Ho appena letto l'articolo odierno dell'amico blogger Russo, che ha pubblicato una lettera di un uomo di 53 anni che ha appena perso il lavoro (leggi qui).
Cosa dirgli?
Riporto il commento che ho lasciato sul suo blog.
L'espressione mi sento male come una merda è perfetta a descrivere le mie sensazioni leggendo quella lettera.
Domani potrei essere io, certo sono più giovane ma non più così tanto da potermi "ricollocare con facilità", ammettendo che anche un ventenne al giorno d'oggi si collochi con facilità, cosa non vera peraltro.
E allora cosa fare, cosa dire a quest'uomo abbandonato nella terra di nessuno, troppo vecchio per trovare lavoro e troppo-troppo giovane per la pensione?
La prima soluzione dovrebbe essere una società diversa e più accogliente, ma abbiamo imparato che babbo natale non c'è e che le favole funzionano solo sui libri dei bambini.
La seconda soluzione, l'unica possibile, è la riforma degli ammortizzatori sociali.
Ammortizzatori sociali che coprano il cittadino in tutta la sua vita lavorativa.
Quando la sinistra e anche i nostri blog smetteranno (spero presto) di avere come nemico il caimano, questo bisognerà fare. Questa sarebbe una vera rivoluzione, altrochè sognare una società perfetta.
Una rivoluzione in cui bisognerà sporcarsi le mani ad assicurare ai giovani in entrata nel lavoro la possibilità di un lavoro vero e dignitoso che permetta loro di fare delle libere scelte (ti vuoi sposare? vuoi accendere un mutuo? vuoi un prestito per comprarti l'auto?) e a chi un lavoro ce l'ha già e lo perde un'assistenza economica e la possibilità concreta di rientrare nella vita attiva. Oggi come oggi mi sembra che i giovani precari rimangano tali fino a 40 anni (e di questo passo lo rimarranno tutta la vita)di contro chi perde il lavoro a 50 anni è praticamente finito, viene lasciato solo e disperato; se poi è un divorziato/a e non ha una casa di proprietà rischia veramente di finire sotto i ponti.
Non è più sufficiente pensare e sperare che non accada a noi...
Cosa dirgli?
Riporto il commento che ho lasciato sul suo blog.
L'espressione mi sento male come una merda è perfetta a descrivere le mie sensazioni leggendo quella lettera.
Domani potrei essere io, certo sono più giovane ma non più così tanto da potermi "ricollocare con facilità", ammettendo che anche un ventenne al giorno d'oggi si collochi con facilità, cosa non vera peraltro.
E allora cosa fare, cosa dire a quest'uomo abbandonato nella terra di nessuno, troppo vecchio per trovare lavoro e troppo-troppo giovane per la pensione?
La prima soluzione dovrebbe essere una società diversa e più accogliente, ma abbiamo imparato che babbo natale non c'è e che le favole funzionano solo sui libri dei bambini.
La seconda soluzione, l'unica possibile, è la riforma degli ammortizzatori sociali.
Ammortizzatori sociali che coprano il cittadino in tutta la sua vita lavorativa.
Quando la sinistra e anche i nostri blog smetteranno (spero presto) di avere come nemico il caimano, questo bisognerà fare. Questa sarebbe una vera rivoluzione, altrochè sognare una società perfetta.
Una rivoluzione in cui bisognerà sporcarsi le mani ad assicurare ai giovani in entrata nel lavoro la possibilità di un lavoro vero e dignitoso che permetta loro di fare delle libere scelte (ti vuoi sposare? vuoi accendere un mutuo? vuoi un prestito per comprarti l'auto?) e a chi un lavoro ce l'ha già e lo perde un'assistenza economica e la possibilità concreta di rientrare nella vita attiva. Oggi come oggi mi sembra che i giovani precari rimangano tali fino a 40 anni (e di questo passo lo rimarranno tutta la vita)di contro chi perde il lavoro a 50 anni è praticamente finito, viene lasciato solo e disperato; se poi è un divorziato/a e non ha una casa di proprietà rischia veramente di finire sotto i ponti.
Non è più sufficiente pensare e sperare che non accada a noi...
1 commento:
non ti dico cosa mi tocco....
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