4 set 2009

La società antropoemica

Ieri ho visto questa fotogallery sul sito di repubblica.
Cittadini stranieri e italiani marginalizzati dalla nostra società, vomitati fuori, rimossi.
Una società antropoemica: letteralmente che vomita, espelle le persone (i diversi, e più in generale tutti quelli che non si fanno omologare).
Guardando quelle foto, guardando quegli occhi, di poveri, di diversi, di malati psichici, di stranieri, come si fa a vivere tranquilli? Come si fa ad andare a lavorare tutti i giorni? Come si fa a lamentarsi delle piccole miserie del proprio quotidiano?
Come dimenticare che altro non sono che un piccolo ingranaggio di una società violenta che non sopporta i diversi che li vuole fuori perchè la loro stessa esistenza fa scoppiare le contraddizioni del sistema?
Come non pensare che anch'io nel mio piccolo oltre a essere vittima sono pure carnefice?
Loro invece sono solo vittime, che è una categoria morale comunque superiore alla mia.
Quella povera gente dimenticata e rimossa, ha il potere di mettere a nudo ed in crisi un sistema che senza l'omologazione assoluta non si regge. Un sistema così violento che tutto ciò che non si adegua alla normalità imposta punisce e segrega e uccide.
"E' straniero colui che non si adatta alle mappe cognitive, morali ed estetiche del mondo e con la sua presenza rende opaco ciò che dovrebbe essere trasparente" questa la definizione del sociologo inglese Bauman.
Perchè ho perso la forza di ribellarmi? Perchè ho perso l'occasione? Perchè sono diventato solo un piccolo meccanismo in una macchina che o normalizza o uccide?



9 commenti:

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Un post, che ti fa onore, caro Silvano, per la tua capacità di metterti in discussione in un modo così radicale ed assolutamente inconsueto in questa società.
Vorei qui riportare elle riflesisoni che il post mi ha suscitato.
Sei certo che tu, io e tutti quelli che questi problemi si pongono non soffriamo anche noi, e che solo i disagi che inevitabilmente una società così stupida ed inumana ci causa non hanno raggiunto quel valore di soglia aldilà del quale scatta appunto il meccanismo di emarginazione di cui tu dici?
Allo stesso modo, in qualche modo l'emarginazione si accompagna con un'autoemarginazione, con un atteggiamento che asseconda il primo, come quando qualcuno ti spinge, e tu, invece di spingere in direzione opposta,a un certo putno, per stanchezza, ti lasci scivolare indietro.
Allora, poichè siamo animali adattabili, questo asecondamento può considerasi un meccanismo di adattamento, e cioè che nell'essere emarginati, e qui mi riferisco in particolare al fenomeno dei clochard, si trovi dei vantaggi, magari miseri, ma vantaggi nel non dover più resistere, nel ritrovare in questa vita senza ripari certi una dimensione più reale della propria vita, di ritrovare insomma aspetti della nostra umanità che tu ed io non possiamo vivere. A volte, ricordo con nostalgia quando, tantisismi anni fa, mi era banelata l'intenzione di andare a fare volontariato nel terzo mondo, e chissà se non mi sono perso la mia stessa vita a rimanere qui, inevitabilmente omologato, ma mai abbastanza...

silvano ha detto...

Si potrebbe dire "omologati e sofferenti" che magari può essere una categoria di emarginazione soft.
In un certo senso può essere.
Non so se hai notato ma la tua osservazione "A volte, ricordo con nostalgia quando, tantisismi anni fa, mi era banelata l'intenzione di andare a fare volontariato nel terzo mondo, e chissà se non mi sono perso la mia stessa vita a rimanere qui, inevitabilmente omologato, ma mai abbastanza..." è un'esperienza nella nostra società pressochè universale. Tutti quando siamo stati giovani abbiamo avuto il desiderio di andare a fare i volontari, ad aiutare gli altri ecc. Però poi pochi, anzi pochissimi, hanno avuto ed hanno la forza di passare dalle parole ai fatti.
Questa forma di emarginazione soft, di cui si parlava prima, è forse il prezzo che paghiamo a queste mancate scelte.
ciao e grazie, silvano.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Il Sindaco di Torre Annunziata dei tempi in cui c'era Giancarlo Siani ti risponderebbe che siamo ruote e che stiamo dentro a degli ingranaggi che girano anche senza di noi.... Ecco perché non a te, ma a tanti manca la voglia di ribellarsi.

Ad altri ancora é subentrato lo sconforto.

Altri stanno benissimo così e/o credono che tutto vada perfettamente come dice Mamma TV...

Euterpe ha detto...

Io come diceva Vincenzo il volontario l'ho fatto ma non all'estero, l'ho fatto nella mia città per 5 anni facendo un corso di Italiano per lavoratori extracomunitari.All'epoca mi chiedevo e con maggior forza mi chiedo oggi cosa succederebbe se mi trovassi io per un qualsiasi motivo nella parte dell'emarginato?

Euterpe ha detto...

Una piccola correzione al commento di Daniele.Ormai non è più Mamma tv, oggi è Papi Tv....

amatamari© ha detto...

Innanzitutto grazie.

La possibilità di non essere parte felicemente irresponsabile di un ingranaggio c'e' e si spende quotidianamente, non accettando la logica che ci vuole alla fin fine tutti sconfitti e perdenti - allontanandoci da un nostro sentire omologato che è il prezzo che abbiamo pagato per integrarci - rigettando con forza i semi di violenza e gli atti di razzismo che ci circondano, non alimentando una catena perversa di abitudini che sono anche pensieri - insomma trasformando la nostra vita nella possibilità di cambiare noi stessi ed agendo una qualsiasi cosa che possa essere un reale aiuto agli altri esseri viventi - queste sono a grandi linee le indicazioni che ho trovato valide per me stessa, le uniche utili a sentirmi umana:
recuperare pienamente la mia capacità di dare e farlo.

Gianna ha detto...

Post che ti fa onore, come sempre, caro Silvano.
Vienimi a trovare, non te lo dico spesso.

il Russo ha detto...

La cosa che ancor di più dovrebbe farci vergognare nella nostra meschina esistenza dell'occhio non vede ecc. ecc., è che condizioni di disagio ed emarginazione andranno inevitabilmente ad aumentare, si parla di ripresa ma si avverte che il lavoro non ci sarà, mi chiedo allora: tutte le persone emarginate dal mondo dal lavoro, soprattutto migranti, gente avanti nell'età e la relativa mancanza di servizi sociali minimamente adeguati, che prezzo comporterà in termini umani per la Società tutta?

Leandro Giovannini ha detto...

Dalle mie parti, nel cosidetto Chianti Classico, alcuni abitanti di un paesello hanno raccolto le firme contro la costruzione di una casa famiglia per ragazzi down, con la scusa della cementificazione. Questa società massificata ed instupidita dalla televisione riconosce un unico modello possibile e cioè quello del denaro fatto con ogni mezzo, della bellezza/grettezza omologata e fine a se stessa, non solo, in questi anni di pongo anche il pensiero si deve uniformare a quello della maggioranza, pena l'emarginazione dalla vita sociale.