo stremo porta solamente alla sconfitta definitiva. E' quello che sta facendo il sindacato italiano di difendere rendite di posizione e man mano che perde terreno non cambia nemmeno la tattica di pensare alla conquista di nuovi territori, ma solo continua a difendere la riserva indiana.
Domani o dopodomani ci troveremo con un sindacato in cui gli iscritti saranno solo pensionati...e che cazzo di politica industriale farai? Cosa difenderai? Le pensioni? E fino a quando? Se ti va bene fino a che l'ultimo pensionato sarà morto.

Ci sarebbe bisogno di un cambio di strategia...ci sono anche gli esempi della IGMetall ma bisogna muoversi e mi sembra invece che ci si goda la posizione fin che sarà possibile. Domani pagherà qualcun altro.

silvano ha detto...

Comunque Dario, sono dell'opinione che per contenere i danni, bisogna fa buon viso a cattivo gioco.
Se la Fiat chiuderà Pomigliano in favore dello stabilimeno polacco sarà una tragedia. Infine per chiudere i cobas sono i becchini del lavoro.

dario ha detto...

Silva', non avertene a male, ne', ma io mi son rotto il cazzo.
Da qualche parte ho forse scritto che mi piacerebbe una vita senza sindacati? No, non l'ho scritto.

Piuttosto ho scritto (tra le righe) che mi piacerebbe che i sindacati davvero ofrrissero un servizio ai lavoratori. Non mi serve a niente un sindacato che, come e' successo nella nostra azienda, ad esempio, indice uno sciopero e poi la mattina dello sciopero si presentano li' in fabbrica e dicono lo sciopero e' stato sospeso perche' il datore di lavoro non e' d'accordo. Si tratta della RSU della nostra azienda, con il contributo della sede provinciale del sindacato. E non sto parlando dell'unione del buco del culo, ma della Cgil.

Nel caso specifico di Pomigliano sono d'accordo con te, anche se potrebbe essere una buona cosa per l'industria Polacca (sai, io sono un globalizzatore ad oltranza). Quello che pero' mi lascia un po' li' e' l'idea di dovermi affidare a dei "loosers" come quelli della Cgil. Evidentemente, pero', non abbiamo molte alternative (per questo ti ho proposto l'USB, anche se non so bene di che cosa si tratta)

silvano ha detto...

Dario, credo di capirti.
Senza scendere in particolari, dove lavoro non è possibile iscriversi ai sindacati...pena essere fuori istantaneamente e in modo del tutto legale...ok non voglio spiegare in pubblico dove lavoro, ma se fai uno sforzo puoi intuirlo. Tra l'altro vedendo dal dentro le dinamiche sindacali, ti assicuro che non si tratta di un belvedere.
ciao.