Terremoto – Cordoglio – Solidarietà – Polemiche – Esaurimento delle notizie – Solitudine – Cinismo – Sfruttamento.
Questo schema un po’ cinico ma altamente probabile, disegna le varie fasi di sviluppo della vicenda del terremoto in Abruzzo.
Nei prossimi giorni avremo modo di apprezzare che i media, finito di spolpare l’osso tragedia, complice un pubblico bulimico della sofferenza altrui, spegneranno pian piano i riflettori. Anche i politici lasceranno il set espositivo del loro impegno e della loro umanità/empatia nei confronti della popolazione.
Si comincerà una qualche polemica (ora sottotraccia, ma già presente) per l’ultima tranche di sfruttamento a fini elettorali, quindi comincerà il processo di rimozione collettivo salvo parlarne a spot tra qualche mese e poi un paio di volte l’anno.
La macchina della rassicurazione e dell’efficientismo gira già a pieno regime, il problema è già risolto.
Qualcuno ha già visto bene di farci entrare le new towns nella ricostruzione (sperando poi che non si rubi sul cemento come già si è fatto con l’ospedale de L’Aquila).
L’impressione è che la popolazione si stia rendendo pienamente conto della differenza di qualità tra le capacità delle persone che concretamente operano sporcandosi le mani, siano essi forze dell’ordine, vigili del fuoco, volontari della protezione civile ecc., e la qualità dell’arco di comando, di coloro che coordinano e organizzano. Si sa che in Italia in basso non mancano le persone in gamba.
Quando calerà il silenzio arriveranno gli approfittatori, gli amici degli amici a gestire le risorse a voi destinate, e quindi l’esortazione sin d’ora è datevi da fare e pensate di poter contare solo su voi stessi altrimenti tra dieci anni vi troverete ancora precari e abbandonati.
Questo schema un po’ cinico ma altamente probabile, disegna le varie fasi di sviluppo della vicenda del terremoto in Abruzzo.
Nei prossimi giorni avremo modo di apprezzare che i media, finito di spolpare l’osso tragedia, complice un pubblico bulimico della sofferenza altrui, spegneranno pian piano i riflettori. Anche i politici lasceranno il set espositivo del loro impegno e della loro umanità/empatia nei confronti della popolazione.
Si comincerà una qualche polemica (ora sottotraccia, ma già presente) per l’ultima tranche di sfruttamento a fini elettorali, quindi comincerà il processo di rimozione collettivo salvo parlarne a spot tra qualche mese e poi un paio di volte l’anno.
La macchina della rassicurazione e dell’efficientismo gira già a pieno regime, il problema è già risolto.
Qualcuno ha già visto bene di farci entrare le new towns nella ricostruzione (sperando poi che non si rubi sul cemento come già si è fatto con l’ospedale de L’Aquila).
L’impressione è che la popolazione si stia rendendo pienamente conto della differenza di qualità tra le capacità delle persone che concretamente operano sporcandosi le mani, siano essi forze dell’ordine, vigili del fuoco, volontari della protezione civile ecc., e la qualità dell’arco di comando, di coloro che coordinano e organizzano. Si sa che in Italia in basso non mancano le persone in gamba.
Quando calerà il silenzio arriveranno gli approfittatori, gli amici degli amici a gestire le risorse a voi destinate, e quindi l’esortazione sin d’ora è datevi da fare e pensate di poter contare solo su voi stessi altrimenti tra dieci anni vi troverete ancora precari e abbandonati.
4 commenti:
... una scala a scendere, ma l'esperienza insegna e qualcosa già si tange. Di più non riesco veramente... o forse non Voglio.
un caro saluto Silvano.
commento perfetto. Triste come l'Italia; sembra una sciagura profetica, un'apocalisse, ne sto scoprendo di belle sull'inadempienza della protezione civile, anche un disastro come questo viene trasformato in circo mediatico. Vedere Berlusconi a L'Aquila dà il voltastomaco.
io ieri a parte un tg non ho appronfondito mi sarei sentita uno sciacallo, come dici tu
Già da ieri sulle reti Mediaset avevano i servizi confezionati con struggenti musiche di sottofondo, Morricone ecc.
Posta un commento