Nel mio post di ieri intitolato “8 per mille e soldi per il ponte sullo stretto di Messina ai terremotati”, ho ricevuto questo commento da parte di un anonimo “giu le mani dal ponte.capisco i bisogni dell'abrruzzo ma 7 mrl di euro sono esagerati .messina e la sicilia in generale ne hanno anche stesso bisogno.quindi se proprio il ponte non sa da fare che i soldi restino a chi spettano e non agli abruzzesi che comunque riceveranno ugualmente aiuti finanziari notevoli”.
Questo commento, diciamo così di pancia, fa pensare. Fa pensare che ce ne stiamo qui a dissertare su come e dove reperire i soldi per i terremotati, diamo per scontati concetti quali solidarietà, aiuto reciproco e pensiamo che chi è contrario a questo siano pressoché solo alcuni politici.
Leggendo quelle anonime parole si ripiomba nella realtà, si ritorna con i piedi per terra.
C’è una parte d’Italia che a prescindere da enne considerazioni politico/sociologiche, aspetta. Aspetta lavoro, finanziamenti, verrebbe voglia di dire la pappa pronta.
“Quei soldi ci spettano”. Cosa dire a una persona ad un sistema che ragiona così?
In quest’ottica il terremoto è una manna dal cielo per gli affaristi e per i politici: gli unici che ci rimettono sono i cittadini, soprattutto abruzzesi.
Il ponte di Messina, il terremoto, sono voti e favori e anche un po’ di lavoro per i poveracci: per tutti gli altri sono una tassa occulta, un po’ come la Salerno Reggio Calabria, una fucina di clientele.
Auguro agli abruzzesi di riuscire a ricostruire tutto, ma lo devono fare loro, non devono aspettarsi niente da nessuno, altrimenti andrà a finire che tra vent’anni saranno ancora nei container e in quattro case prefabbricate.
Scriveva ieri Tito Boeri sulla voce.info: “Le vittime dei terremoti non sono una fatalità. Le conseguenze dei sisma in termini di vite umane e di costi economici possono essere fortemente ridotti da una buona qualità delle istituzioni. Ce lo insegna l'analisi di 90 catastrofi naturali dal 1980 al 2002. Il caso dell'ospedale dell'Aquila crollato è l'emblema di un sistema che incentiva alla cronica inadeguatezza per attrarre più finanziamenti pubblici e non essere poi utilizzabile quando ce ne sarebbe più bisogno.”
Questo commento, diciamo così di pancia, fa pensare. Fa pensare che ce ne stiamo qui a dissertare su come e dove reperire i soldi per i terremotati, diamo per scontati concetti quali solidarietà, aiuto reciproco e pensiamo che chi è contrario a questo siano pressoché solo alcuni politici.
Leggendo quelle anonime parole si ripiomba nella realtà, si ritorna con i piedi per terra.
C’è una parte d’Italia che a prescindere da enne considerazioni politico/sociologiche, aspetta. Aspetta lavoro, finanziamenti, verrebbe voglia di dire la pappa pronta.
“Quei soldi ci spettano”. Cosa dire a una persona ad un sistema che ragiona così?
In quest’ottica il terremoto è una manna dal cielo per gli affaristi e per i politici: gli unici che ci rimettono sono i cittadini, soprattutto abruzzesi.
Il ponte di Messina, il terremoto, sono voti e favori e anche un po’ di lavoro per i poveracci: per tutti gli altri sono una tassa occulta, un po’ come la Salerno Reggio Calabria, una fucina di clientele.
Auguro agli abruzzesi di riuscire a ricostruire tutto, ma lo devono fare loro, non devono aspettarsi niente da nessuno, altrimenti andrà a finire che tra vent’anni saranno ancora nei container e in quattro case prefabbricate.
Scriveva ieri Tito Boeri sulla voce.info: “Le vittime dei terremoti non sono una fatalità. Le conseguenze dei sisma in termini di vite umane e di costi economici possono essere fortemente ridotti da una buona qualità delle istituzioni. Ce lo insegna l'analisi di 90 catastrofi naturali dal 1980 al 2002. Il caso dell'ospedale dell'Aquila crollato è l'emblema di un sistema che incentiva alla cronica inadeguatezza per attrarre più finanziamenti pubblici e non essere poi utilizzabile quando ce ne sarebbe più bisogno.”
7 commenti:
una mentalità deviata può far parlare in questo modo. Purtroppo al sud sono tanti che aspettano la manna. Ma pure la manna finisce e tra 50 anni saremo allo stesso punto.
Una parte malata di realtà. Anonimo, quindi non si qualifica, quindi non va considerato particolarmente.
La realtà Silvano é anche quello che abbiamo fatto noi per Anna e che stiamo cercando di fare per quella gente. Non abbatterti, incazzati se vuoi, ma non lasciare che certi soggetti possano affossare la voglia di lottare.
Sono combattuto. Quelli dell’anonimo sicuramente sono ragionamenti che circolano e sono vincenti, per ora, ma credo sia anche una strategia. Non credo che chi ha scritto quel post sia genuino ma fa parte di una tecnica, andare nei blog alternativi a rompere e provocare per convincere anche noi che la maggior parte della “gente” la pensa così . Quale interesse può avere uno che gira su internet, di andare nei blog, che sono diari personali, e fermarsi su quelli che non la pensano su niente come lui e lasciarci un commento anonimo? Dico, sui blog! Neanche fosse la pagina del politico o del partito che ha votato! Hanno bisogno di urlarlo ovunque, pensa su cosa reggono.
Comunque, l’analisi che fai è corretta. Poiché i bisogni primari sono fragili, molti sono corruttibili, li si fa auto-convincere che le proposte tipo ponte sono la soluzione. Ma non facciamoci fregare!
a presto
potrebbe essere una provocazione oppure no... in caso contrario è triste constatare che vi sia un pensiero simile e magari diffuso oltre.
Silvano... bisogna continuare a parlare, anche se alle volte diventa difficile, veramente difficile.
Elsa
Giù le mani dal ponte....
Quei soldi ci spettano...
La dice lunga, molto lunga.
Sei sicuro che l'anonimo non sia Emilio Fede?
Tranquilli, a me e' andata peggio, mi sono beccata della t...a per aver sostenuto la tesi di Anna sul numero dei morti, per carita', sempre anonimo, neanche la malizia di mettere un nome fittizio, sono solo cervelli pieni di segatura, quella bastante a non far cadere la testa da un lato.
Tina
Posta un commento